ATTUALITA'
Stefano Torossi
Il bello della pandemia
Presto presto che sta per finire!
Non credevamo, quando tutto è cominciato, di arrivare al punto di trovare non uno, ma parecchi elementi positivi nel flagello biblico che ci ha colpiti. Lasciamo perdere il resto dell’umanità; ci basta qualche cenno su quello di buono che il Covid 19 ha portato a noi da queste parti.
Grazie alla pandemia Roma è diventata un paesino di vacanze. Certo, parcheggiare è ancora più difficile di prima, ma vuoi mettere i baretti i ristorantini, i ceffeucci a cui sono spuntate le pedane, le piattaforme, i giardinetti con tavolini, seggioline, fioriere e alberelli. C’è da credere che basti un passo per trovare lì, proprio sotto i gradini, la risacca del Mediterraneo.
Grazie alla pandemia finalmente non ci si bacia più. Vuoi mettere quanto si sono snelliti i cerimoniali degli incontri che prima erano funestati da appiccicosi e non sempre graditi giri di contatti orali sulle gote di tutti. Ora colpetti coi gomiti o con i pugnetti chiusi e via.
Grazie alla pandemia non è più obbligatorio farsi la barba (o mettersi il rossetto) tutti i giorni. Una bella mascherina sulla faccia e il look trasandato, così evidente e invadente certe mattine, diventato invisibile, non ti tradisce più.
E la settentrionalizzazione degli orari della cena, grazie al coprifuoco (purtroppo in via di abolizione) che ci obbliga a rivedere i tempi meridionali delle nostre gastronomie serali? Finalmente a letto senza quelle micidiali combinazioni di salse e guazzetti sullo stomaco.
Questa momentanea età dell’innocenza è in via di conclusione. Dobbiamo prepararci ad affrontare con cuore saldo l’imminente ritorno alla vita responsabile, senza più nessun buon papà (commissario all’emergenza) che ci dice cosa fare, e se farlo. E che ci mette in castigo quando serve.
Siamo adulti e sono di nuovo affari nostri.
Non credevamo, quando tutto è cominciato, di arrivare al punto di trovare non uno, ma parecchi elementi positivi nel flagello biblico che ci ha colpiti. Lasciamo perdere il resto dell’umanità; ci basta qualche cenno su quello di buono che il Covid 19 ha portato a noi da queste parti.
Grazie alla pandemia Roma è diventata un paesino di vacanze. Certo, parcheggiare è ancora più difficile di prima, ma vuoi mettere i baretti i ristorantini, i ceffeucci a cui sono spuntate le pedane, le piattaforme, i giardinetti con tavolini, seggioline, fioriere e alberelli. C’è da credere che basti un passo per trovare lì, proprio sotto i gradini, la risacca del Mediterraneo.
Grazie alla pandemia finalmente non ci si bacia più. Vuoi mettere quanto si sono snelliti i cerimoniali degli incontri che prima erano funestati da appiccicosi e non sempre graditi giri di contatti orali sulle gote di tutti. Ora colpetti coi gomiti o con i pugnetti chiusi e via.
Grazie alla pandemia non è più obbligatorio farsi la barba (o mettersi il rossetto) tutti i giorni. Una bella mascherina sulla faccia e il look trasandato, così evidente e invadente certe mattine, diventato invisibile, non ti tradisce più.
E la settentrionalizzazione degli orari della cena, grazie al coprifuoco (purtroppo in via di abolizione) che ci obbliga a rivedere i tempi meridionali delle nostre gastronomie serali? Finalmente a letto senza quelle micidiali combinazioni di salse e guazzetti sullo stomaco.
Questa momentanea età dell’innocenza è in via di conclusione. Dobbiamo prepararci ad affrontare con cuore saldo l’imminente ritorno alla vita responsabile, senza più nessun buon papà (commissario all’emergenza) che ci dice cosa fare, e se farlo. E che ci mette in castigo quando serve.
Siamo adulti e sono di nuovo affari nostri.
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