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CINEMA E MUSICA

Alfredo Ronci

Forza e passione: "Triplicate" di Bob Dylan.

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Dylan è Dylan, c’è poco da fare.
Ma ci mancava la pubblicazione di un triplo album per riaccendere vecchie questioni. O forse nuove.
Triplicate è la terza avventura strana  del nostro eroe e seppure ha sempre la maggior parte della critica vicino a lui ha cominciato anche a stancare vecchie penne del rock.
Perché mai dirà qualcuno?
Non si sa.
Dylan può apparire curioso quando decide di non andare a ritirare il Nobel della letteratura (anche se in seguito ha fatto l’occhiolino a tutti).
Può apparire strano quando decide di non correr dietro le lunatiche visioni della gente comune.
Ma se decide che la musica cool in qualche modo gli riempie la gola (e non è nemmeno tutto questo grande sforzo), perché mai qualcuno dovrebbe dissentire e magari anche rompergli le scatole?
Ha detto che era fan di Frank Sinatra. Bene, perché controbatterlo?
Ha detto, anzi ha cantato il meglio del jazz vocale. Perché insistere a maledirlo?
Non sarà un vocalist d’eccellenza.
Non sarà ricordato per versioni strappacuore.
Se la sua ugola è quella che è non disperiamoci troppo.
Dylan ha settantacinque anni. Ha attraversato gran parte della sua storia dando fastidio a molti. Se ora si vuol dare al jazz e a Frank Sinatra, lasciatelo stare. In un’epoca come la nostra è grasso che cola.
Viva dunque Bob e abbasso i signorinelli pallidi della critica musicale più ricucita.




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