RECENSIONI
Margaret Atwood
Il racconto dell'ancella
Ponte alle Grazie, Traduzione di Camillo Pennati, Pag. 398 Euro 16,80
A caso… Il bel tempo continua. E’ quasi come a giugno, quando si tiravano fuori gli abiti estivi e i sandali e si andava a comprare un gelato. Ci sono altri tre corpi appesi al Muro. Uno è un prete, con la tonaca nera. Gli è stata messa addosso, per il processo, anche se da anni, da quando sono iniziate le guerre tra le sette, tutti i preti hanno smesso di portarla, per non essere riconosciuti.
Dunque… la Atwood, riconosciuta tra le grandi della nuova letteratura canadese, vincitrice di premi prestigiosi (inutile nominarli, ma fidatevi…), pare sia stata candidata più volte al premio Nobel.
Non scherzo, proprio così… premio Nobel. Vero che negli ultimi tempi detto premio, secondo il sottoscritto, si è un po’ lasciato andare a certe pressioni mediologiche, ma immaginare che possa candidare una media scrittrice di lingua inglese, mi sembra francamente un paradosso.
Questo libro, lo devo ammettere, pur non essendo nuovissimo, mi è stato consigliato da una mia cara amica che, con frizzi e lazzi, mi ha esortato a leggerlo perché è assolutamente meraviglioso e carico di idee profonde (in realtà non ha detto proprio così, ma devo comunque tratteggiarla).
Ora passi il tema sf (sì, è ambientato negli Stati Uniti, devastato dalle radiazioni atomiche e basato sul controllo del corpo femminile), passi il tema della condizione subalterna della donna, e passi pure il finale, che lascia spazio ad una serie di condizioni più realistiche… ma tutto ciò non impedisce ad un lettore più scaltro (io mi auguro che ci sia in giro…) di ritenere Il racconto dell’ancella un romanzo medio, di medio stile, di medio linguaggio (l’esempio che ho fatto all’inizio è davvero significativo) e di medio risultato.
La Atwood è scrittrice ben tenuta in considerazione, soprattutto dalla televisione. Per esempio questa storia è stata trasmessa dalla tv on demand Hulu, ed un’altra prova narrativa, L’altra Grace, è stata proposta dal canale Netflix, e portata ad un discreto successo. C’è altro da dire?
Personalmente credo di no. La Atwood è narratrice capace (tra l’altro questo romanzo ha un seguito, già pubblicato in Italia sempre da Ponte alle Grazie) e per come struttura le cose, sembra adattissima ad un pubblico televisivo affamato di storie.
Per quanto riguarda il Nobel… bè lasciamo perdere.
Poi all’amica ci penso io. Più tardi…
di Alfredo Ronci
Dunque… la Atwood, riconosciuta tra le grandi della nuova letteratura canadese, vincitrice di premi prestigiosi (inutile nominarli, ma fidatevi…), pare sia stata candidata più volte al premio Nobel.
Non scherzo, proprio così… premio Nobel. Vero che negli ultimi tempi detto premio, secondo il sottoscritto, si è un po’ lasciato andare a certe pressioni mediologiche, ma immaginare che possa candidare una media scrittrice di lingua inglese, mi sembra francamente un paradosso.
Questo libro, lo devo ammettere, pur non essendo nuovissimo, mi è stato consigliato da una mia cara amica che, con frizzi e lazzi, mi ha esortato a leggerlo perché è assolutamente meraviglioso e carico di idee profonde (in realtà non ha detto proprio così, ma devo comunque tratteggiarla).
Ora passi il tema sf (sì, è ambientato negli Stati Uniti, devastato dalle radiazioni atomiche e basato sul controllo del corpo femminile), passi il tema della condizione subalterna della donna, e passi pure il finale, che lascia spazio ad una serie di condizioni più realistiche… ma tutto ciò non impedisce ad un lettore più scaltro (io mi auguro che ci sia in giro…) di ritenere Il racconto dell’ancella un romanzo medio, di medio stile, di medio linguaggio (l’esempio che ho fatto all’inizio è davvero significativo) e di medio risultato.
La Atwood è scrittrice ben tenuta in considerazione, soprattutto dalla televisione. Per esempio questa storia è stata trasmessa dalla tv on demand Hulu, ed un’altra prova narrativa, L’altra Grace, è stata proposta dal canale Netflix, e portata ad un discreto successo. C’è altro da dire?
Personalmente credo di no. La Atwood è narratrice capace (tra l’altro questo romanzo ha un seguito, già pubblicato in Italia sempre da Ponte alle Grazie) e per come struttura le cose, sembra adattissima ad un pubblico televisivo affamato di storie.
Per quanto riguarda il Nobel… bè lasciamo perdere.
Poi all’amica ci penso io. Più tardi…
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