RECENSIONI
Maurizio Cometto
Cambio di stagione
Edizioni Il Foglio, Pag. 269 Euro 15,00
Quante volte si è discusso di via italiana al fantastico? Alcuni specialisti, penso a Giuseppe Lippi o a Gianfranco De Turris, ci si sono fatti vecchi. Questione tutto sommato fessa: il primo perso a 'immortalare' autori e libri caduti nel dimenticatoio, l'altro esaltato da una predisposizione tutta ideologica alla letteratura tout court.
Del senno di poi son piene le fosse, si potrebbe obiettare. O domandarci: ma non basta reclamare l'originalità e il linguaggio per qualificare l'opera (e magari poi spulciarne qualche caratteriola sui generis?)?
Maurizio Cometto, di cui dell'opera in questione si dice (senza sbandieramenti e strilli di copertina): 'il nuovo capolavoro del fantastico italiano' (tiè!), sorprende a metà e poi s'abbiocca in parte.
Bravo, bravissimo nella parte iniziale (sette più avrebbero detto i 'vecchi' Cochi e Renato) stupendo (gerundio) per un'inconsueta capacità visionaria ed allucinatoria (non vorremmo né malignare, né squalificarlo se dicessimo che Lovecraft fa capolino qua e là... perché rinnegare paternità?): in 'Lo smeraldo a Porta Nuova', ma soprattutto in 'L'invisibile battaglia' riscontriamo agganci ai miti di Cthulhu – appunto di lovecraftiana memoria. Assolutamente geniale, anche se di derivazione cinematografica, il racconto 'L'altra casa'.
La seconda parte zoppica un po': non riscontrando motivi particolari (forse uno ve n'è: essendo le storie legate – i personaggi son sempre gli stessi – e slegate – ogni vicenda è fine a se stessa – l'attendibilità psicologica e caratteriale dei primi viene meno inevitabilmente), s'appura una stanchezza di fondo, una ripetitività a danno dell'invenzione (non a caso l'ultimo racconto 'L'angelo della morte' è una sorta di passerella finale dei personaggi principali).
Viene da segnalare: la doppia morte di Cristina, una fiamma di Fabrizio Corsi, il protagonista; le vicende bizzarre, fantastiche, dei gatti Parker e Betty (i nomi sono omaggio al jazz, quindi bene il primo, che omaggia Charlie, ma Betty ossequia la Carter?) che sono una specie di deus ex machina dell'intero libro e l'ambiente di lavoro vagamente fantozziano.
Dice la quarta di copertina: Il nuovo romanzo di Cometto (...) ci precipita nelle viscere di una Torino cupa, severa e misteriosa.
Ma si sa, l'ex capitale d'Italia è fucina di intrighi e segreti, di enigmi e apparizioni.
Dunque val bene una frequentazione della città e del libro di Cometto. A cui si da un gustoso per stimolarlo di più. Ha talento.
di Alfredo Ronci
Del senno di poi son piene le fosse, si potrebbe obiettare. O domandarci: ma non basta reclamare l'originalità e il linguaggio per qualificare l'opera (e magari poi spulciarne qualche caratteriola sui generis?)?
Maurizio Cometto, di cui dell'opera in questione si dice (senza sbandieramenti e strilli di copertina): 'il nuovo capolavoro del fantastico italiano' (tiè!), sorprende a metà e poi s'abbiocca in parte.
Bravo, bravissimo nella parte iniziale (sette più avrebbero detto i 'vecchi' Cochi e Renato) stupendo (gerundio) per un'inconsueta capacità visionaria ed allucinatoria (non vorremmo né malignare, né squalificarlo se dicessimo che Lovecraft fa capolino qua e là... perché rinnegare paternità?): in 'Lo smeraldo a Porta Nuova', ma soprattutto in 'L'invisibile battaglia' riscontriamo agganci ai miti di Cthulhu – appunto di lovecraftiana memoria. Assolutamente geniale, anche se di derivazione cinematografica, il racconto 'L'altra casa'.
La seconda parte zoppica un po': non riscontrando motivi particolari (forse uno ve n'è: essendo le storie legate – i personaggi son sempre gli stessi – e slegate – ogni vicenda è fine a se stessa – l'attendibilità psicologica e caratteriale dei primi viene meno inevitabilmente), s'appura una stanchezza di fondo, una ripetitività a danno dell'invenzione (non a caso l'ultimo racconto 'L'angelo della morte' è una sorta di passerella finale dei personaggi principali).
Viene da segnalare: la doppia morte di Cristina, una fiamma di Fabrizio Corsi, il protagonista; le vicende bizzarre, fantastiche, dei gatti Parker e Betty (i nomi sono omaggio al jazz, quindi bene il primo, che omaggia Charlie, ma Betty ossequia la Carter?) che sono una specie di deus ex machina dell'intero libro e l'ambiente di lavoro vagamente fantozziano.
Dice la quarta di copertina: Il nuovo romanzo di Cometto (...) ci precipita nelle viscere di una Torino cupa, severa e misteriosa.
Ma si sa, l'ex capitale d'Italia è fucina di intrighi e segreti, di enigmi e apparizioni.
Dunque val bene una frequentazione della città e del libro di Cometto. A cui si da un gustoso per stimolarlo di più. Ha talento.
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