RECENSIONI
Linwood Barclay
Il vicino di casa
Maestri del thriller/piemme, Pag. 459 Euro 6,50
Diceva Battiato in una famosissima canzone: Non sopporto i cori russi, la musica finto rock, la new wawe italiana, il free jazz e il punk inglese, neanche la nera africana.
Ecco, io non sopporto nel giallo l'hard boiled che sconfina nel plagio dei padri putativi, il mistero mescolato alla mistica e alla religione (Dan Brown no?), per non parlare di quello legato alla archeologia. E infine non sopporto gli enigmi dei libri introvabili che sconfina ovviamente nella pseudobiblia.
E che resta dell'attuale produzione? Ad essere cattivi praticamente nulla.
Invece c'è ragione di credere che offrire un giallo e un noir senza siffatte chincaglierie e persino senza citra sanguinem (senza troppo spargimento di sangue) sia prerogativa di scrittori illuminati e dotati di libero arbitrio.
Non è la prima volta che ci occupiamo di Linwood Barclay (vedere archivio please), lui che è ormai autore di romanzi da milioni di copie (beato lui!) e nell'ambiente ha conquistato una rispettabilità non comune.
Il vicino di casa, proprio perché non sprechiamo mai parole e l'introduzione aveva una sua logica, parla di libri. Ma nulla a che vedere con la psuedobiblia di cui sopra, tanto meno con la deriva sciocchina di tanta cinematografia archeo-ascetica.
Qui un professore universitario, accortosi, dopo la lettura di un dattiloscritto, che un suo allievo ha enormi capacità letteraria, gli ruba il romanzo e lo pubblica col proprio nome (dopo il suicidio del ragazzo stesso) ottenendo straordinario successo.
A ciò si aggiunga una 'fuitella' di un altro giovine che per fornicare con la propria fidanzata vuole approfittare dell'assenza dell'amico e della di lui famiglia per spassarsela in casa altrui. Ed il ritorno improvviso alla magione della famiglia, dopo un malore della genitrice, prelude allo sterminio immediato della stessa da parte di un misterioso e risoluto assassino.
E amen.
Il romanzo si legge che è un piacere, le quattrocento e più pagine scorrono leggere, ma mai stucchevoli, né tanto meno 'pregne' di coatta inquietudine: se uno sta attento capisce anche chi è l'assassino, ma nulla toglie al fluire drammatico della vicenda.
Insomma un noir (o giallo, come volete voi, anche se le differenze esistono eccome) che non sta dietro alle mode e che non sbandiera una sostanza agghiacciante che spesso è il tipico specchietto per le allodole di un lettore tontacchione.
A fine libro, nelle pagine pubblicitarie, s'anticipa per febbraio l'uscita del prossimo volume di Barclay: Prima che sia troppo tardi.
Io un pensierino ce lo farei e lo consiglierei agli amanti del genere. Ma che non son fregnoni.
di Eleonora del Poggio
Ecco, io non sopporto nel giallo l'hard boiled che sconfina nel plagio dei padri putativi, il mistero mescolato alla mistica e alla religione (Dan Brown no?), per non parlare di quello legato alla archeologia. E infine non sopporto gli enigmi dei libri introvabili che sconfina ovviamente nella pseudobiblia.
E che resta dell'attuale produzione? Ad essere cattivi praticamente nulla.
Invece c'è ragione di credere che offrire un giallo e un noir senza siffatte chincaglierie e persino senza citra sanguinem (senza troppo spargimento di sangue) sia prerogativa di scrittori illuminati e dotati di libero arbitrio.
Non è la prima volta che ci occupiamo di Linwood Barclay (vedere archivio please), lui che è ormai autore di romanzi da milioni di copie (beato lui!) e nell'ambiente ha conquistato una rispettabilità non comune.
Il vicino di casa, proprio perché non sprechiamo mai parole e l'introduzione aveva una sua logica, parla di libri. Ma nulla a che vedere con la psuedobiblia di cui sopra, tanto meno con la deriva sciocchina di tanta cinematografia archeo-ascetica.
Qui un professore universitario, accortosi, dopo la lettura di un dattiloscritto, che un suo allievo ha enormi capacità letteraria, gli ruba il romanzo e lo pubblica col proprio nome (dopo il suicidio del ragazzo stesso) ottenendo straordinario successo.
A ciò si aggiunga una 'fuitella' di un altro giovine che per fornicare con la propria fidanzata vuole approfittare dell'assenza dell'amico e della di lui famiglia per spassarsela in casa altrui. Ed il ritorno improvviso alla magione della famiglia, dopo un malore della genitrice, prelude allo sterminio immediato della stessa da parte di un misterioso e risoluto assassino.
E amen.
Il romanzo si legge che è un piacere, le quattrocento e più pagine scorrono leggere, ma mai stucchevoli, né tanto meno 'pregne' di coatta inquietudine: se uno sta attento capisce anche chi è l'assassino, ma nulla toglie al fluire drammatico della vicenda.
Insomma un noir (o giallo, come volete voi, anche se le differenze esistono eccome) che non sta dietro alle mode e che non sbandiera una sostanza agghiacciante che spesso è il tipico specchietto per le allodole di un lettore tontacchione.
A fine libro, nelle pagine pubblicitarie, s'anticipa per febbraio l'uscita del prossimo volume di Barclay: Prima che sia troppo tardi.
Io un pensierino ce lo farei e lo consiglierei agli amanti del genere. Ma che non son fregnoni.
di Eleonora del Poggio
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Linwood Barclay
Senza dirsi addio
Maestri del thriller - Piemme , Pag. 375 Euro6,50Pare che questo primo romanzo di Barclay, giornalista canadese, abbia fatto sfracelli. E da un certo punto di vista ci rassicura un po': beh sì, da qualche tempo a questa parte, tranne i nomi doc della finzione (mi riferisco a Brown o agli immarciscibili di sempre), ci sembra che il mercato thriller/mistery sia completamente ad appannaggio del mercato nordico, soprattutto svedese (adesso Marsilio ha fatto uscire la Lackberg che è stata già definita la nuova Agatha Christie del giallo... vedremo, tanto noi orchi non ci facciamo sfuggire nulla).
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