CLASSICI
Alfredo Ronci
Cos’è questo buco nel muro? “L’Oblò” di Adriano Spatola.

Recentemente, leggendo un libro “contemporaneo” sono incappato in questa frase: Avrei voluto fare un buco nel muro per vedere se anche loro erano seduti a tavola come noi, a cenare in silenzio.
Ovviamente nulla di che, ma la cosa curiosa è che nello stesso tempo stavo leggendo questo classico dell’Italia letteraria, prodotto, secondo alcuni, eccelso del periodo della contestazione letteraria (Gruppo 63, per intenderci) dove il buco nel muro non era “fattibile” ma già fatto.
L’introduttore Giovanni Fontana dice: Nel romanzo di Spatola, il protagonista, uno e trino (Es, Ego, Super-Ego), sceglie di essere prigioniero in una stanza con l’unica possibilità di comunicare attraverso un minuscolo pertugio nel muro, quasi il foro di un’ultra-camera ottica che tutto offre in dense immagini invasive, ribaltate, facendole irrompere però non con la consistenza elettromagnetica della luce, bensì con quella vischiosa del fluido mostruoso dell’incubo, che tutto impasta, appiccica, che tutto catalizza in una fluttuante bagarre metafisica.
Detto così L’oblò potrebbe anche assomigliare a centinaia di storie fantascientifiche che producono miasmi velenosi e vischiosi incubi. Giammai direbbe qualcuno. Giammai diremmo noi anche se frastornati da siffatta “intellettualità” che comunque affascina.
Intanto diciamo qualcosa sul valore economico del libro. Ebbene sì, a volte i ricercatori sanno combinare dei guai, perché L’oblò di Spatola, che come abbiamo detto, a suo tempo fu ritenuto un assoluto capolavoro di genere (ma quale genere?) è tutt’oggi valutato intorno alle cento euro. Sempre che lo troviate, perché tra le altre cose, il libro originario è praticamente introvabile. Per fortuna che una casa editrice toscana, di Viareggio ad essere precisi, Diaforia, l’ha ristampato insieme ad altre opere ed autori (Toti e Balestrini, tanto per indicarne alcuni).
Ma allora, visto l’importanza del libro, cosa in esso ci troviamo? Innanzitutto i protagonisti (che sono importanti per strutturare le situazioni, ma assolutamente “sostituibili”. Sono più esattamente tre: l’io narrante, Guglielmo (il suo alter-ego) e il dottor Pietro Manca. Nell’assoluta imprevedibilità della Storia manca il quarto lato. L’oblò è una carta geografica priva di uno di essi, cosicché da una falla che si apre nella diga dell’ordinata rete di meridiani e paralleli (una rete che “cattura” il mondo), fuoriescono violentemente i materiali eterogenei che il fiume della storia ha raccolto e ingerito durante il suo corso.
Passò l’infanzia in un formicaio, aggrappato con gli occhi al suo buco del muro, che era il pertugio visibili in verticale dal fondo oscuro del pozzo, pertugio dal quale non gli era permesso di uscire sino alla maggiore età.
Qualcosa bisogna dire anche sullo stile. Mentre l’operazione di Balestrini (Tristano) imponeva un assoluto rifiuto dello stile (i fraseggi erano gelidi ed “involuti”), Spatola adotta invece un’espressione ricca di elementi semantici: da i chiasmi (… erano bome, bombe erano), alle ripetizioni (Dall’alto verso il basso, dal basso verso l’alto: Totale. Dal basso verso l’alto, dall’alto verso il basso: Totale), alle divagazioni tautologiche (nei concentrici cerchi… tutto il cielo era cielo).
Lo stesso Spatola affermava: E’ solo mediante l’uso dell’ironia e del grottesco (mediante, cioè, la dissoluzione della categoria del patetico) che mi sembra in effetti possibile eliminare quello che Giuliani ha definito “il lato edificante” del romanzo, lato che, come Giuliani, anch’io ritrovo in molti dei romanzi sperimentali più recenti (compreso quello di Sanguineti (si riferisce, ovviamente, a Capriccio italiano che noi abbiamo già trattato).
In questa situazione, mi pare ovvio, ora come allora, in quale direzione erano visti i romanzieri, diciamo noi, non sperimentali ma classici. Ecco gli improperi e le contumelie nei confronti di un Cassola o di un Bassani.
Diceva ancora Spatola: L’ordine benpensante non è altro che l’ordine fittizio, falso, sempre sul punto di crollare, di chi non vuole “vedere” la realtà. L’ordine benpensante permette di ignorare i pericoli, di essere ciechi e tranquilli. L’ordine benpensante è un ordine che viene imposto alla realtà, come una maschera. L’oblò è un tentativo di togliere questa maschera.
Anche qui, come nel caso di Balestrini, buona lettura.
L’edizione da noi considerata è:
Adriano Spatola
L’oblò
Diaforia - Viareggio
Ovviamente nulla di che, ma la cosa curiosa è che nello stesso tempo stavo leggendo questo classico dell’Italia letteraria, prodotto, secondo alcuni, eccelso del periodo della contestazione letteraria (Gruppo 63, per intenderci) dove il buco nel muro non era “fattibile” ma già fatto.
L’introduttore Giovanni Fontana dice: Nel romanzo di Spatola, il protagonista, uno e trino (Es, Ego, Super-Ego), sceglie di essere prigioniero in una stanza con l’unica possibilità di comunicare attraverso un minuscolo pertugio nel muro, quasi il foro di un’ultra-camera ottica che tutto offre in dense immagini invasive, ribaltate, facendole irrompere però non con la consistenza elettromagnetica della luce, bensì con quella vischiosa del fluido mostruoso dell’incubo, che tutto impasta, appiccica, che tutto catalizza in una fluttuante bagarre metafisica.
Detto così L’oblò potrebbe anche assomigliare a centinaia di storie fantascientifiche che producono miasmi velenosi e vischiosi incubi. Giammai direbbe qualcuno. Giammai diremmo noi anche se frastornati da siffatta “intellettualità” che comunque affascina.
Intanto diciamo qualcosa sul valore economico del libro. Ebbene sì, a volte i ricercatori sanno combinare dei guai, perché L’oblò di Spatola, che come abbiamo detto, a suo tempo fu ritenuto un assoluto capolavoro di genere (ma quale genere?) è tutt’oggi valutato intorno alle cento euro. Sempre che lo troviate, perché tra le altre cose, il libro originario è praticamente introvabile. Per fortuna che una casa editrice toscana, di Viareggio ad essere precisi, Diaforia, l’ha ristampato insieme ad altre opere ed autori (Toti e Balestrini, tanto per indicarne alcuni).
Ma allora, visto l’importanza del libro, cosa in esso ci troviamo? Innanzitutto i protagonisti (che sono importanti per strutturare le situazioni, ma assolutamente “sostituibili”. Sono più esattamente tre: l’io narrante, Guglielmo (il suo alter-ego) e il dottor Pietro Manca. Nell’assoluta imprevedibilità della Storia manca il quarto lato. L’oblò è una carta geografica priva di uno di essi, cosicché da una falla che si apre nella diga dell’ordinata rete di meridiani e paralleli (una rete che “cattura” il mondo), fuoriescono violentemente i materiali eterogenei che il fiume della storia ha raccolto e ingerito durante il suo corso.
Passò l’infanzia in un formicaio, aggrappato con gli occhi al suo buco del muro, che era il pertugio visibili in verticale dal fondo oscuro del pozzo, pertugio dal quale non gli era permesso di uscire sino alla maggiore età.
Qualcosa bisogna dire anche sullo stile. Mentre l’operazione di Balestrini (Tristano) imponeva un assoluto rifiuto dello stile (i fraseggi erano gelidi ed “involuti”), Spatola adotta invece un’espressione ricca di elementi semantici: da i chiasmi (… erano bome, bombe erano), alle ripetizioni (Dall’alto verso il basso, dal basso verso l’alto: Totale. Dal basso verso l’alto, dall’alto verso il basso: Totale), alle divagazioni tautologiche (nei concentrici cerchi… tutto il cielo era cielo).
Lo stesso Spatola affermava: E’ solo mediante l’uso dell’ironia e del grottesco (mediante, cioè, la dissoluzione della categoria del patetico) che mi sembra in effetti possibile eliminare quello che Giuliani ha definito “il lato edificante” del romanzo, lato che, come Giuliani, anch’io ritrovo in molti dei romanzi sperimentali più recenti (compreso quello di Sanguineti (si riferisce, ovviamente, a Capriccio italiano che noi abbiamo già trattato).
In questa situazione, mi pare ovvio, ora come allora, in quale direzione erano visti i romanzieri, diciamo noi, non sperimentali ma classici. Ecco gli improperi e le contumelie nei confronti di un Cassola o di un Bassani.
Diceva ancora Spatola: L’ordine benpensante non è altro che l’ordine fittizio, falso, sempre sul punto di crollare, di chi non vuole “vedere” la realtà. L’ordine benpensante permette di ignorare i pericoli, di essere ciechi e tranquilli. L’ordine benpensante è un ordine che viene imposto alla realtà, come una maschera. L’oblò è un tentativo di togliere questa maschera.
Anche qui, come nel caso di Balestrini, buona lettura.
L’edizione da noi considerata è:
Adriano Spatola
L’oblò
Diaforia - Viareggio
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