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CLASSICI

Alfredo Ronci

Il bisogno di dire qualcosa: “Amado mio” di Pier Paolo Pasolini.

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Sento il bisogno di dire qualcosa al lettore prima che egli cominci a leggere. Ma che dirgli? Nello scrivere queste poche parole di prefazione sono più imbarazzato che mai. Ho rischiato molto nello scrivere Atti impuri e Amado mio.
Non so se gli argomenti così scabrosi di questi due racconti siano sufficientemente necessari e oggettivati; suppongo addirittura che qualcuno, se io dicessi il nome del peccato… forse non leggerebbe nemmeno la prima pagina del libro.
Le parole di Pasolini, nella loro incertezza e paura, sono invece ben delineate: le storie che parlano del peccato, le storie che trattano di omosessualità mettono ancora soggezione. E’ vero, non potrebbe essere diversamente, soprattutto per una cultura come quella italiana, che per nulla al mondo avrebbe ipotizzano anche l’esistenza di una prassi del genere, alimentare un abitudine e farne anche un romanzo. Siamo alla fine degli anni quaranta, Pasolini è ancora insegnante in Friuli anche se a breve avrebbe preso la strada per Roma. E tenta di rappresentare una vita di paese con tutte le passioni del caso, naturali e non.
Non ce ne vogliano gli estimatori di Pasolini (tra l’altro non vediamo e non capiamo il perché), ma le paure che lo scrittore esprime saranno le stesse che segneranno la sua arte e la sua vita. Per concludersi con l’episodio del sesso orale in sequenza in una indimenticabile e irrepetibile scena del romanzo, uscito dopo la sua uccisione, Petrolio.
Amado mio narra le vicende di Desiderio, ragazzo non ancora maggiorenne, che s’innamora di Iasìs, anche lui minorenne, e tutte le considerazioni dei due di fronte ad un sentire che forse li avrebbe allontanati dal consesso civile.
Ecco come Desiderio raffigura Iasìs: In tutto il corpo del resto palpitava la madre divenuta uomo; quella dolce traduzione – dovuta al padre innamorato – del nome maschile in femminile (ricordo di un film messicano: lei Juana, lui, il bambinello – da supporsi ormai rivale del padre – Juanito). E più aitante e asciutto il corpo si atteggiava dentro le vesti per conclamazione e formula magica maschili, più folta e sfumata ne era la bellezza.
Anche in questo caso ci sono tutte le caratteristiche dell’uomo-ragazzo che piace a Pasolini e il confronto-scontro con la maternità, di cui lo scrittore fu testimone non solo oculare.
Si è detto tutto di questa relazione (sia Amado mio che Atti impuri, pur se scritti alla fine dei quaranta, furono presentati anni più tardi) e soprattutto del modo di Pasolini di rappresentare il mondo dei ragazzi. Qualcuno ha visto una rappresentazione poetica alla Proust, anche se proustianamente Pasolini lo affrontò in alcuni suoi romanzi successivi. Qualcuno ha visto in questa congrega anche divertente e amabile un modello per una visione neo-realista del mondo. Altri ancora un innocente cosmo di pulsioni greco-latine.
Per Pasolini fu soltanto un confrontarsi col suo essere. E Desiderio fu veramente lui? Risponde lo scrittore: Quanti moralisti saranno pronti ad accusarmi, e avranno ragione, perché se Desiderio non sono io, se non mi assomiglia, tuttavia l’ho pensato e fatto vivere nel momento della mia vita in cui io mi sono approssimato a lui. Però Desiderio finisce col racconto; e io continuo…
Nelle intenzioni di Pasolini però c’era addirittura l’aspirazione che invece Desiderio continuasse a vivere, magari ambientandolo nelle scene di vita metropolitana di Roma. Ma le intenzioni non seguirono i fatti.
Ma le conclusioni di Amado mio lasciano intendere qualcosa, come nella scena finale in cui all’ennesima dimostrazione di affetto di Desiderio che dice Perdonami Iasìs, il ragazzo risponde Stasera una sorta di speranza e di ravvedimento di tutta la vicenda.
Dice ancora Pasolini, in un ulteriore prendere le distanze dal libro, meglio ancora, da quello che il libro vuol significare… Se ha un po’ giocato con Iasìs e Desi e il loro amore, se li ho immersi in un diluente “cattivo”, vuol dire che ero obbligato a farlo e che era sotto questa luce che io dovevo apparire ai lettori di questo libro, che essendo diversi da quelli, pochissimi, che mi conoscono dai miei versi, potranno farsi sul mio conto l’opinione che mi merito.
Obbligato a farlo? Apparire ai lettori di questo libro? Per carità, opinioni che oggi appartengono alla preistoria del genere, ma che allora tentavano una giustificazione alla vita.



L’edizione da noi considerata è:

Pier Paolo Pasolini
Amado mio
Garzanti



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