CINEMA E MUSICA
Adriano Angelini Sut
Sono loro il vero pop anni'80 e sono tornati per riprenderselo con la sola 'D', quella di Duran Duran

Partiamo dal fatto che non se ne può più di questo ritorno agli anni'80. In musica soprattutto. Tutti che tentano, imitano, abbozzano, propongono. Così, il gruppo simbolo di un certo pop, di un certo romanticismo dandy che tanto fece infuriare all'epoca i critici barbuti (e barbosi) e ultra ortodossi del rock, tornano di nuovo a dar fastidio ai puristi snob della musica "artistica". A tre anni dal loro ultimo lavoro prodotto da Justin Timberlake, Simon le Bon, John Taylor e Nick Rhodes cercano di ripigliarsi gli anni'80. E ci riescono benissimo. All you neeed is now è una vera bomba di ritmo. Ma soprattutto è un ritorno in grande stile ai fasti del loro primo bellissimo album Duran Duran (quello con 'Girls on Film' e 'Planet earth'). C'è tutto in questi 15 pezzi prodotti da Mark Ronson, fratello dell'attuale fidanzata di Paris Hilton, pare.
C'è innanzitutto un singolo che cattura, come loro solito, 'All you need is now', vero flash back vintage, un po' 'A view to a kill' un po' 'All she wants is', con ritornello sfizioso e cantereccio: della serie: prendete appunti su come si costruisce un singolo di sicura presa. Poi ci sono dei veri e propri gioiellini; 'Girls panic' (che rifà il verso a 'Girls on film', una splendida autocitazione) e 'Mediterranea'. La prima è un tripudio di pop funky e dance dei primordi, quella delle discoteche con pista a scacchi bianchi e neri. La seconda è un dolcissimo tributo al mare nostrum con atmosfere da night e la voce di Simon che pigola à la 'Save a Prayer'. I Duran dono sognatori, sono modaioli, sono Milano da bere. Chiunque li attacca non ha capito nulla. A loro non interessa un accidente del rock. Loro sono dandy che vogliono ballare e far sognare. E ancora lo fanno alla grande. Prendete 'Safe', un energico funkettone con pizzi e lustrini e coretto. Poi c'è 'The man who stole a leopard' che parte come 'The Chaffeur' e sale trasportandoci in atmosfere più rarefatte, con le tastiere che disegnano suoni incantati e leggeri.
Tutto è vintage in quest'album. Ci si sono messi di proposito. C'è 'Being Followed' che suona come uno dei loro tanti pezzi famosi senza assomigliare a nessuno. C'è 'Leave a light on', altra ballata sensuale, triste e accattivante. Probabilmente uno dei pezzi più riusciti dell'album, che viene fuori alla distanza e ti entra piano piano. Ci sono pure pezzi meno riusciti, decisamente banali, come l'inutile 'Too bad you're so beautiful', e 'Runaway, runaway'. Ci sono brani apparentemente senza infamia e senza lode ('Blame the machines'), tormentini scatenati che servono magari a scaldare le membra. Ci sono infine delicati congedi come 'Before the rain' dove Simon è convincente e seducente, in un'incessante lento che sale alla distanza e li conferma padroni assoluti del genere, con buona pace delle imitazioni e dei tristi revival. Chapeau!
Duran Duran
All you need is now
Edel/Skin Divers
2011
C'è innanzitutto un singolo che cattura, come loro solito, 'All you need is now', vero flash back vintage, un po' 'A view to a kill' un po' 'All she wants is', con ritornello sfizioso e cantereccio: della serie: prendete appunti su come si costruisce un singolo di sicura presa. Poi ci sono dei veri e propri gioiellini; 'Girls panic' (che rifà il verso a 'Girls on film', una splendida autocitazione) e 'Mediterranea'. La prima è un tripudio di pop funky e dance dei primordi, quella delle discoteche con pista a scacchi bianchi e neri. La seconda è un dolcissimo tributo al mare nostrum con atmosfere da night e la voce di Simon che pigola à la 'Save a Prayer'. I Duran dono sognatori, sono modaioli, sono Milano da bere. Chiunque li attacca non ha capito nulla. A loro non interessa un accidente del rock. Loro sono dandy che vogliono ballare e far sognare. E ancora lo fanno alla grande. Prendete 'Safe', un energico funkettone con pizzi e lustrini e coretto. Poi c'è 'The man who stole a leopard' che parte come 'The Chaffeur' e sale trasportandoci in atmosfere più rarefatte, con le tastiere che disegnano suoni incantati e leggeri.
Tutto è vintage in quest'album. Ci si sono messi di proposito. C'è 'Being Followed' che suona come uno dei loro tanti pezzi famosi senza assomigliare a nessuno. C'è 'Leave a light on', altra ballata sensuale, triste e accattivante. Probabilmente uno dei pezzi più riusciti dell'album, che viene fuori alla distanza e ti entra piano piano. Ci sono pure pezzi meno riusciti, decisamente banali, come l'inutile 'Too bad you're so beautiful', e 'Runaway, runaway'. Ci sono brani apparentemente senza infamia e senza lode ('Blame the machines'), tormentini scatenati che servono magari a scaldare le membra. Ci sono infine delicati congedi come 'Before the rain' dove Simon è convincente e seducente, in un'incessante lento che sale alla distanza e li conferma padroni assoluti del genere, con buona pace delle imitazioni e dei tristi revival. Chapeau!
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