CINEMA E MUSICA
Pina D'Aria
Signora si nasce: “Renaissance” della Connie Lush band.

Lontana dalle scene per colpa di un piede rotto, Connie Lush torna alla ribalta con una nuova band preceduta, sicuramente, da una più nuova voglia di rigenerarsi. Al basso, Terry Harris; alla chitarra, Steve Wright; alla batteria, Roy Martin: la Signora ha scelto il meglio della scena brit&blues. Per una abituata agli Alexis Corner ed Eric Clapton, sarà stata una bella cavalcata andare a pescare il fior fiore dell’attuale musica inglese. Bene, se la voce non basta da sola a fare dell’ottimo blues, di certo la classe e la potenza di Connie sono strumenti efficacissimi per connettersi, grazie all’immediata empatia che creano, con fan ed ascoltatori. Spero dunque che Connie prenda come un complimento se dico, per esempio, che in “Lonely Boy” sembra Tina Turner, anzi più netta, più limpida. Nel brano di George Ezra - “Blame” – la cantante si cimenta con un sound né easy, né heavy, ma giusto e sorprendente, a mo’ d’esperimento peraltro ben riuscito. “Don’t cry for me” fa risaltare l’elegante e sapiente contrappunto della chitarra e la voce qui, davvero, non si tira indietro. L’ineccepibile fingers picking in “ I don’t say goodbye”, poi, va a nozze con una serena e grandiosa sezione ritmica: il mix è pulsante, Connie è propizia e spacca con la sua ugola d’acciaio. “Blue night” è leggera, godibile, anche per chi è fissato con le dodici battute. Ancora di maestria dobbiam parlare se affrontiamo “Shine a light on me”: dalla gola di Connie Lush escono gamme vibrazionali di accordi per cui siamo lieti di annunciare che la nostra Signora non è solo abile e matura, ma persino giovane, molto giovane con quei suoi picchi mozzafiato. “Give me a minute” è soft, è funky; non è strepitoso ma chissà dal vivo come renderà. Ad ogni modo dalla registrazione, il pezzo sembra valorizzato da una purezza d’intenti invece che da una ricerca purista, perciò, preferendo, per gusto mio, roba più mossa, la traccia appare comunque onesta e piuttosto lineare. Stimolante altresì, sorge dal singolare rinascimento della Connie Lush Band un “Crying won’t help you”, lento e commovente, con varianti melodiche sia della voce che della steel guitar in un convincente insieme. “Falling down like rain” dice che si cade e si risale, ma la vera protagonista è Lei, la singolare Signora che a tratti può somigliare a Janis, ad Ella , ma in realtà è così particolare che risulta essere solo sé stessa e in enorme misura, piace tanto. Ancora un filo di tristezza in “I can’t make you love me” – acustico – tra un pizzico di gospel e una sonorità trascinante, l’avventura si conclude in bellezza.
Connie Lush Band
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Connie Lush Band
“Renaissance”
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