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Il Paradiso degli Orchi
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INTERVISTE

Giovanna Zoboli

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C'era una volta Liliana Zoboli, cantante, intima di Gaber e di Bianciardi. Nessuna parentela?E, nel caso: non potrebbe dirci qualcosa?



No, nessuna parentela.



Da bambina, cosa leggeva? Cosa Le insegnavano? Mai stata alla Libreria dei bambini di Roberto Denti - quello de "I bambini leggono "(Einaudi, 1978)?



Leggevo tutto quello che trovavo, perché leggere è sempre stato un immenso piacere, per me. I miei genitori preferivano gli autori nuovi, più anticonformisti: Rodari, Argilli, Carpi, Lindgren eccetera. I classici della letteratura per ragazzi, a loro avviso erano un po' tristi, reazionari. Ma io me ne impadronivo per altre vie, e li leggevo con somma soddisfazione. Alla Libreria dei ragazzi ci sono andata dopo, ormai da grande, quando mi sono avvicinata alla letteratura per ragazzi come aspirante autore.



Se Le dico Mario Lodi, Rodari, Munari, Argilli, Carpi, Piccolo blu e piccolo giallo, Le viene in mente qualcosa?



Da una parte, i tempi della mia infanzia. Dall'altra, un periodo molto fecondo, vivace della vita culturale, letteraria e artistica internazionale, che ha rinnovato l'editoria per ragazzi. Penso anche ad altri nomi, come Sendak, Iela ed Enzo Mari, e Rosellina Archinto, fondatrice di Emme Edizioni, che attraverso i suoi libri ha diffuso in Italia questo spirito nuovo.



S'è occupata di pubblicità e di scritture bambine. Qualcosa da dire sulla sinestesia?



Parole e immagini sono fortemente connesse, fin dalle origini, come dimostrano la storia della pittura e della scrittura e, per quanto mi riguarda, sono parti integranti di un medesimo processo creativo.



Con che criterio sceglie - sceglieva - le frasi dei "Baci Perugina"? E i libri della Sua casa editrice Topipittori?



Alcuni anni fa, ormai parecchi, la Perugina chiese al nostro studio comunicazione di svecchiare le frasi dei celebri bigliettini: volevano frasi meno sentimentali, che riguardassero le relazioni umane tout court, non solo l'amore. Cercammo fra noti e meno noti autori della letteratura, cercando di suggerire all'eventuale mangiatore di cioccolatini punti di vista interessanti su cui riflettere. I libri di Topipittori, la casa editrice che ho fondato insieme a Paolo Canton, vengono selezionati sulla base di un duplice criterio: testo e immagine. Cerchiamo autori in possesso di una compiuta maturità espressiva. Possono essere italiani o stranieri, giovanissimi o meno giovani, esordienti o già affermati. Ci interessano progetti che facciano del libro un'esperienza di scoperta. Che non forniscano un messaggio o una morale "data", ma invitino all'esercizio dell'attenzione e della costruzione del senso.



Caduto il Muro, gli Autori e i grafici dell'Est hanno trovato spazio in Occidente?



L'Est rappresenta da sempre una straordinaria fucina di talenti che hanno fatto scuola in Occidente, anche prima della caduta del Muro. Oggi il commercio fra i due mondi è diventato più facile. Fra i nostri autori abbiamo un'autrice nata in Slovenia, vissuta in Croazia e oggi residente in Italia. Si chiama Maja Celija ed è eccezionalmente brava. Abbiamo anche in preparazione il volume di un'illustratrice polacca di nascita che vive a Parigi, Joanna Concejo. Una vera rivelazione. Con noi editerà il suo primo libro, di cui firma testi e immagini. Ne siamo orgogliosi.



Collaborare con i "grossi nomi" (Mondadori, Walt Disney) è faticoso?



Faticoso non è il termine che mi viene in mente. È un'esperienza che va fatta. Almeno, per me è stato così. Si impara il lavoro, anche quello più tecnico. Si chiariscono tanti aspetti del lavoro creativo, personali e non. È difficile avere buone idee, finché non si maneggiano gli strumenti professionali con padronanza e consapevolezza. Trovo che l'ignoranza, in chi vuole fare questo lavoro, sia una forma di arroganza o di imperdonabile stupidità.



Vorrebbe aprire una scuola per bambini. Poveri, o ricchi? Sa nulla di Alexander Neill e di Summerhill?



Questa della scuola è, per ora, solo un'idea, e piuttosto vaga. Pensare una cosa non significa essere in grado di realizzarla. L'idea mi è venuta riflettendo su un'esperienza di volontariato che ho fatto, a fianco di un ragazzino con difficoltà di apprendimento. Summerhill è solo una delle tante scuole nuove sperimentate nel corso del Novecento. Per quanto mi riguarda, io sono in parte il risultato di una di queste istituzioni eccentriche: la scuola pubblica "Casa del Sole", di Milano, che ha rappresentato uno degli esperimenti pedagogici più interessanti in Italia, nel Novecento. Era ospitata in un parco, un ex galoppatoio, e aveva serre, una mini fattoria, una chiesetta, un teatrino, grandi palestre tutte vetrate. Introdusse il tempo pieno, materie nuove, attività di gruppo. Si facevano anche lezioni all'aperto, col bel tempo, come disegno e ginnastica. I bambini gestivano autonomamente piccole cooperative che si occupavano di vendere i prodotti della fattoria, i fiori, o di gestire una piccola cassa di risparmio. Ero convinta che tutte le scuole fossero così, poi in prima media, cambiando, mi resi conto dell'errore. Sono stata una privilegiata. So, perciò, quanto sia cruciale la scuola, nella vita di un bambino. Sul fatto dei ricchi o dei poveri, lascio a lei la risposta. Peraltro, oggi i ragazzini "ricchi" sono abbandonati a se stessi, esattamente come quelli del quartiere Zen o di Scampia. Lo spreco umano di intelligenze e di talenti è senza fondo, trasversale. La qual cosa dovrebbe innescare una riflessione a livello sociale.



Due parole su Massimo Scotti, e su Guido Scarabottolo - cioè, da Valéry (e Kaori, e un laboratorio di scrittura) alle case di legno.



Scarabottolo è uno dei migliori illustratori e grafici italiani. Ora sta raccogliendo un meritatissimo successo dopo trent'anni di lavoro di una qualità rara. È un professionista impeccabile, una persona squisita e un disegnatore di intelligenza sopraffina. Tre doti già poco diffuse, ma pressoché introvabili nella stessa persona. Abbiamo lavorato insieme in numerose occasioni, ogni volta parlando pochissimo: forse comunichiamo telepaticamente. Massimo Scotti è un amico, una persona coltissima, studioso di letteratura comparata. Ha scritto saggi molto belli su miti e simboli. Scrive con accuratezza, finezza, rigore. Nella letteratura per ragazzi, e non solo, tre connotati che distinguono pochi. A quattro mani abbiamo scritto il nostro primo libro per bambini, Alla conquista del passato, edito da Mondadori, nel 1994.



Qualche nome: Franca Valeri, Brunella Gasperini, Maria Monti, Grazia Nidasio, Lella Costa.



Franca Valeri, Irene Brin e Camilla Cederna, che lei non ha nominato, ma vanno inserite nel catalogo, rappresentano per me "lo Stile". Scrittrici raffinatissime, sottili, fulminanti, perfette: hanno fatto a pezzi l'Italia, rappresentando il costume e la società come nessuno ha saputo. Con questo hanno reso un servizio civile al nostro paese. Sono sistematicamente fuori dalle antologie. Una prova del loro valore, in questa nazione misogina. Grande amore anche per la Nidasio: da ragazzina ero fanatica lettrice della sua impareggiabile "Valentina Mela Verde". A volte, quando scrivo, uso un nom de plume: Giulia Goy. Giulia Goy, è una voce dalla tonalità decisamente femminile, fortemente connotata da senso dell'umorismo: ha un debito di riconoscenza con tutti i nomi che lei ha citato.



Ma ai bambini, parlare di sesso, proprio no?E semmai, in che modo?



Come ho già accennato prima, non amo particolarmente i libri a tema. Fra un libro programmaticamente sulla pace e un libro programmaticamente sul sesso o sulla pizza non vedo differenze di approccio. A priori, astrattamente, porre il tema prima del libro mi sembra un po' assurdo. Pensi a un romanziere che si ostini a voler scrivere un libro sulle capre o sulla felicità o sull'alluce valgo. Potrebbe scrivere, al massimo, un manuale, attività tutt'altro che disprezzabile. Ma noi non siamo una casa editrice che fa divulgazione. Lei quando va in libreria e acquista Anna Karenina, lo fa perché ha chiesto al commesso una lettura sull'adulterio? Lewis Carroll ha scritto Alice non certo per illustrare le abitudini dei conigli bianchi, e Collodi non ha creato Pinocchio per dare rudimenti sulla costruzione di burattini. Il giorno che un autore mi proponesse un libro interessante sul sesso, ci penserei, ma sarebbe il modo in cui l'ha raccontato a interessarmi. E poi perché dice che ai bambini non si parla di sesso? Ci sono molte pubblicazioni che lo fanno. Più o meno bene.



Lei vive nella cosiddetta Repubblica del Nord. Mai venuto in mente un libro per il "bambino padano"?



Per i libri Topipittori, illustrati di qualità, già il mercato italiano è ristretto. Lo allarghiamo vendendo i diritti all'estero: per ora, Francia, Spagna, Corea. Così i costi diventano più ragionevoli. Questo per dire che puntiamo ad allargare, più che a restringere.





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