CLASSICI
Alfredo Ronci
La Resistenza da chi l’ha veramente fatta: “La scelta” di Angelo Del Boca.
Quando l'autore propose il libro a Valentino Bompiani il celebre editore nicchiò: un panorama obiettivo e stimolante... un reportage originalmente condotto piuttosto che un'opera narrativa...è chiaro che il suo primo scopo è di narrare l'atteggiamento dei giovani durante la resistenza e che il proposito invece di analizzare la nascita e la crescita di questo atteggiamento non entrava nelle sue intenzioni. Lei ha avuto di mira la chiarezza delle tesi da mostrare assai più che la complessità dei personaggi che queste tesi dovrebbero incarnare.
A ragion veduta, a 45 anni dalla riproposizione del testo del famoso storico, l'editore nel suo rigore intellettuale (che lo stesso Del Boca apprezzerà e a cui sottostarà...in effetti [il libro] difficile collocarlo nella collana di narratori di via del Senato...meriterebbe un pareggio. Ne fa una questione di psicologia dei personaggi, probabilmente di introspezione spirituale, di "statura" letteraria, ma dimentica che proprio attraverso il dramma di una scelta a tutti i costi che gli attori, in questo caso, vibrano e si lacerano, come in una rappresentazione passionale.
La scelta tratta proprio di questo: di un bivio esistenziale, storico prima di ogni cosa, siamo nel '43, la Repubblica di Salò è ormai una realtà, bisogna dunque scegliere tra l'essere repubblichino e combattere il "nuovo" fascismo. Di un bivio, semmai l'accostamento è possibile, educativo.
Del Boca, nel tratteggiare gli "eroi" di questa transazione drammatica sta da una parte e si espone, anche quando, benedetto sia in questo momento, ri-dimensiona l'arbitrio degli adulti e dei ragazzi che ancora vogliono stare con Mussolini, con ingenuità, incertezze, e smanie di vivere (...Era un insieme di cose che attraeva Marco e che, nello stesso tempo, lo respingeva. Perché, se gli piaceva il lato brutale e romantico della nuova vicenda, intuiva anche che sarebbe finita male. E che, nel migliore dei casi, sarebbe stata un'esperienza scomoda) (da "Un amore di pistola").
Si diceva... l'autore sta da una parte: ma in questa sacrosanta inevitabilità raccoglie i cocci di un sentire spezzato e disperso, nel tentativo di ridisporre un puzzle che abbia un senso terminato ed incontrovertibile.
L'altra "parte" dunque è quella giusta, ma non è "santificata" da nessuno: e i personaggi lo sanno e ne spezzano la trama, la riducono un colabrodo per passarla al vaglio delle loro coscienze, nella moltitudine delle coscienze: Ma se credi che basta sparare per vincere, ti sbagli. Per vincere davvero, in modo che non si parli mai più di fascismo, bisogna che noi ci sentiamo diversi dagli altri. E se non lo siamo, diversi, dobbiamo diventarlo. Finché il nostro insegnamento consiste nel distribuire pedate e ingiurie, questi Balilla hanno ragione di ritenervi pari loro, di odiarvi e di disprezzarvi (da "Un cuore semplice").
Qui, se mi si passa la ripetizione del gergo calcistico, non basta un pareggio, emerge una distillazione del discernimento che determina la scelta, addirittura la frattura: perché non si può sottacere che è la pienezza dell'equilibrio che poi amministra le cose e impedisce la rabbia dei "vincitori" Ma la violenza degli altri era "normale", accettata da tutti, anche se non sempre era imparentata con la giustizia, anche se spesso assomigliava alla violenza degli "altri". Era una violenza, pensava Colombo, che era spesso sproporzionata alla maturità della scelta politica. Più confusa o affrettata o casuale era stata la scelta e più facile, gratuita risultava la violenza. (da "Il piacere di uccidere").
Indi se ne deduce che, a tutt'oggi, chi "delinque" in senso revisionista ha dalla sua una superficialità di fondo (ad essere più cattivi, un atteggiamento disonesto).
Tralasciamo il resto (il resto del romanzo) anche se un cenno meriterebbe il capitolo "Un uomo ordinato". Si ragiona di un uomo, morto, che per motivi suoi e insondabili, lascia tra le poche cose un diario scritto a dizionario, in ordine alfabetico. Alla voce Vittorio Emanuele si legge: Era piccolo col fascismo. Senza fascismo non è cresciuto di un pollice.
L’edizione da noi considerata è:
Angelo Del Boca
La scelta
Neri Pozza editore
A ragion veduta, a 45 anni dalla riproposizione del testo del famoso storico, l'editore nel suo rigore intellettuale (che lo stesso Del Boca apprezzerà e a cui sottostarà...in effetti [il libro] difficile collocarlo nella collana di narratori di via del Senato...meriterebbe un pareggio. Ne fa una questione di psicologia dei personaggi, probabilmente di introspezione spirituale, di "statura" letteraria, ma dimentica che proprio attraverso il dramma di una scelta a tutti i costi che gli attori, in questo caso, vibrano e si lacerano, come in una rappresentazione passionale.
La scelta tratta proprio di questo: di un bivio esistenziale, storico prima di ogni cosa, siamo nel '43, la Repubblica di Salò è ormai una realtà, bisogna dunque scegliere tra l'essere repubblichino e combattere il "nuovo" fascismo. Di un bivio, semmai l'accostamento è possibile, educativo.
Del Boca, nel tratteggiare gli "eroi" di questa transazione drammatica sta da una parte e si espone, anche quando, benedetto sia in questo momento, ri-dimensiona l'arbitrio degli adulti e dei ragazzi che ancora vogliono stare con Mussolini, con ingenuità, incertezze, e smanie di vivere (...Era un insieme di cose che attraeva Marco e che, nello stesso tempo, lo respingeva. Perché, se gli piaceva il lato brutale e romantico della nuova vicenda, intuiva anche che sarebbe finita male. E che, nel migliore dei casi, sarebbe stata un'esperienza scomoda) (da "Un amore di pistola").
Si diceva... l'autore sta da una parte: ma in questa sacrosanta inevitabilità raccoglie i cocci di un sentire spezzato e disperso, nel tentativo di ridisporre un puzzle che abbia un senso terminato ed incontrovertibile.
L'altra "parte" dunque è quella giusta, ma non è "santificata" da nessuno: e i personaggi lo sanno e ne spezzano la trama, la riducono un colabrodo per passarla al vaglio delle loro coscienze, nella moltitudine delle coscienze: Ma se credi che basta sparare per vincere, ti sbagli. Per vincere davvero, in modo che non si parli mai più di fascismo, bisogna che noi ci sentiamo diversi dagli altri. E se non lo siamo, diversi, dobbiamo diventarlo. Finché il nostro insegnamento consiste nel distribuire pedate e ingiurie, questi Balilla hanno ragione di ritenervi pari loro, di odiarvi e di disprezzarvi (da "Un cuore semplice").
Qui, se mi si passa la ripetizione del gergo calcistico, non basta un pareggio, emerge una distillazione del discernimento che determina la scelta, addirittura la frattura: perché non si può sottacere che è la pienezza dell'equilibrio che poi amministra le cose e impedisce la rabbia dei "vincitori" Ma la violenza degli altri era "normale", accettata da tutti, anche se non sempre era imparentata con la giustizia, anche se spesso assomigliava alla violenza degli "altri". Era una violenza, pensava Colombo, che era spesso sproporzionata alla maturità della scelta politica. Più confusa o affrettata o casuale era stata la scelta e più facile, gratuita risultava la violenza. (da "Il piacere di uccidere").
Indi se ne deduce che, a tutt'oggi, chi "delinque" in senso revisionista ha dalla sua una superficialità di fondo (ad essere più cattivi, un atteggiamento disonesto).
Tralasciamo il resto (il resto del romanzo) anche se un cenno meriterebbe il capitolo "Un uomo ordinato". Si ragiona di un uomo, morto, che per motivi suoi e insondabili, lascia tra le poche cose un diario scritto a dizionario, in ordine alfabetico. Alla voce Vittorio Emanuele si legge: Era piccolo col fascismo. Senza fascismo non è cresciuto di un pollice.
L’edizione da noi considerata è:
Angelo Del Boca
La scelta
Neri Pozza editore
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