RECENSIONI
Lars Pettersson
Kautokeino un coltello insanguinato
L'altra faccia del giallo, Traduzione di Stefania Forlani., Pag. 375 Euro 17,50
Una cosa bisogna dirla: l’esplosione vera e propria del noir dei paesi del nord ci ha portato a vedere alcune situazioni lontano dalla prossimità tutta italica.
E cioè: non è vero che certe nazioni sono tranquille e sicure e che mai e poi mai le vedremmo al centro delle nostre attenzioni. E non è nemmeno vero che è solo un importante uomo politico svedese, Olaf Palme, ad essere stato vittima di un sistema che in altre parti del mondo è regola scritta.
No, i paesi del nord sono anche loro partecipi della sporcizia delinquenziale (ci sono delle differenze, è vero, ma basta a differenziarle dal resto?) e pure con regole diverse fanno i conti con il poliziesco più consono.
E ora parliamo di Lars Pettersson. E’ il primo romanzo che viene pubblicato da noi (lo sarebbe stato lo stesso col successo degli svedesi/finlandesi/norvegesi e via dicendo?) e quello che a prima vista sorprende è che a parlare della storia in Lapponia non è un lui, ma una lei. Non voglio dire che la cosa è sospetta, ci mancherebbe altro, ma è difficile pensarla così, visto che durante il percorso alcune considerazioni ci sembrano più maschili che femminili.
Ma a parte questo sottigliezza il resto funziona a metà: nel senso che la storia costruita regge bene fino ad un certo punto ma poi alla materia poliziesca si preferisce quella più etnica (ma anche questo ci sembra giusto) e il thriller rimane un po’ in secondo piano.
Anna Magnusson parte da Stoccolma per raggiungere un remoto villaggio nel nord della Norvegia perché deve risolvere un caso di stupro e soprattutto perché in questo è coinvolto un suo parente.
Voglio solo aggiungere che ben presto troverà la morte la donna che è stata violentata e un uomo che aveva avuto in passato cattiva rapporti con la polizia locale.
Non voglio aggiungere altro per non rovinare il gusto del lettore (più paziente), ma lo stesso si ricordi che in questa pantomima tutta gelata c’è molto altro da considerare: non si sottovaluti l’inconscio di certe popolazioni e soprattutto il loro rapporto con le renne (sì proprio loro) che costituiscono ancora l’unica fonte di sostentamento.
Poi, come ho detto prima, se volete anche considerare il tema della scrittura, potete farlo… ma lasciate perdere il responsabile. E’ una brutta bestia.
di Alfredo Ronci
E cioè: non è vero che certe nazioni sono tranquille e sicure e che mai e poi mai le vedremmo al centro delle nostre attenzioni. E non è nemmeno vero che è solo un importante uomo politico svedese, Olaf Palme, ad essere stato vittima di un sistema che in altre parti del mondo è regola scritta.
No, i paesi del nord sono anche loro partecipi della sporcizia delinquenziale (ci sono delle differenze, è vero, ma basta a differenziarle dal resto?) e pure con regole diverse fanno i conti con il poliziesco più consono.
E ora parliamo di Lars Pettersson. E’ il primo romanzo che viene pubblicato da noi (lo sarebbe stato lo stesso col successo degli svedesi/finlandesi/norvegesi e via dicendo?) e quello che a prima vista sorprende è che a parlare della storia in Lapponia non è un lui, ma una lei. Non voglio dire che la cosa è sospetta, ci mancherebbe altro, ma è difficile pensarla così, visto che durante il percorso alcune considerazioni ci sembrano più maschili che femminili.
Ma a parte questo sottigliezza il resto funziona a metà: nel senso che la storia costruita regge bene fino ad un certo punto ma poi alla materia poliziesca si preferisce quella più etnica (ma anche questo ci sembra giusto) e il thriller rimane un po’ in secondo piano.
Anna Magnusson parte da Stoccolma per raggiungere un remoto villaggio nel nord della Norvegia perché deve risolvere un caso di stupro e soprattutto perché in questo è coinvolto un suo parente.
Voglio solo aggiungere che ben presto troverà la morte la donna che è stata violentata e un uomo che aveva avuto in passato cattiva rapporti con la polizia locale.
Non voglio aggiungere altro per non rovinare il gusto del lettore (più paziente), ma lo stesso si ricordi che in questa pantomima tutta gelata c’è molto altro da considerare: non si sottovaluti l’inconscio di certe popolazioni e soprattutto il loro rapporto con le renne (sì proprio loro) che costituiscono ancora l’unica fonte di sostentamento.
Poi, come ho detto prima, se volete anche considerare il tema della scrittura, potete farlo… ma lasciate perdere il responsabile. E’ una brutta bestia.
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