CINEMA E MUSICA
Adriano Angelini Sut
La fine dei Royksopp, che avremmo voluto evitare. Soprattutto dopo un capolavoro come il nuovo, e ultimo, album.

Dicono che siccome in Norvegia fa freddo, è la musica elettronica quella che si addice di più ai geni dei musicisti. Quindi se in Africa ballano al ritmo dei tamburi e della Natura fatta di carne sudore a sangue, nel nord del mondo tutti i creativi sono pronti a staccarsi dal corpo e a far viaggiare l’anima a bordo di navicelle fatte di pensiero puro e synth. Stereotipi a parte, i norvegesi Royksopp con il loro nuovo, e purtroppo, almeno così hanno detto, ultimo album, sembrano piuttosto calati da un pianeta incorporeo per farsi suono. Uno dei più belli di questi anni nel variegato panorama elettronico. “The Inevitabile End” è un pastiche romantico, straziante, danzereccio e, probabilmente, ‘cosmico’. E’ tutto un lungo addio fatto di lacrime e capelli strappati. 17 pezzi che sembrano finire in un nano secondo. You Know I have to Go è di una bellezza malinconica impressionante, la voce di Jamie Irrepressible un dono del cielo. I due singoli che hanno anticipato l’album avevano già fatto da apripista commerciale di tutto rispetto: Monument cantata da Robyn aveva riempito discoteche e playlist radiofoniche da mesi, il tormentone Skulls ci aveva ricordato che i Royksopp erano quelli di “Melody A.M.” (uno degli albumi in assoluto più riusciti degli anni 2000) e di Poor Lino. Il terzo singolo, Sordid Affair, rispiazzava per l’onestà sonora di riproporsi come pura elettronica melodica, quella con jingle azzeccati e incessanti lunghissimi riff di tastiere ariose. Evocative. Stiamo parlando di un album dove ci sono, e non esagero, 17 pezzi uno più bello dell’altro. Dove menzionare un brano fa torto all’altro. Se Save Me strizza l’occhiolino al dance floor, e lo fa tornando al pop Royksopp che ha fatto innamorare super DJ come Timo Mass, I Had This Thing, con la scioccante voce di Irrepressible ci ributta giù in un maelstrom cupo ma infinitamente bello, ritmi alla Yahzoo, dance riflessiva (si può dire?); la voce di Robyn torna alla carica con Rong, un pezzo geniale dove la brava interprete svedese dice solo “What the fuck is wrong with you?” su un tappeto sonoro ripetitivo e triste, tristissimo che dà il là alla parte centrale, e probabilmente più sublime, di tutto l’album. Cinque pezzi in sequenza, uno più riuscito dell’altro: Here She Comes Again, Running To The Sea, Compulsion, Coup De Grace, Thank You. Tutti ad alternare le voci di Irrepressible e di Susanne Sundfor. Tocchi minimali, attimi che sembrano diluire oceani di suono in lievi gocce di pace e ascolto; sprazzi di una techno leggera, timida, quasi avesse paura a rivelarsi per ciò che in passato ha saputo dare come contributo musicale al genere. (Running To The Sea in particolare è una perla impreziosita dalla levigatezza della voce della Sundfor, mentre Compulsion scherza con il pop e la dance producendo straziante bellezza). Non ero più abituato a parlare di album così belli. Di quelli che metteresti in loop come colonna sonora di un anno intero della tua vita. Coup de Grace e Thank You sono una marcia verso l’assoluto, con fiera mestizia e misurata disperazione. Un’elegia di note, un buco nero che decida di mostrarti i suoi vuoti ineffabili e psichedelici prima di divorarti. “The Inevitable End” è una specie di droga. La seconda parte è composta da cinque brani, cinque bonus track di tutto rispetto: ritroviamo Robyn che probabilmente regalerà alle radio il quarto singolo dance di successo dell’album, Do It Again; un po’ Madonna anni’80, un po’ dance scandinava che, come i gialli in letteratura, s’impone nel resto del mondo che nemmeno te ne accorgi. Goodnight Mr Sweetheart è una roba strumentale tutta loro, che non finisce mai di evocare. Caramel Afternoon un giochino, un interludio, così come Oh No…soffici intro per il gran finale, la monumentale Something in My Heart, ancora Irrepressible che mette il suo sigillo su quello che probabilmente è il loro capolavoro assoluto degli anni ’10. Dicono che non smetteranno del tutto, che torneranno a fare musica sotto altre forme. Quali non è dato sapere. Per ora, il loro l’hanno dato, a noi godercelo tutto!
The Inevitable End
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