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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Francesco Campora

L'acqua non ha memoria

Voland, Pag. 219 Euro 13,00
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Di nuovo in azione lo squinternato detective de Il dilettante (Voland), studente romano fuori corso che l'Autore ha ironicamente battezzato Francesco Marlowe. Primo indizio, questo, di un certo andazzo goliardico che è pregio e difetto del romanzo. Goliardico perché il protagonista vive bighellonando in un sottobosco studentesco, per la verità un po' datato, anche nei dialoghi (del resto l'Autore non ha più vent'anni). Goliardico anche per qualche scherzetto che si concede con salti di genere (letterario, s'intende!) come quando inventa titoli di programmi televisivi con un umorismo surreal-satirico.

Commistione scorretta, ma che mi piace immaginare come un tributo a Stefano Benni, che certo Campora conosce bene. Un altro vezzo è quello di richiamare le abitudini ad alto tasso alcolico dei detective classici, aggiornandole ai tempi nostri, così che il nostro eroe, oltre a farsi qualche birretta, usa cannabinoidi come insostituibile carburante del suo agire quotidiano. In compenso però disdegna l'uso del cellulare, e di questo gli diamo atto.

Per farla breve, Marlowe viene ingaggiato per ritrovare un certo Fabietto, scomparso dopo essere finito in giri sospetti. La ricerca lo conduce subito ad Amsterdam, dove Campora ci accompagna piacevolmente a scoprire le atmosfere della città. Dell'intreccio c'è poco da dire, sembra più che altro un pretesto per vedere come se la cava il Marlowe nostrano, mandato allo sbaraglio nell'ambiente dello spaccio internazionale. E il suo modo di cavarsela, a quanto pare, più che all'abilità è dovuto a una sfacciata fortuna. Meno male, perché è un personaggio che risulta simpatico, e la sua propensione a cercare guai è davvero preoccupante.

Campora sa usare bene lo strumento dell'umorismo, con cui riscatta quasi tutti i difetti, e ogni tanto diverte con un simpatico guizzo d'ingegno. Il suo personaggio ha alcune particolarità. Per esempio tenta di prevedere il futuro con la cinemanzia, tecnica divinatoria che consiste nel trarre auspici dalla visione di un film: attenzione, perché a un certo punto funzionerà davvero! Un'altra abitudine è quella di classificare le sigarette, tutte le sigarette che fuma, a seconda del senso che assume il suo fumare in ogni momento della vita.

C'è la sigaretta nervosa, che serve a scaricare la tensione e precede il verificarsi di un evento (...) Allo stesso genere appartengono le sigarette dell'attesa o dell'apprensione (...) Le sigarette del sollievo, contrariamente a quelle nervose, seguono a ruota un accadimento. (...) Se invece si è ricevuta una brutta notizia, o più in generale è accaduto qualcosa di spiacevole, siamo in presenza delle sigarette dello sconforto, o delusione. In questa categoria si possono far rientrare anche le sigarette del dolore e della frustrazione, questione di gradazioni e circostanze. Se però si sta già elaborando il magone, allora si configura il caso della sigaretta consolatoria. (...) E che dire della sigaretta strategica, altresì definibile da atteggio, quella che serve a darsi un tono...

E questo è solo un assaggio, perché la gustosa dissertazione sulla sigaretta dura circa tre pagine, con dovizia di esempi, e via via, nel corso della storia, l'Autore non mancherà di segnalare la categoria in cui si collocano le diverse fumate. Da segnalare infine una nutrita galleria di personaggi, non meno scombinati del protagonista.

Come si può arguire si tratta di una lettura gradevole, leggera, di autentico svago.





di Giovanna Repetto


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