CINEMA E MUSICA
Pina D'Aria
Travel piece con accorgimenti calipso.
Little Freddy King nasce nel non lontanissimo 1940 e oggi propone un pensiero di benessere blues.
Bad bad Julie è lo strasblues d’inizio che si coniuga agli altri brani con l’identica vena di un sound e un autentico gusto alla Louisiana comes back, se vi pare poco… Old yellow boy è la travel piece con accorgimenti calipso, se no, che viaggio sarebbe se non si cogliessero i diversi stimoli? Un bluesman sa impreziosire, incuriosire e continua a farsi intercettare fluido e nitido, great mr Little Freddy! Hey Tom, I saw you rappresenta il nodo classico del genere: dodici battute serie, austere, sintatticamente proverbiali, yeah! I wanna see mr Bones: lievi suggestioni soul funnky ma rigorosamente blues. Si può fare senza rischiare l’accozzaglia di stereotipi? Sì, si può fare e a Little Freddy riesce in maniera geniale; ora muovete il culo e non andate a rispondere al telephone! Jumping forever!! E se non l’avete capito, non so come altrimenti mettervelo in zucca…
Run here baby run arriva al dunque con grazia quasi psichedelica, tuttavia molto discorsiva, soprattuto azzeccata e slaidissima, se così potessi azzardare, wow!
Back at the bucket of blood è il blues che fa rotta nelle viscere, magari con un filo di voce, quella che rimane per impartire una buona lezione agli scimmiottatori urlanti, fastidiosi, troppo virtuosi e posticci. Brother Hay Shacker, un’idea stomp che ha preso piede e non si è più fermata, è a dir poco rivoluzionaria perché ballabile e se l’umore è alto, col ritmo che stronca gli indolenti, fatemelo dire, ogni padrone è finito!! Soul serenade suggerisce di restate appiccicati a dondolarsi fino allo sfinimento… OH Freddy, ti amo per aver messo in un sol disco tanti regali! Alleluja! Ma non siamo arrivati alle conclusioni. Infatti, dobbiamo occuparci di Do Da Duck, quack quack. Se in rete, Jelly Lemon ci ha abituato a: all the ducks swimmin’ in the water, Freddy ci fa diventare, ci trasforma tout court in anatre e germani, paperelle e così via con un festante brio - delirio - di chi non ha remore. Doppio wow! Two days, two nights è possente tuttavia calibrato, con scavi psichici rielaborati a mo’ di accompagnamento “one two one two and go”, per un replay fantastico. Tryin’ to make it to my shack potrebbe significare “fatemelo rizzare” ma al di là delle mie digressioni, questo pioneer sound fa resuscitare e a 75 anni suonati, mr Little Freddy King merita milioni di applausi.
Little Freddy King
Messin’ around tha living room
Made Wright Records, 2015
Bad bad Julie è lo strasblues d’inizio che si coniuga agli altri brani con l’identica vena di un sound e un autentico gusto alla Louisiana comes back, se vi pare poco… Old yellow boy è la travel piece con accorgimenti calipso, se no, che viaggio sarebbe se non si cogliessero i diversi stimoli? Un bluesman sa impreziosire, incuriosire e continua a farsi intercettare fluido e nitido, great mr Little Freddy! Hey Tom, I saw you rappresenta il nodo classico del genere: dodici battute serie, austere, sintatticamente proverbiali, yeah! I wanna see mr Bones: lievi suggestioni soul funnky ma rigorosamente blues. Si può fare senza rischiare l’accozzaglia di stereotipi? Sì, si può fare e a Little Freddy riesce in maniera geniale; ora muovete il culo e non andate a rispondere al telephone! Jumping forever!! E se non l’avete capito, non so come altrimenti mettervelo in zucca…
Run here baby run arriva al dunque con grazia quasi psichedelica, tuttavia molto discorsiva, soprattuto azzeccata e slaidissima, se così potessi azzardare, wow!
Back at the bucket of blood è il blues che fa rotta nelle viscere, magari con un filo di voce, quella che rimane per impartire una buona lezione agli scimmiottatori urlanti, fastidiosi, troppo virtuosi e posticci. Brother Hay Shacker, un’idea stomp che ha preso piede e non si è più fermata, è a dir poco rivoluzionaria perché ballabile e se l’umore è alto, col ritmo che stronca gli indolenti, fatemelo dire, ogni padrone è finito!! Soul serenade suggerisce di restate appiccicati a dondolarsi fino allo sfinimento… OH Freddy, ti amo per aver messo in un sol disco tanti regali! Alleluja! Ma non siamo arrivati alle conclusioni. Infatti, dobbiamo occuparci di Do Da Duck, quack quack. Se in rete, Jelly Lemon ci ha abituato a: all the ducks swimmin’ in the water, Freddy ci fa diventare, ci trasforma tout court in anatre e germani, paperelle e così via con un festante brio - delirio - di chi non ha remore. Doppio wow! Two days, two nights è possente tuttavia calibrato, con scavi psichici rielaborati a mo’ di accompagnamento “one two one two and go”, per un replay fantastico. Tryin’ to make it to my shack potrebbe significare “fatemelo rizzare” ma al di là delle mie digressioni, questo pioneer sound fa resuscitare e a 75 anni suonati, mr Little Freddy King merita milioni di applausi.
Little Freddy King
Messin’ around tha living room
Made Wright Records, 2015
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