CINEMA E MUSICA
Alfredo Ronci
Chi non muore... Me myself I, world tour. Di Joan Armatrading.

Vero, come si dice dalle nostre parti… chi non muore… Veramente Joan Armatrading non è mai morta, solo che l’isteria tutta italica e la pigrizia degli ascoltatori, ha fatto sì che una preziosissima artista inglese abbia avuto un riguardo in Italia solo negli anni ottanta o giù di lì.
Poi il vuoto.
E lo dice uno che per ascoltare qualcosa di nuovo doveva rivolgersi a negozi forniti e alle nuove chiamate di internet.
Ora arriva questo tour del 2014 e 2015 ed è un tutto dire. Realizzato nel corso dei suoi concerti che l’hanno portato fin in Australia, la nostra giovane (superati i 60 anni), accompagnata da se stessa, senza altri interventi, spara le sue migliori cose, quelle fine anni settanta e primi ottanta, e le avvolge si un’atmosfera che credevamo non le appartenesse più.
C’è di tutto. Down to zero, Steppin out, Rosie, Me myself I, Drop the pilot e soprattutto due perle: The weakness in me, diventata per qualche anno una delle canzoni d’amore più belle del circuito rock, ripresa anche da altre artiste, e che Joan qui la rifà sua in tutti i sensi, e Willow, che sembra la perfetta chiusura per un concerto amabile e generoso.
Solo lei e le sue sensazioni e le sue emozioni. Nient’altro.
Sarebbe ora che noi italiani rimettessimo l’anima in pace e la rifrequentassimo. Anche solo per riascoltarla nelle sue vecchie arie. E che arie!
Poi il vuoto.
E lo dice uno che per ascoltare qualcosa di nuovo doveva rivolgersi a negozi forniti e alle nuove chiamate di internet.
Ora arriva questo tour del 2014 e 2015 ed è un tutto dire. Realizzato nel corso dei suoi concerti che l’hanno portato fin in Australia, la nostra giovane (superati i 60 anni), accompagnata da se stessa, senza altri interventi, spara le sue migliori cose, quelle fine anni settanta e primi ottanta, e le avvolge si un’atmosfera che credevamo non le appartenesse più.
C’è di tutto. Down to zero, Steppin out, Rosie, Me myself I, Drop the pilot e soprattutto due perle: The weakness in me, diventata per qualche anno una delle canzoni d’amore più belle del circuito rock, ripresa anche da altre artiste, e che Joan qui la rifà sua in tutti i sensi, e Willow, che sembra la perfetta chiusura per un concerto amabile e generoso.
Solo lei e le sue sensazioni e le sue emozioni. Nient’altro.
Sarebbe ora che noi italiani rimettessimo l’anima in pace e la rifrequentassimo. Anche solo per riascoltarla nelle sue vecchie arie. E che arie!
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