CINEMA E MUSICA
Alfredo Ronci
Che vuoi che sia… David Crosby: here if you listen.

Uno due e tre. Ebbene sì, questo è il terzo album di David Crosby nel giro di due anni. Qualcuno dirà: ma è impazzito?
Non lo sappiamo (auguriamoci di no), ma quello che par di sentire merita tutta la nostra attenzione.
Per chi scrive di musica Crosby è legato soprattutto alla stagione del boom della west coast americana e al delirio per i Crosby,Stills, Nash e Young e ancor di più alla realizzazione di un disco che risulta tutt’ora come una delle cose più preziose nell’ambito folk-rock: If i could only remember my name.
Un specie di nenia però per chi ha sempre visto oltre. Ma inevitabile per chi ha dovuto confrontarsi con l’evolversi della musica in generale.
Ora il nuovo disco (che si presenta in copertina come la realizzazione in comune… ci sono altri tre nomi oltre a quello di Crosby) può davvero rappresentare la continuazione col capolavoro del 1971.
Non solo i testi: “1974” e “1967” (vecchi demo rispolverati) e in più l’inno d una intera generazione, “Woodstock” della mai dimenticata Jony Mitchell; non solo la musica, che spesso e volentieri si adagia su strumentalizzazioni degne di un sogno west- coast; in Here if you listen c’è un intero mondo che più che riaffacciarsi dimostra la sua totale aderenza al presente.
David Crosby non è un fantasma, né tanto meno un nostalgico dei tempi che furono (belli o brutti che siano stati). Crosby è un musicista attento che ripercorre vecchie linee musicali rendendole aggiornate.
Niente altro. Ma che… altro.
Non lo sappiamo (auguriamoci di no), ma quello che par di sentire merita tutta la nostra attenzione.
Per chi scrive di musica Crosby è legato soprattutto alla stagione del boom della west coast americana e al delirio per i Crosby,Stills, Nash e Young e ancor di più alla realizzazione di un disco che risulta tutt’ora come una delle cose più preziose nell’ambito folk-rock: If i could only remember my name.
Un specie di nenia però per chi ha sempre visto oltre. Ma inevitabile per chi ha dovuto confrontarsi con l’evolversi della musica in generale.
Ora il nuovo disco (che si presenta in copertina come la realizzazione in comune… ci sono altri tre nomi oltre a quello di Crosby) può davvero rappresentare la continuazione col capolavoro del 1971.
Non solo i testi: “1974” e “1967” (vecchi demo rispolverati) e in più l’inno d una intera generazione, “Woodstock” della mai dimenticata Jony Mitchell; non solo la musica, che spesso e volentieri si adagia su strumentalizzazioni degne di un sogno west- coast; in Here if you listen c’è un intero mondo che più che riaffacciarsi dimostra la sua totale aderenza al presente.
David Crosby non è un fantasma, né tanto meno un nostalgico dei tempi che furono (belli o brutti che siano stati). Crosby è un musicista attento che ripercorre vecchie linee musicali rendendole aggiornate.
Niente altro. Ma che… altro.
CERCA
NEWS
-
27.04.2025
La Nabe di Teseo
Jonathan Lethem -
27.04.2025
Sellerio
Colwill Brown -
27.04.2025
Prehistorica Editore
Julia Deck
RECENSIONI
-
Rosa Matteucci
Cartagloria
-
Francesco Troccoli
Dugo e le stelle
-
Fred Vargas
Sulla pietra
ATTUALITA'
-
Stefano Torossi
Charles Gounod 1818 - 1893
-
Stefano Torossi
HENRY PURCELL 1659 – 1695
-
Stefano Torossi
Jean Sibelius 1865 - 1957
CLASSICI
CINEMA E MUSICA
-
marco minicangeli
La fossa delle Marianne
-
marco minicangeli
The Shrouds
-
marco minicangeli
Una barca in giardino
RACCONTI
-
Joseph Santella
La mosca
-
Valentina Casadei
Diciotto metri quadrati.
-
Leonello Ruberto
Dispositivi mobili