RECENSIONI
Sarah Kaminsky
Adolfo Kaminsky. Una vita da falsario.
Angelo Colla editore, Pag. 224 Euro 18,00
Chi non avrebbe voluto avere un padre (nonno, fratello, amico, conoscente...) come Adolfo Kaminsky? La figlia, Sarah, cerca di ricostruire la storia e il profilo attraverso poche e accorate domande, ma a parlare nel libro, a raccontarsi in prima persona è proprio lui, uno dei falsari più famosi e 'duraturi' del novecento.
Iniziò il suo lavoro all'età di diciassette anni, quasi per caso, ma presto la barbarie nazista e la persecuzione degli ebrei (scherzo del destino: ebreo di origine argentine si portava dietro un nome di tale fatta...) lo costrinsero ad un tour de force nel tentativo di salvare più persone possibile: Restare sveglio. Il più a lungo possibile. Lottare contro il sonno. Il conto è presto fatto. Io in un'ora fabbrico trenta falsi documenti. Se dormo un'ora muoiono trenta persone...
La sua incessante attività non si fermò con la caduta di Hitler: l'enorme problema della collocazione di migliaia di profughi ebrei che, avendo perso tutto dopo la Shoah, reclamavano una terra, lo portò ad interessarsi agli avvenimenti che culminarono con lo scandalo della nave Exodus più volte respinta dal governo inglese nel tentativo di approdare in terra palestinese: Ormai ero al servizio dell'Aliyah Beth, la rete clandestina per l'immigrazione dei rifugiati dai campi in Palestina.
Fu solo una delle innumerevoli collaborazioni che Kaminsky avviò coi movimenti di liberazione. Falsificò documenti nella lotta anticolonialista del popolo algerino contro il governo francese: Quanto a me, pensavo che fosse assolutamente intollerabile che le autorità francesi dessero la caccia agli 'abbronzati', né più né meno come, qualche anno prima, i nazisti avevano dato la caccia ai nasi da giudeo.
Verso la fine del '57 uscirono le prime pubblicazioni che riferivano della pratica della tortura da parte dell'esercito e della polizia francesi in Algeria.
Kaminsky fu attivo nella lotta anti-apartheid in Sudafrica nel periodo in cui Mandela fu spedito in prigione, fu alacre nel fabbricare documenti falsi per i combattenti greci contro la dittatura dei militari, fu instancabile nell'impegnarsi nelle lotte rivoluzionarie dell'America latina e nelle guerre di decolonizzazione in Africa e fu granitico nel condannare ogni forma di colonialismo (... se ci fosse stata un'insurrezione in Indocina, io non avrei potuto fare a meno di vederla come l'equivalente di quel che era stata la Resistenza in Francia. Anche se all'epoca il termine non esisteva ancora, io ero profondamente anticolonialista).
Qualche volta si ha l'impressione che la figura di Kaminsky ne voglia uscire cristallina e politically correct a tutti i costi (Era il 1970. Si cominciava a sentir parlare di certi gruppuscoli di estrema sinistra, come la RAF, detta anche Banda Baader Meinhof o le Brigate Rosse, i cui metodi di guerriglia urbana io condannavo fermamente), rimane comunque un personaggio che ha attraversato quasi un secolo di storia facendosi guidare da principi saldi e nobili: .
Insomma la vita e le 'opere' di Kaminsky sono un ulteriore tassello per la comprensione di un secolo difficile e segnato da tragedie intollerabili.
di Alfredo Ronci
Iniziò il suo lavoro all'età di diciassette anni, quasi per caso, ma presto la barbarie nazista e la persecuzione degli ebrei (scherzo del destino: ebreo di origine argentine si portava dietro un nome di tale fatta...) lo costrinsero ad un tour de force nel tentativo di salvare più persone possibile: Restare sveglio. Il più a lungo possibile. Lottare contro il sonno. Il conto è presto fatto. Io in un'ora fabbrico trenta falsi documenti. Se dormo un'ora muoiono trenta persone...
La sua incessante attività non si fermò con la caduta di Hitler: l'enorme problema della collocazione di migliaia di profughi ebrei che, avendo perso tutto dopo la Shoah, reclamavano una terra, lo portò ad interessarsi agli avvenimenti che culminarono con lo scandalo della nave Exodus più volte respinta dal governo inglese nel tentativo di approdare in terra palestinese: Ormai ero al servizio dell'Aliyah Beth, la rete clandestina per l'immigrazione dei rifugiati dai campi in Palestina.
Fu solo una delle innumerevoli collaborazioni che Kaminsky avviò coi movimenti di liberazione. Falsificò documenti nella lotta anticolonialista del popolo algerino contro il governo francese: Quanto a me, pensavo che fosse assolutamente intollerabile che le autorità francesi dessero la caccia agli 'abbronzati', né più né meno come, qualche anno prima, i nazisti avevano dato la caccia ai nasi da giudeo.
Verso la fine del '57 uscirono le prime pubblicazioni che riferivano della pratica della tortura da parte dell'esercito e della polizia francesi in Algeria.
Kaminsky fu attivo nella lotta anti-apartheid in Sudafrica nel periodo in cui Mandela fu spedito in prigione, fu alacre nel fabbricare documenti falsi per i combattenti greci contro la dittatura dei militari, fu instancabile nell'impegnarsi nelle lotte rivoluzionarie dell'America latina e nelle guerre di decolonizzazione in Africa e fu granitico nel condannare ogni forma di colonialismo (... se ci fosse stata un'insurrezione in Indocina, io non avrei potuto fare a meno di vederla come l'equivalente di quel che era stata la Resistenza in Francia. Anche se all'epoca il termine non esisteva ancora, io ero profondamente anticolonialista).
Qualche volta si ha l'impressione che la figura di Kaminsky ne voglia uscire cristallina e politically correct a tutti i costi (Era il 1970. Si cominciava a sentir parlare di certi gruppuscoli di estrema sinistra, come la RAF, detta anche Banda Baader Meinhof o le Brigate Rosse, i cui metodi di guerriglia urbana io condannavo fermamente), rimane comunque un personaggio che ha attraversato quasi un secolo di storia facendosi guidare da principi saldi e nobili: .
Insomma la vita e le 'opere' di Kaminsky sono un ulteriore tassello per la comprensione di un secolo difficile e segnato da tragedie intollerabili.
di Alfredo Ronci
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