RECENSIONI
Eric Vuillard
L'ordine del giorno
e/o, traduzione di Alberto Bracci Testasecca, Pag. 137 Euro 14,00
Non so voi ma a me la Storia (sì, quella con la esse maiuscola) riscritta dopo tanti anni (nascondo la mia assoluta ignoranza sugli scoop e sulle venerabili trovate di qualche storico d’eccezione) non va tanto giù.
Mettetela come vi pare, che sono saccente, che sono conservatore (attenzione: conservatore nel conservare alcune informazioni sul potere, non conservatore tout-court), che ho la puzza sotto il naso, ma l’invenzione del dettaglio, o cosa più imbarazzante, l’invenzione di una manovra mi mettono un po’ d’ansia.
Questo per parlare dell’ultimo romanzo dello scrittore francese (nato a Lione) Eric Vuillard L’ordine del giorno. Il giovane (ma non lo è, perché ha cinquant’anni) ha fatto sobbalzare più di qualche storico affermando che dietro la conquista dell’Austria da parte della Germania durante il potere di Hitler (il famoso Anscluss, cioè l’annessione, senza spargimento di sangue, della prima nei confronti della seconda), non tutto si svolse come ce lo hanno raccontato gli storici, ma che dietro l’onnipotenza del Reich nazista (chi non ricorda la famosa auto di Hitler che attraversa Vienna salutata da orde di fanatici austriaci?) si nasconde un fallimento di non poche dimensioni.
Della serie: E se le gloriose immagini della Wehrmacht che entra trionfalmente in Austria mascherassero un immenso ingorgo di panzer, semplicemente in panne?
Domanda mia: ma cambia comunque qualcosa? Se gli austriaci avessero saputo della situazione imbarazzante dell’esercito nazista, avrebbero potuto fare qualcos’altro?
Bisogna fare dei distinguo: l’arte di Vuillard non si discute, ha costruito un rapido ed efficace strumento di memoria, ricostruendo anche con solerzia ed attenzione una situazione storica che allarmò più di qualche storico, e non solo, nel periodo indicato. Ma la Storia (quella delle conquiste e delle armi) , noi crediamo, non si fa coi dubbi o con le manchevolezze, ma con una precisa valenza intimidatoria. Quella che aveva Hitler e che lui stesso dimostrò fino alla fine dei suoi giorni.
Va bene tutto, ma L’ordine del giorno è qualcosa in più, che a volte fa anche sorridere (ancora bravo Vuillard), a volte fa pensare, ma che non sposta di un millimetro il senso ultimo della Storia (sempre con la esse maiuscola).
Giudizio finale? Non so, a volte mi sono entusiasmato, a volte imbarazzato. Ma devo comunque esternare una valutazione.
di Alfredo Ronci
Mettetela come vi pare, che sono saccente, che sono conservatore (attenzione: conservatore nel conservare alcune informazioni sul potere, non conservatore tout-court), che ho la puzza sotto il naso, ma l’invenzione del dettaglio, o cosa più imbarazzante, l’invenzione di una manovra mi mettono un po’ d’ansia.
Questo per parlare dell’ultimo romanzo dello scrittore francese (nato a Lione) Eric Vuillard L’ordine del giorno. Il giovane (ma non lo è, perché ha cinquant’anni) ha fatto sobbalzare più di qualche storico affermando che dietro la conquista dell’Austria da parte della Germania durante il potere di Hitler (il famoso Anscluss, cioè l’annessione, senza spargimento di sangue, della prima nei confronti della seconda), non tutto si svolse come ce lo hanno raccontato gli storici, ma che dietro l’onnipotenza del Reich nazista (chi non ricorda la famosa auto di Hitler che attraversa Vienna salutata da orde di fanatici austriaci?) si nasconde un fallimento di non poche dimensioni.
Della serie: E se le gloriose immagini della Wehrmacht che entra trionfalmente in Austria mascherassero un immenso ingorgo di panzer, semplicemente in panne?
Domanda mia: ma cambia comunque qualcosa? Se gli austriaci avessero saputo della situazione imbarazzante dell’esercito nazista, avrebbero potuto fare qualcos’altro?
Bisogna fare dei distinguo: l’arte di Vuillard non si discute, ha costruito un rapido ed efficace strumento di memoria, ricostruendo anche con solerzia ed attenzione una situazione storica che allarmò più di qualche storico, e non solo, nel periodo indicato. Ma la Storia (quella delle conquiste e delle armi) , noi crediamo, non si fa coi dubbi o con le manchevolezze, ma con una precisa valenza intimidatoria. Quella che aveva Hitler e che lui stesso dimostrò fino alla fine dei suoi giorni.
Va bene tutto, ma L’ordine del giorno è qualcosa in più, che a volte fa anche sorridere (ancora bravo Vuillard), a volte fa pensare, ma che non sposta di un millimetro il senso ultimo della Storia (sempre con la esse maiuscola).
Giudizio finale? Non so, a volte mi sono entusiasmato, a volte imbarazzato. Ma devo comunque esternare una valutazione.
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