CINEMA E MUSICA
Alfredo Ronci
E’ quello che è… ma permetteteci. Landfall di Laurie Anderson.
![immagine](uploads/tx_orchidata/93938.jpg)
Tutti ormai conoscono Laurie Anderson. Almeno quelli che hanno un occhio di riguardo per la musica e per certe esperienze sensoriali. Inutile poi ripercorrere le tappe della sua lunga carriera musicale (ma mi preme sempre sottolineare l’esordio con Oh superman, e gli anni di rapporto sentimentale con Lou Reed… vai a sapere perché).
Ora questo Landfall realizzato insieme ai Kronos Quartet.
Ho sentito in giro varie cose, per lo più positive (se non addirittura strazianti), ma nessuna che si sia permesso di aggiungere dei punti non poco chiari.
Per carità, stiamo parlando di una donna che della musica ha fatto il suo mondo (e non solo), ma questa lunga nenia (sì, mi va di definirla così) ha un qualcosa che non quadra e che alla fine disturba.
I Kronos Quartet sono bravissimi, e gli inizi del disco sono affascinanti, ma poi avviene non dico il rifiuto ma una sottile distanza che nemmeno le parti parlate del disco riescono a raccorciare.
Ok la tristezza pacata, ok il dramma, ok la sensazione di ascoltare la quintessenza di una esistenza rutilante, ma il disco è lungo e anche profondamente noioso.
Viva quelli che si beano dell’ascolto. Io sono sempre più convinto che la Anderson sia una delle artiste più complete ed adeguate…ma a volte si può anche esagerare.
E io esagero?
Ora questo Landfall realizzato insieme ai Kronos Quartet.
Ho sentito in giro varie cose, per lo più positive (se non addirittura strazianti), ma nessuna che si sia permesso di aggiungere dei punti non poco chiari.
Per carità, stiamo parlando di una donna che della musica ha fatto il suo mondo (e non solo), ma questa lunga nenia (sì, mi va di definirla così) ha un qualcosa che non quadra e che alla fine disturba.
I Kronos Quartet sono bravissimi, e gli inizi del disco sono affascinanti, ma poi avviene non dico il rifiuto ma una sottile distanza che nemmeno le parti parlate del disco riescono a raccorciare.
Ok la tristezza pacata, ok il dramma, ok la sensazione di ascoltare la quintessenza di una esistenza rutilante, ma il disco è lungo e anche profondamente noioso.
Viva quelli che si beano dell’ascolto. Io sono sempre più convinto che la Anderson sia una delle artiste più complete ed adeguate…ma a volte si può anche esagerare.
E io esagero?
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