CINEMA E MUSICA
Alfredo Ronci
Che esagerazione. ‘Vanished gardens’ di Charles Lloyd & The Marvels and Lucinda Williams.
![immagine](uploads/tx_orchidata/charles-lloys-the-marvels-lucinda-williams.jpg)
Non è la prima volta che Charles Lloyd, musicista jazz, fa una cosa del genere, e cioè mischiare pop , rock e jazz. Stavolta si è fatto aiutare da una splendida figura come Lucinda Williams. Il risultato? Buono, ma non ci strapperemo troppo i capelli, come molti critici fanno.
E perché no? Innanzi tutto perché, al contrario di quanto dicono gli estimatori di Lloyd, il musicista, bravo ed affidabile, non s’inventa nulla ma fa da semplice accompagnatore all’ospite di turno (e quindi lasciamo stare anche il free jazz – ma dove? – e altri ammennicoli del genere) e poi perché il disco in questione, pur se di fattura appropriata, rimane un semplice omaggio ad una artista, ma non rivela nulla di più alle orecchie di un ascoltatore attento.
Accanto a pezzi strumentali, che non appartengono alla carriera della Williams (e su cui si straparla a sufficienza), vi è di più il repertorio della musicista che viene preso poco alla lettera, nel senso che è molto più caldo e jazzato, ma non per questo inadeguato, anzi.
Su tutti, credo, la cover hendrixiana di Angel, dove la Williams dimostra una capacità di introspezione non indifferente. Che non è da tutti.
Ma come si diceva all’inizio, niente esagerazioni!
E perché no? Innanzi tutto perché, al contrario di quanto dicono gli estimatori di Lloyd, il musicista, bravo ed affidabile, non s’inventa nulla ma fa da semplice accompagnatore all’ospite di turno (e quindi lasciamo stare anche il free jazz – ma dove? – e altri ammennicoli del genere) e poi perché il disco in questione, pur se di fattura appropriata, rimane un semplice omaggio ad una artista, ma non rivela nulla di più alle orecchie di un ascoltatore attento.
Accanto a pezzi strumentali, che non appartengono alla carriera della Williams (e su cui si straparla a sufficienza), vi è di più il repertorio della musicista che viene preso poco alla lettera, nel senso che è molto più caldo e jazzato, ma non per questo inadeguato, anzi.
Su tutti, credo, la cover hendrixiana di Angel, dove la Williams dimostra una capacità di introspezione non indifferente. Che non è da tutti.
Ma come si diceva all’inizio, niente esagerazioni!
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