CINEMA E MUSICA
Pina D'Aria
Da una profonda insanity, la purezza della poesia: 'Toward the low sun' dei Dirty Three

Li abbiamo visti in Italia, da poco, in tour con performance coinvolgenti che evocano atmosfere cavernose ed esclusive da club: nicchie di aderenza a qualcosa dal sound speciale, pensiero e versi in musica. Infatti, il trio dei Dirty Three si esprime con gli accordi; in passato ha tentato l'accidentato sentiero del canto senza ottimi risultati di mercato, ma a me piacevano lo stesso. Ora con questo cd tornano a dimostrare di saper dire in forme che partono dall'oscuro, addirittura da un noisy che viene tradito, dunque, non si trasforma in desperate industrialismo e rumorismo. Per accertarsene basterà ascoltare 'Furnace Skies', un brano neobeat per forza espressiva, come del resto tutta l'opera di questi australiani, che si pongono sul medesimo piano di Nick Cave col quale peraltro collaborano, di Hugo Race, dei Sick Things e di altri che ora non mi sovvengono. Il violino di Warren Ellis sta alla batteria di Jim White e alla chitarra di Mick Turner ex Feral Dinosaurs, come la psichedelia, qui voluminosa e vorticante, sta alla più alta tradizione classica e melodica. Paradossale? Sì certo! Ne sia esempio il pezzo di 'Sometimes I forget you've gone' che scuote l'anima con le percussioni fuori luogo, al tramonto: è la voce dell'ossessione, nella dimenticanza di una perdita... e allora, come si può dimenticare? Ce n'è per tutti i gusti: dalla ballata di 'The pier' e già vi vedo sul molo ad osservare il mare con vezzo esistenzialista, al "commerciale pezzone", indovinatissimo e radiofonico, di 'Rising below' il quale, per lontana simiglianza di stile, pare scritto dalla Penguin Cafè Orchestra. 'Moon on the land' fa la parte dell'esperimento e qui noto la maestria e l'agilità dei tre volponi che però cadono nel trappolone con 'Ashen Snow' (che pippa!): troppo miele sulla neve che non diventa né torta, né merendina, pertanto risulta ibrida e spegne un po' altre motivazioni veracemente dolci o vigorose, che ritroviamo, infine, nel pezzone rock 'That was was'. Accattatevi 'sto sole basso all'orizzonte, ma soprattutto non perdetevi i concerti dal vivo dei tre ex ragazzoni di Melbourne, traghettatori per eccellenza nella meravigliosa esperienza del rock nomade e psichedelico.
Dirty Three
Toward the low sun
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