RECENSIONI
Stav Sherez
Il monastero di satana
Newton Compton, Pag. 328 Euro 12,90
Iniziamo dal titolo. L'originale inglese è The black monastery, in italiano il monastero nero che, nonostante la rima baciata, suona decisamente meglio (e scorre e non è cacofonico). E soprattutto calza a pennello con la storia che conferma le doti di questo scrittore veramente giovane, critico musicale che vive a Londra e ha scritto per il Daily Telegraph e il cui primo romanzo, La Giostra del diavolo (tanto per rimanere in tema e nemmeno fosse un devoto del signore del male), aveva ottenuto un ottimo riscontro anche di pubblico e che in Italia aveva pubblicato sempre la Newton.
Qui siamo dalle parti della Grecia dei nostri giorni, su un'isola inventata, Palassos, in cui si possono però riconoscere i tratti delle più famose e reali mete del turismo sfrenato; quello da discoteche pompa house, inglesi ubriachi e droga a go go. Sulla cima di un monte che la sovrasta vengono ritrovati, sull'altare del monastero nero ormai in rovina, i corpi squartati di quattro giovani, due greci e due turisti. Che sia il ritorno di un'antica setta di hippie accusati di aver sacrificato, trentanni prima, due bambini del posto e di aver in seguito commesso un suicidio di massa? Sulle tracce di questi misteriosi omicidi che hanno tutto del rituale si mettono la scrittrice di gialli Kitty, approdata sull'isola per sfuggire al suo successo letterario, e l'aspirante scrittore Jason, che la segue in gran segreto fino in Grecia per appiopparle al momento giusto il suo manoscritto. C'è, ovviamente, anche un poliziotto, Nikos, quest'ultimo un personaggio un tantino stereotipato, col classico passato costellato da insuccessi professionali che gli ripiomba addosso proprio in vista della sua meritata pensione.
Jason e Kitty sono i personaggi più riusciti. E' divertente e rocambolesco il loro incontro, convincente lo sviluppo della loro pseudo relazione (appena accennata e mai scontata), interessante e sferzante il loro modo di guardare, con gli occhi disincantati dell'osservatore distaccato, non solo le vicissitudini di questa torbida vicenda ma anche l'atmosfera da civiltà decaduta che trionfa sull'isola del turismo sfrenato e dello sballo iper consumistico.
E poi il linguaggio. Un plauso alla traduzione di Sandro Ristori che ha ben saputo mantenere l'originalità di una sintassi brillante (anche se a volte con troppe similitudini) e di un inventiva che Sherez sa di possedere, maneggiando con disinvoltura frasi e scelte linguistiche che, per un argomento del genere, potevano risultare di gran lunga scontate e standardizzate.
Il finale è un deciso crescendo. Pieno di colpi di scena che ti costringono a leggere fino all'ultima pagina, lì dove il mistero dei corpi martoriati, e di uno strano culto dei millepiedi (magistralmente fatto spiegare da un professore universitario greco) si rivelano davvero poco metafisici e paranormali e molto, anzi moltissimo legati a uno dei temi dell'attualità più scottanti (e forse più abusati e sensazionalizzati) dalla cronaca. Non diremo quale, ma se ai preti aggiungete i bambini non deve essere difficile intuirlo. Una bella conferma per questo autore e, agli editori, occhio ai titoli. Non è possibile che la letteratura debba inseguire sempre il sensazionalismo dei titoli di giornale o dei Tg delle 20.
di Adriano Angelini
Qui siamo dalle parti della Grecia dei nostri giorni, su un'isola inventata, Palassos, in cui si possono però riconoscere i tratti delle più famose e reali mete del turismo sfrenato; quello da discoteche pompa house, inglesi ubriachi e droga a go go. Sulla cima di un monte che la sovrasta vengono ritrovati, sull'altare del monastero nero ormai in rovina, i corpi squartati di quattro giovani, due greci e due turisti. Che sia il ritorno di un'antica setta di hippie accusati di aver sacrificato, trentanni prima, due bambini del posto e di aver in seguito commesso un suicidio di massa? Sulle tracce di questi misteriosi omicidi che hanno tutto del rituale si mettono la scrittrice di gialli Kitty, approdata sull'isola per sfuggire al suo successo letterario, e l'aspirante scrittore Jason, che la segue in gran segreto fino in Grecia per appiopparle al momento giusto il suo manoscritto. C'è, ovviamente, anche un poliziotto, Nikos, quest'ultimo un personaggio un tantino stereotipato, col classico passato costellato da insuccessi professionali che gli ripiomba addosso proprio in vista della sua meritata pensione.
Jason e Kitty sono i personaggi più riusciti. E' divertente e rocambolesco il loro incontro, convincente lo sviluppo della loro pseudo relazione (appena accennata e mai scontata), interessante e sferzante il loro modo di guardare, con gli occhi disincantati dell'osservatore distaccato, non solo le vicissitudini di questa torbida vicenda ma anche l'atmosfera da civiltà decaduta che trionfa sull'isola del turismo sfrenato e dello sballo iper consumistico.
E poi il linguaggio. Un plauso alla traduzione di Sandro Ristori che ha ben saputo mantenere l'originalità di una sintassi brillante (anche se a volte con troppe similitudini) e di un inventiva che Sherez sa di possedere, maneggiando con disinvoltura frasi e scelte linguistiche che, per un argomento del genere, potevano risultare di gran lunga scontate e standardizzate.
Il finale è un deciso crescendo. Pieno di colpi di scena che ti costringono a leggere fino all'ultima pagina, lì dove il mistero dei corpi martoriati, e di uno strano culto dei millepiedi (magistralmente fatto spiegare da un professore universitario greco) si rivelano davvero poco metafisici e paranormali e molto, anzi moltissimo legati a uno dei temi dell'attualità più scottanti (e forse più abusati e sensazionalizzati) dalla cronaca. Non diremo quale, ma se ai preti aggiungete i bambini non deve essere difficile intuirlo. Una bella conferma per questo autore e, agli editori, occhio ai titoli. Non è possibile che la letteratura debba inseguire sempre il sensazionalismo dei titoli di giornale o dei Tg delle 20.
di Adriano Angelini
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