RECENSIONI
Dianella Bardelli
I pesci altruisti rinascono bambini
Giraldi Editore, Pag. 100 Euro 11,00
Appassionata di letteratura della beat generation, e in particolar modo innamorata di Kerouac, a quanto pare l'Autrice ha voluto scrivere un romanzo on the road all'italiana. In più, lei che insegna scrittura creativa con il metodo della poesia e prosa spontanea, sembra aver usato un'impostazione sperimentale. Prendiamo una donna di trent'anni, con una vita familiare e lavorativa assolutamente comune, e facciamola uscire di casa senza bagaglio e senza nessuna particolare destinazione, anzi con l'intenzione precisa di evitare qualsiasi tipo di progetto, qualsiasi impegno, e qualsiasi legame strutturato con luoghi o persone. E vediamo che cosa succede.
Chiede in giro di posti dove accolgono senza tetto come lei. Che vuol dire che lei lo è da due giorni. Lì mica ti chiedono da quanto tempo sei senza tetto. Per prima cosa dovrà chiedere dei vestiti, biancheria, un letto per dormire, poi si vede. Si fa delle domande. La prima è: ha senso tutto questo? La risposta arriva fortissima e chiara dentro di sé: sì, ha moltissimo senso, ha tutto il senso, è il senso.
Quindi la protagonista bighellona, senza nemmeno allontanarsi troppo da casa. Gira per la riviera, trova ogni tanto un lavoretto per spesarsi, ma che non sia troppo impegnativo e che non duri troppo, trova degli alloggi dove però cerca di non fermarsi a lungo, incontra persone con cui evita di instaurare legami troppo profondi. Una specie di precaria per scelta e per vocazione. Ma quanto potrà durare, si chiede il lettore. Il lettore da un lato è incuriosito, perché non riesce a immaginare dove andrà a parare questa storia, dall'altra è angosciato dalla prospettiva che la storia non vada a parare da nessuna parte e continui a ripetersi sempre uguale. Sembra infatti che le azioni si ripetano ciclicamente, descritte in uno stile volutamente semplificato, come volutamente la protagonista continua a semplificare la propria vita. Ogni pensiero troppo complesso viene allontanato, ogni emozione tenuta a bada. Conta solo la libertà. Ma libertà di che, si domanda il lettore, se per essere libera non puoi nemmeno permetterti di amare? Così il lettore, che ha paura di annoiarsi (ma è sostenuto dal fatto che la storia dura solo cento pagine) invece di annoiarsi si rattrista un po'. Al contrario della protagonista.
Si fa inondare il viso dalla pioggia, ancora e ancora, i capelli lunghi sono già fradici, anche la maglietta che indossa e i jeans. Rimane lì, il viso al cielo, le braccia abbandonate lungo i fianchi. Non sente freddo, troppa è la felicità di quel momento. La libertà è anche questo,pensa. Prendersi tutta la pioggia in faccia, nel corpo, è come ripulirsi l'anima.
Ma allora non c'è soluzione? Allora è una storia senza fine, e quindi non è una storia? Questo si domanda lo sprovveduto lettore, che non conosce il buddismo. E che c'entra il buddismo, dirà qualcuno. C'entra, perché questo è un altro degli interessi della Bardelli, ed è proprio il deus ex machina che entra in scena per risolvere il problema. Perché nel buddismo è vero che l'esistenza si perpetua ciclicamente da un vita all'altra attraverso la reincarnazione, ma è anche vero che non tutte le vite sono uguali. E lì si insinua, finalmente, l'idea di un possibile cambiamento.
di Giovanna Repetto
Chiede in giro di posti dove accolgono senza tetto come lei. Che vuol dire che lei lo è da due giorni. Lì mica ti chiedono da quanto tempo sei senza tetto. Per prima cosa dovrà chiedere dei vestiti, biancheria, un letto per dormire, poi si vede. Si fa delle domande. La prima è: ha senso tutto questo? La risposta arriva fortissima e chiara dentro di sé: sì, ha moltissimo senso, ha tutto il senso, è il senso.
Quindi la protagonista bighellona, senza nemmeno allontanarsi troppo da casa. Gira per la riviera, trova ogni tanto un lavoretto per spesarsi, ma che non sia troppo impegnativo e che non duri troppo, trova degli alloggi dove però cerca di non fermarsi a lungo, incontra persone con cui evita di instaurare legami troppo profondi. Una specie di precaria per scelta e per vocazione. Ma quanto potrà durare, si chiede il lettore. Il lettore da un lato è incuriosito, perché non riesce a immaginare dove andrà a parare questa storia, dall'altra è angosciato dalla prospettiva che la storia non vada a parare da nessuna parte e continui a ripetersi sempre uguale. Sembra infatti che le azioni si ripetano ciclicamente, descritte in uno stile volutamente semplificato, come volutamente la protagonista continua a semplificare la propria vita. Ogni pensiero troppo complesso viene allontanato, ogni emozione tenuta a bada. Conta solo la libertà. Ma libertà di che, si domanda il lettore, se per essere libera non puoi nemmeno permetterti di amare? Così il lettore, che ha paura di annoiarsi (ma è sostenuto dal fatto che la storia dura solo cento pagine) invece di annoiarsi si rattrista un po'. Al contrario della protagonista.
Si fa inondare il viso dalla pioggia, ancora e ancora, i capelli lunghi sono già fradici, anche la maglietta che indossa e i jeans. Rimane lì, il viso al cielo, le braccia abbandonate lungo i fianchi. Non sente freddo, troppa è la felicità di quel momento. La libertà è anche questo,pensa. Prendersi tutta la pioggia in faccia, nel corpo, è come ripulirsi l'anima.
Ma allora non c'è soluzione? Allora è una storia senza fine, e quindi non è una storia? Questo si domanda lo sprovveduto lettore, che non conosce il buddismo. E che c'entra il buddismo, dirà qualcuno. C'entra, perché questo è un altro degli interessi della Bardelli, ed è proprio il deus ex machina che entra in scena per risolvere il problema. Perché nel buddismo è vero che l'esistenza si perpetua ciclicamente da un vita all'altra attraverso la reincarnazione, ma è anche vero che non tutte le vite sono uguali. E lì si insinua, finalmente, l'idea di un possibile cambiamento.
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