RECENSIONI
Robert Badinter
L'esecuzione
Spirali, Pag. 197 Euro 20,00
Notizia di questi giorni, riportata ampiamente dai media: il gioco del condannato a morte e giustiziato sulla sedia elettrica nel grande luna park presso l'Idroscalo di Milano. In effetti uno spettacolo indecente (tra l'altro mi chiedo: come mai la vittima, di taglia decisamente atletica, era a torso nudo? Per mostrare ancora di più gli effetti devastanti sul corpo? Pazzesco!).
Il libro in questione invece, pur se legato alla notizia riportata, tratta altro: la storia e la condanna dell'ultimo ghigliottinato in terra francese prima che lo strumento di morte fosse fortunatamente relegato negli scantinati di un museo.
Robert Badinter, avvocato di fama, tentò di salvare la testa a Roger Bontemps, che aveva partecipato 'indirettamente' all'uccisione di un'infermiera e di una guardia nella prigione di Clairvaux. In realtà i ghigliottinati furono due: il vero responsabile dell'azione che finì in tragedia fu Claude Buffet che nel tentativo di dividere le responsabilità cercò di coinvolgere anche il compagno Bontemps.
Dice l'avvocato: Bontemps, devo difenderlo. Difendere non è amare. Non è nemmeno conoscere colui che si difende. Quelli che si amano, quelli che si conoscono bene, li si difende male, prigionieri come si è di quell'affetto, di quell'amicizia, di quella conoscenza. Andate quindi a difendere un caro amico, una donna amata, un fratello con il sangue freddo che occorre in ogni momento alla sbarra (Pag.29).
In realtà Badinter difenderà fino allo stremo il suo assistito credendolo 'vittima' delle capacità decisionali del compagno di cella, ma soprattutto perché gridava, come pochi allora, contro l'eventualità di una 'soluzione' drammatica, incivile, sanguinaria, immorale e contro ogni buon senso: l'uso appunto della ghigliottina.
Il libro ha addirittura una struttura da giallo vero e proprio: la difesa di Bontemps si svolge, per l'utilizzo in tribunale di alcune prove, come se i personaggi del dramma fossero davvero protagonisti di un romanzo di Agatha Christie o meglio ancora dell'avvocato Perry Mason. Ha una suspense che non ci si aspetterebbe in un contesto del genere. Ma i conti che si fanno alla fine, è quasi ovvio dirlo, sono altri: pur constatando alcune curiose 'sbandate' dell'estensore-protagonista (Soprattutto uno di loro, dai tratti fini, sensibili, mi pareva appartenere alla famiglia di coloro che rifiutano la pena di morte – pag. 101 - ... come se appartenere alla fazione dei ghigliottinatori fosse 'lombrosianamente' identificabile), l'apporto che il libro da alle discussioni sull'inutilità della pena di morte mi sembra indiscutibile e di un certo peso.
A ciò s'aggiunga un pathos nello svolgimento della vicenda e una commozione per la 'risoluzione' finale che ci convince che L'esecuzione non è solo un fatto di cronaca nera e di (in)giustizia, ma un atto di pietas.
di Alfredo Ronci
Il libro in questione invece, pur se legato alla notizia riportata, tratta altro: la storia e la condanna dell'ultimo ghigliottinato in terra francese prima che lo strumento di morte fosse fortunatamente relegato negli scantinati di un museo.
Robert Badinter, avvocato di fama, tentò di salvare la testa a Roger Bontemps, che aveva partecipato 'indirettamente' all'uccisione di un'infermiera e di una guardia nella prigione di Clairvaux. In realtà i ghigliottinati furono due: il vero responsabile dell'azione che finì in tragedia fu Claude Buffet che nel tentativo di dividere le responsabilità cercò di coinvolgere anche il compagno Bontemps.
Dice l'avvocato: Bontemps, devo difenderlo. Difendere non è amare. Non è nemmeno conoscere colui che si difende. Quelli che si amano, quelli che si conoscono bene, li si difende male, prigionieri come si è di quell'affetto, di quell'amicizia, di quella conoscenza. Andate quindi a difendere un caro amico, una donna amata, un fratello con il sangue freddo che occorre in ogni momento alla sbarra (Pag.29).
In realtà Badinter difenderà fino allo stremo il suo assistito credendolo 'vittima' delle capacità decisionali del compagno di cella, ma soprattutto perché gridava, come pochi allora, contro l'eventualità di una 'soluzione' drammatica, incivile, sanguinaria, immorale e contro ogni buon senso: l'uso appunto della ghigliottina.
Il libro ha addirittura una struttura da giallo vero e proprio: la difesa di Bontemps si svolge, per l'utilizzo in tribunale di alcune prove, come se i personaggi del dramma fossero davvero protagonisti di un romanzo di Agatha Christie o meglio ancora dell'avvocato Perry Mason. Ha una suspense che non ci si aspetterebbe in un contesto del genere. Ma i conti che si fanno alla fine, è quasi ovvio dirlo, sono altri: pur constatando alcune curiose 'sbandate' dell'estensore-protagonista (Soprattutto uno di loro, dai tratti fini, sensibili, mi pareva appartenere alla famiglia di coloro che rifiutano la pena di morte – pag. 101 - ... come se appartenere alla fazione dei ghigliottinatori fosse 'lombrosianamente' identificabile), l'apporto che il libro da alle discussioni sull'inutilità della pena di morte mi sembra indiscutibile e di un certo peso.
A ciò s'aggiunga un pathos nello svolgimento della vicenda e una commozione per la 'risoluzione' finale che ci convince che L'esecuzione non è solo un fatto di cronaca nera e di (in)giustizia, ma un atto di pietas.
di Alfredo Ronci
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