RACCONTI
Leonello Ruberto
Habetis Papam

Non ci ho dormito una notte. Non ci ho dormito una notte, perché? forse ero confuso forse era il periodo. Ero abbastanza stressato in quel periodo, ragazzo/studente/lavoratore in casa con altri ragazzi più o meno come me. Andavamo d'accordo, e non è una cosa scontata. Sento – anzi sentivo, perché un po' di tempo è passato e non sono più un ragazzo – in giro che condividere la casa con altre persone non è facile: entravo in casa di amici e vedevo liste di compiti, pulizie, buttare spazzature, appese al muro; da noi non si sono mai usate. Si faceva tutto in amicizia. Si litigava anche in amicizia, capitava. Si risolvevano i problemi discutendo, i messaggi sottintesi o appesi al muro non esistevano, tensione e acidità da conviventi estranei: niente. Era bello sedersi a tavola e mangiare insieme. E il mondo scorreva, cioè passavano i giorni; e accadevano come sempre delle cose che sentivamo al tg (non amavamo molto guardare la televisione, preferivamo farci i fatti nostri, e il bello è che a quei tempi ci riuscivamo); era accaduto che era morto il Papa.
Dicevano tutti che era un EVENTO, una cosa storica. Non capita spesso, i Papi sono vecchi, ma anche longevi a quanto pare. Che emozione, anzi che emozioni, quelle degli altri, in tv, noi scherzavamo a tavola davanti al nostro piatto di pasta non molto diversi dal solito. Era bello anche che non pensavo più di tanto a quanto eravamo "italiani" con quel piatto di pasta e quel Papa... ora non c'era più, certo, era morto, ma la fiducia da bravi italiani ci diceva di non preoccuparci che presto ce ne sarebbe stato un altro; non ci pensavo, e non pensavo a tante altre cose che oggi più o meno mi fanno male, pensavo già a fare lo scrittore, però forse pensavo di riuscirci con una certa facilità, e allegrezza. Invece è chiaro che va tutto male, e niente è bello, né originale, né da leggere, né da sentire.
Ecco l'evento, l'elezione del nuovo Papa, in tv, fumata qua e fumata là, ore e ore di collegamenti – si capiva che c'erano state – ma noi avevamo assistito con la nostra piccola striminzita e scassata tv con lo schermo tanto convesso a pochi minuti, qualche decina, a tavola, mangiando, e parlando di tante cose che non ricordo; sicuramente non solo del Papa, dell'evento storico, scherzavamo come sempre, dicevamo cazzate, condite di parolacce, come sempre. Avevamo la tv tanto per averla, qualcuno di noi l'aveva scovata in qualche soffitta e messa democraticamente a disposizione di tutti per fottersene di quella mezza televisioncina di plastica nero-grigia.
Pesante come al solito e brillo di vino come al solito la serata è finita e me ne sono andato a letto. Ero un po' sovrappeso a quei tempi. Affannato. Riesco ad addormentarmi non so quando.
«HABEMUS PAPAM»
Che?
«HABEMUS PAPAM»
Ho sentito bene? È nella mia testa?
Rimbomba:
«HABEMUS PAPAM»
È nella mia testa o sto sognando, confuso, pesante, mi rigiro, mi riaddormento, forse.
Non so per quante ore è andata avanti.
«HABEMUS PAPAM»
«HABEMUS PAPAM»
«HABEMUS PAPAM»
Mi sveglio con l'eco nelle orecchie. Sono sveglio. È mattina. Finalmente la notte è finita. Tutto scompigliato me ne vado di là. E incontro i miei compagni di casa scompigliati che si grattano la testa lenti. Ho ancora in mente quella voce con l'eco, quella voce cardinalizia, imporporata. Lo racconto ai miei compagni. Questo mi rassicura, mi riporta alla realtà. Assistere a quell'evento mi ha causato quel sogno... ma era un sogno? Io ricordo solo quella voce che dice «Habemus Papam», non mi si è impresso nient'altro, solo quella voce... ridono, rido pure io. Che razza di nottata, il mio cervello è fuso... ridono, rido pure io, di gusto, molto forte, un po' troppo istericamente, sono ancora un po' confuso dalla nottata e dal vuoto della mia testa che ha fatto rimbombare quella voce. Che poi è sì un vento storico, ma a noi cosa ci cambia? Non mi sembra che siamo particolarmente emozionati (guardo le facce dei miei compagni), non mi sembra. È vero: la storia non la decidiamo noi. Ma chi l'ha deciso che non la decidiamo noi, se a noi non interessa? è come per il voto, come per il voto noi che siamo in pochi giustamente non contiamo niente, ma siamo davvero in pochi? Mah, mi stanno prendendo per il culo i miei amici, e hanno ragione. Ci facciamo una bella risata e a turno andiamo in bagno a lavarci i denti e non solo. Io mi faccio anche una cacata.
E lì seduto penso che è inutile girarci intorno: è stupido, superficiale, blasfemo, scostumato, ma le realtà è questa: non ce ne fotte niente di quell'evento storico.
6 novembre 2009
Leonello Ruberto è nato a Basilea nel 1980. Laureato in Architettura, il suo blog è http://leonelloruberto.blogspot.com. Ha pubblicato brevi racconti e articoli su Il Paradiso degli orchi, Terra Nullius e Progetto Babele. Nel 2004 ha esordito in narrativa con il romanzo La donna ideale (Michele Di Salvo Editore). Nel 2008 ha pubblicato, come componente del gruppo di scrittori Fabulous Four, minimal pathetic (18:30 edizioni).
Dicevano tutti che era un EVENTO, una cosa storica. Non capita spesso, i Papi sono vecchi, ma anche longevi a quanto pare. Che emozione, anzi che emozioni, quelle degli altri, in tv, noi scherzavamo a tavola davanti al nostro piatto di pasta non molto diversi dal solito. Era bello anche che non pensavo più di tanto a quanto eravamo "italiani" con quel piatto di pasta e quel Papa... ora non c'era più, certo, era morto, ma la fiducia da bravi italiani ci diceva di non preoccuparci che presto ce ne sarebbe stato un altro; non ci pensavo, e non pensavo a tante altre cose che oggi più o meno mi fanno male, pensavo già a fare lo scrittore, però forse pensavo di riuscirci con una certa facilità, e allegrezza. Invece è chiaro che va tutto male, e niente è bello, né originale, né da leggere, né da sentire.
Ecco l'evento, l'elezione del nuovo Papa, in tv, fumata qua e fumata là, ore e ore di collegamenti – si capiva che c'erano state – ma noi avevamo assistito con la nostra piccola striminzita e scassata tv con lo schermo tanto convesso a pochi minuti, qualche decina, a tavola, mangiando, e parlando di tante cose che non ricordo; sicuramente non solo del Papa, dell'evento storico, scherzavamo come sempre, dicevamo cazzate, condite di parolacce, come sempre. Avevamo la tv tanto per averla, qualcuno di noi l'aveva scovata in qualche soffitta e messa democraticamente a disposizione di tutti per fottersene di quella mezza televisioncina di plastica nero-grigia.
Pesante come al solito e brillo di vino come al solito la serata è finita e me ne sono andato a letto. Ero un po' sovrappeso a quei tempi. Affannato. Riesco ad addormentarmi non so quando.
«HABEMUS PAPAM»
Che?
«HABEMUS PAPAM»
Ho sentito bene? È nella mia testa?
Rimbomba:
«HABEMUS PAPAM»
È nella mia testa o sto sognando, confuso, pesante, mi rigiro, mi riaddormento, forse.
Non so per quante ore è andata avanti.
«HABEMUS PAPAM»
«HABEMUS PAPAM»
«HABEMUS PAPAM»
Mi sveglio con l'eco nelle orecchie. Sono sveglio. È mattina. Finalmente la notte è finita. Tutto scompigliato me ne vado di là. E incontro i miei compagni di casa scompigliati che si grattano la testa lenti. Ho ancora in mente quella voce con l'eco, quella voce cardinalizia, imporporata. Lo racconto ai miei compagni. Questo mi rassicura, mi riporta alla realtà. Assistere a quell'evento mi ha causato quel sogno... ma era un sogno? Io ricordo solo quella voce che dice «Habemus Papam», non mi si è impresso nient'altro, solo quella voce... ridono, rido pure io. Che razza di nottata, il mio cervello è fuso... ridono, rido pure io, di gusto, molto forte, un po' troppo istericamente, sono ancora un po' confuso dalla nottata e dal vuoto della mia testa che ha fatto rimbombare quella voce. Che poi è sì un vento storico, ma a noi cosa ci cambia? Non mi sembra che siamo particolarmente emozionati (guardo le facce dei miei compagni), non mi sembra. È vero: la storia non la decidiamo noi. Ma chi l'ha deciso che non la decidiamo noi, se a noi non interessa? è come per il voto, come per il voto noi che siamo in pochi giustamente non contiamo niente, ma siamo davvero in pochi? Mah, mi stanno prendendo per il culo i miei amici, e hanno ragione. Ci facciamo una bella risata e a turno andiamo in bagno a lavarci i denti e non solo. Io mi faccio anche una cacata.
E lì seduto penso che è inutile girarci intorno: è stupido, superficiale, blasfemo, scostumato, ma le realtà è questa: non ce ne fotte niente di quell'evento storico.
6 novembre 2009
Leonello Ruberto è nato a Basilea nel 1980. Laureato in Architettura, il suo blog è http://leonelloruberto.blogspot.com. Ha pubblicato brevi racconti e articoli su Il Paradiso degli orchi, Terra Nullius e Progetto Babele. Nel 2004 ha esordito in narrativa con il romanzo La donna ideale (Michele Di Salvo Editore). Nel 2008 ha pubblicato, come componente del gruppo di scrittori Fabulous Four, minimal pathetic (18:30 edizioni).
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