RECENSIONI
Asa Larsson
Il sangue versato
Marsilio, Pag. 388 Euro 17,50
«Gli uomini picchiano le donne» dice Mildred, poi fa un respiro profondo e prosegue. «Gli uomini discriminano le donne, le dominano, le molestano, le uccidono. Le privano degli organi genitali, le uccidono appena nate, le costringono dietro a un velo, le chiudono in casa, le violentano, impediscono loro di studiare, danno loro uno stipendio inferiore e minori possibilità di fare carriera. Su questo non scendo a compromessi». Pag.158
Possono essere una chiave di lettura queste poche righe introduttive. Infatti la vittima di questo giallo svedese, un pastore di nome Mildred, viene uccisa perché troppo intransigente nelle sue posizioni, poco diplomatica nelle dispute, e troppo avanti negli atteggiamenti, persino per una comunità svedese.
Giallo (e uso questo termine perché la materia non è il noir metropolitano, o l'hard boiled "riverniciato" per l'occasione, ma una vera e propria discesa nei canoni dell'investigazione più classica del genere) grigio e malinconico, dove – e non mi capitava da tempo di avvertirlo, in un contesto del genere – la sostanza del dire e dell'agire è una profonda stanchezza del vivere. E dove la sottrazione degli affetti non avviene solo per un'azione delittuosa e violenta, ma anche per insondabili ironie del destino e scelte "coraggiose" dell'animo umano.
Un libro fatto di assenze non colmabili: un delitto che non si saprà mai se possa essere collegato all'evento principale, un gatto che inspiegabilmente scompare e di cui la storia non ci darà conforto, un amore velato, mai disvelato e non vissuto fino alla fine e proprio per questo insopportabile da gestire.
L'autrice, di cui Marsilio ha già pubblicato Tempesta solare, procede con la stessa delicatezza con la quale uno dei "protagonisti" del libro, un lupo sotto stretta sorveglianza, causa anche di dispute tra concittadini, lascia segni inequivocabili. Orme, tracce a volte afrori di animale. La Larsson piuttosto che squadernare la storia con progressivi accumuli di pathos, lascia dietro sé odori inconfondibili. Si potrebbe dire tra tutti, generalizzando, l'odore della morte, ma è invece in quel senso frustrante di abbandono e di struggente ritrosia dei personaggi che la scrittrice, pur dissotterrando segnali, depista il lettore.
Siamo di fronte ad un giallo che non è tale. Per carità, non manca nulla: il morto iniziale – forse due – un secondo legato indissolubilmente al primo, l'investigazione, l'investigatore (donna anche qui, come il mondo intero della Larsson, come l'amore che, unico nel romanzo nella sua essenza non mistificante, è tra donne, e portato alle estreme conseguenze perché ad un certo punto privo dell'altra metà), le tesi e le controtesi. Insomma la materia è quella e riconoscibile. Ma la Larsson tira bordate e assesta colpi brutali alla struttura. C'è il rischio che in questa lotta si perda il senso stesso del contendere.
Invece l'impalcatura tiene: ma perché al dolore si somma il dolore. Non vi è acquiscienza del cuore, non v'è sollievo. Il disvelamento "borghese" dell'omicida non dà sgravio. Per strada abbiamo già perso testimoni (straziante il suicidio di Lisa Stockel e dei suoi tre adorati cani) e speranze. Quel che rimane è un cumulo di macerie fumanti.
Dove l'autrice troverà spunto per le prossime avventure? A me sembra che dietro l'imposizione di un marchio letterario, in questo caso via sia anche una disperazione di troppo. Mica facile andare avanti.
di Eleonora del Poggio
Possono essere una chiave di lettura queste poche righe introduttive. Infatti la vittima di questo giallo svedese, un pastore di nome Mildred, viene uccisa perché troppo intransigente nelle sue posizioni, poco diplomatica nelle dispute, e troppo avanti negli atteggiamenti, persino per una comunità svedese.
Giallo (e uso questo termine perché la materia non è il noir metropolitano, o l'hard boiled "riverniciato" per l'occasione, ma una vera e propria discesa nei canoni dell'investigazione più classica del genere) grigio e malinconico, dove – e non mi capitava da tempo di avvertirlo, in un contesto del genere – la sostanza del dire e dell'agire è una profonda stanchezza del vivere. E dove la sottrazione degli affetti non avviene solo per un'azione delittuosa e violenta, ma anche per insondabili ironie del destino e scelte "coraggiose" dell'animo umano.
Un libro fatto di assenze non colmabili: un delitto che non si saprà mai se possa essere collegato all'evento principale, un gatto che inspiegabilmente scompare e di cui la storia non ci darà conforto, un amore velato, mai disvelato e non vissuto fino alla fine e proprio per questo insopportabile da gestire.
L'autrice, di cui Marsilio ha già pubblicato Tempesta solare, procede con la stessa delicatezza con la quale uno dei "protagonisti" del libro, un lupo sotto stretta sorveglianza, causa anche di dispute tra concittadini, lascia segni inequivocabili. Orme, tracce a volte afrori di animale. La Larsson piuttosto che squadernare la storia con progressivi accumuli di pathos, lascia dietro sé odori inconfondibili. Si potrebbe dire tra tutti, generalizzando, l'odore della morte, ma è invece in quel senso frustrante di abbandono e di struggente ritrosia dei personaggi che la scrittrice, pur dissotterrando segnali, depista il lettore.
Siamo di fronte ad un giallo che non è tale. Per carità, non manca nulla: il morto iniziale – forse due – un secondo legato indissolubilmente al primo, l'investigazione, l'investigatore (donna anche qui, come il mondo intero della Larsson, come l'amore che, unico nel romanzo nella sua essenza non mistificante, è tra donne, e portato alle estreme conseguenze perché ad un certo punto privo dell'altra metà), le tesi e le controtesi. Insomma la materia è quella e riconoscibile. Ma la Larsson tira bordate e assesta colpi brutali alla struttura. C'è il rischio che in questa lotta si perda il senso stesso del contendere.
Invece l'impalcatura tiene: ma perché al dolore si somma il dolore. Non vi è acquiscienza del cuore, non v'è sollievo. Il disvelamento "borghese" dell'omicida non dà sgravio. Per strada abbiamo già perso testimoni (straziante il suicidio di Lisa Stockel e dei suoi tre adorati cani) e speranze. Quel che rimane è un cumulo di macerie fumanti.
Dove l'autrice troverà spunto per le prossime avventure? A me sembra che dietro l'imposizione di un marchio letterario, in questo caso via sia anche una disperazione di troppo. Mica facile andare avanti.
di Eleonora del Poggio
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