RECENSIONI
Claudio Nizzi
L'epidemia
Mobydick, Pag. 158 Euro 13,00
Gli anni cinquanta, mi pare, hanno ormai raggiunto il giusto grado di stagionatura per entrare nell'immaginario con un tocco fiabesco da età dell'oro. Il fiabesco degli anni cinquanta non è ovviamente quello delle storie di magia. E' fatto di quotidianità ma anche di ingenuità, di personaggi dai tratti semplificati, tipici e contrapposti come nei romanzi di Guareschi. Qui infatti al centro della storia c'è un parroco di paese (e in quei tempi in un paese il parroco era una vera autorità), c'è un sindaco democristiano con trascorsi fascisti, e un idraulico comunista mangia-democristi e mangiapreti. Vi si tratta delle disavventure boccaccesche di un paesino del modenese, alle prese con una misteriosa epidemia di lussuria che colpisce solo le donne. Ovviamente il confessionale di don Giuseppe diventa più incandescente di un telefono hard. Be', non esageriamo...
- E' stata certamente opera del diavolo.
Questa volta era sicuro di aver inteso bene, tuttavia si rifiutava di credere alle proprie orecchie tanto era lontana la possibilità che le parole "peccato della carne" si potessero abbinare col musetto da topo e l'odore di sapone da bucato di Agostina Colò.
- Spiegatevi meglio - disse abbassando il tono per timore che le parrocchiane in attesa potessero udirlo. - Come si sarebbe manifestata l'opera del demonio?
- Mi ha spinto a commettere peccato.
- Che tipo di peccato?
- Mi vergogno a dirlo, signor arciprete... E' proprio necessario?
- Lo è, per stabilire se si tratta di peccato mortale o veniale. C'è una bella differenza, lo sapete anche voi... E con chi l'avreste commesso questo peccato?
- Che domande, con mio marito.
Certo, non si tratta del lussurioso paese di 'Clochemerle', uscito dalla penna di Gabriel Chevallier (Peccatori di Provincia, Longanesi), modello ineguagliato del genere. E don Giuseppe non è il curato Ponosse. Qui viene da pensare piuttosto a Don Camillo. Salvo poi dover vestire gli abiti di Padre Brown quando si tratta di dipanare il mistero. E il mistero si infittisce perché, fra beghine in fregola e mariti cornuti, manovre politiche e ricatti, alla fine ci scappa anche il morto.
Tutti i conti tornano, alla fine, fin troppo puntualmente, con quella ricerca di ricomposizione finale che caratterizza appunto le fiabe per bambini.
E' una commedia semplice e senza troppe pretese, ma sorretta da un umorismo che le dà leggerezza e assicura un divertimento scaccia pensieri.
di Giovanna Repetto
- E' stata certamente opera del diavolo.
Questa volta era sicuro di aver inteso bene, tuttavia si rifiutava di credere alle proprie orecchie tanto era lontana la possibilità che le parole "peccato della carne" si potessero abbinare col musetto da topo e l'odore di sapone da bucato di Agostina Colò.
- Spiegatevi meglio - disse abbassando il tono per timore che le parrocchiane in attesa potessero udirlo. - Come si sarebbe manifestata l'opera del demonio?
- Mi ha spinto a commettere peccato.
- Che tipo di peccato?
- Mi vergogno a dirlo, signor arciprete... E' proprio necessario?
- Lo è, per stabilire se si tratta di peccato mortale o veniale. C'è una bella differenza, lo sapete anche voi... E con chi l'avreste commesso questo peccato?
- Che domande, con mio marito.
Certo, non si tratta del lussurioso paese di 'Clochemerle', uscito dalla penna di Gabriel Chevallier (Peccatori di Provincia, Longanesi), modello ineguagliato del genere. E don Giuseppe non è il curato Ponosse. Qui viene da pensare piuttosto a Don Camillo. Salvo poi dover vestire gli abiti di Padre Brown quando si tratta di dipanare il mistero. E il mistero si infittisce perché, fra beghine in fregola e mariti cornuti, manovre politiche e ricatti, alla fine ci scappa anche il morto.
Tutti i conti tornano, alla fine, fin troppo puntualmente, con quella ricerca di ricomposizione finale che caratterizza appunto le fiabe per bambini.
E' una commedia semplice e senza troppe pretese, ma sorretta da un umorismo che le dà leggerezza e assicura un divertimento scaccia pensieri.
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