CINEMA E MUSICA
Marco Minicangeli
Il villaggio dei dannati

				La TV ha ucciso il cinema? Forse no, forse l’ha solo ferito, ma al tempo stesso gli ha dato un’altra (diversa) possibilità. Intendiamo dire che le varie piattaforme digitali hanno svuotato le sale, ma hanno dato a tutte le maestranze che ruotavano intorno al grande schermo, la possibilità di continuare a “raccontare”, storie, seppur con canoni diversi. È per questo che il Paradiso degli Orchi ha deciso che all’interno della sezione “Cinema” si parlerà anche di prodotti (film e serial) che vanno sulle piattaforme. Molti di questi film la sala non l’hanno mai vista, oppure hanno avuto passaggi molto veloci, per poi approdare alle piattaforme. Altri invece sono stati pensati proprio per quelle. 
Iniziamo con Midsommar (regia di Ari Aster), fugace apparizione al cinema nell’estate del 2019 e adesso visibile su Prime. Un horror alla luce del sole, ha detto qualcuno, che ci porta nel bel mezzo di una festa del solstizio d’estate nel villaggio svedese di Harga. Un horror atipico, privo di immagini notturne che “nascondono” il male, un classico del genere. Il fatto che sia tutto sparato nel bianco accecante della luce solare (e dei costumi) non lo rende però meno inquietante. Anzi.
Christian e Dani si recando insieme ad altri due amici nel villaggio di Harga per degli studi antropologici e in occasione di una festa — una sorta di rito iniziatico — che si tiene solo una volta ogni 90 anni. Ben presto però si renderanno conto che il paganesimo ancestrale della comunità di Harga, non è affatto simbolico, e il misticismo ipnotico (scatenato dai funghi allucinogeni di cui la comunità fa uso), proietta l’intera comunità in una dimensione “altra”. La festa è un crescendo di situazioni inquietanti e giorno dopo giorno ci proietta in situazioni sempre più estreme. Leggermente troppo lungo (140 minuti), ma da vedere.
		
	Iniziamo con Midsommar (regia di Ari Aster), fugace apparizione al cinema nell’estate del 2019 e adesso visibile su Prime. Un horror alla luce del sole, ha detto qualcuno, che ci porta nel bel mezzo di una festa del solstizio d’estate nel villaggio svedese di Harga. Un horror atipico, privo di immagini notturne che “nascondono” il male, un classico del genere. Il fatto che sia tutto sparato nel bianco accecante della luce solare (e dei costumi) non lo rende però meno inquietante. Anzi.
Christian e Dani si recando insieme ad altri due amici nel villaggio di Harga per degli studi antropologici e in occasione di una festa — una sorta di rito iniziatico — che si tiene solo una volta ogni 90 anni. Ben presto però si renderanno conto che il paganesimo ancestrale della comunità di Harga, non è affatto simbolico, e il misticismo ipnotico (scatenato dai funghi allucinogeni di cui la comunità fa uso), proietta l’intera comunità in una dimensione “altra”. La festa è un crescendo di situazioni inquietanti e giorno dopo giorno ci proietta in situazioni sempre più estreme. Leggermente troppo lungo (140 minuti), ma da vedere.
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