RECENSIONI
Hernàn Rivera Letelier
La bambina che raccontava i film
Mondadori – Strade Blu, Pag. 110 Euro 14,50
Atacama, Cile. Un villaggio di minatori. Maria Margarita è una bambina, figlia di quel sottoproletariato che stenta a mettere qualcosa nel piatto e la cui unica parola d'ordine è sopravvivere. Figurarsi se la bambina conosce qualche altra cosa oltre il lavoro e la miseria. Per cui quando al villaggio apre una malconcia sala cinematografica, è un avvenimento che però si possono permettere in pochi. La famiglia di Maria Margarita è composta da un padre invalido e tanti fratelli (la madre ha pensato bene di filarsela appena ha potuto) e i soldi sono veramente pochi, per cui bisogna scegliere chi potrà andare al cinema. Il fortunato verrà scelto in base a una specifica caratteristica: sarà quello che riuscirà meglio di altri a raccontare il film che ha appena visto. Inutile dire che la piccola Maria si rivelerà la più brava di tutti e vincerà l'ambito premio.
Questo di Hernàn Rivera Letelier — La bambina che raccontava i film — è un romanzo fortemente ancorato al reale, eppure al tempo stesso visionario. E dov'è che questi due mondi agli antipodi si incontrano? Ce lo dice la stessa bambina: nelle pesanti tende di velluto della sala cinematografica che la proiettano dal "crudo mondo reale" al "meraviglioso mondo magico". Una volta visto il film Maria Margarita si rivelerà bravissima nel suo compito: non si limita infatti a raccontare il film, ma lo interpreta, entra nei personaggi. E' Ben-Hur, Messala e Gesù. Talmente brava che in poco tempo la voce si sparge per tutto il villaggio e nelle miniere vicine e tutti corrono ad ascoltare la bambina che racconta i film. Questo di Rivera Letelier — che la critica ha definito come una delle voci più originali della nuova letteratura latinoamericana — è un romanzo toccante e delicato, senza mai scadere nel melenso. Racconta una storia in modo semplice, immediato, ed è un grande atto d'amore nei confronti del cinema che in altri tempi ha forgiato l'immaginario di intere generazioni. "Facevo fatica a ricordare se una cosa l'avevo vissuta o l'avevo vista proiettata sullo schermo. O se l'avevo sognata". Al tempo stesso recupera quella tradizione orale così fiorente in tutta l'America latina. Lettura breve, ma intensa.
di Marco Minicangeli
Questo di Hernàn Rivera Letelier — La bambina che raccontava i film — è un romanzo fortemente ancorato al reale, eppure al tempo stesso visionario. E dov'è che questi due mondi agli antipodi si incontrano? Ce lo dice la stessa bambina: nelle pesanti tende di velluto della sala cinematografica che la proiettano dal "crudo mondo reale" al "meraviglioso mondo magico". Una volta visto il film Maria Margarita si rivelerà bravissima nel suo compito: non si limita infatti a raccontare il film, ma lo interpreta, entra nei personaggi. E' Ben-Hur, Messala e Gesù. Talmente brava che in poco tempo la voce si sparge per tutto il villaggio e nelle miniere vicine e tutti corrono ad ascoltare la bambina che racconta i film. Questo di Rivera Letelier — che la critica ha definito come una delle voci più originali della nuova letteratura latinoamericana — è un romanzo toccante e delicato, senza mai scadere nel melenso. Racconta una storia in modo semplice, immediato, ed è un grande atto d'amore nei confronti del cinema che in altri tempi ha forgiato l'immaginario di intere generazioni. "Facevo fatica a ricordare se una cosa l'avevo vissuta o l'avevo vista proiettata sullo schermo. O se l'avevo sognata". Al tempo stesso recupera quella tradizione orale così fiorente in tutta l'America latina. Lettura breve, ma intensa.
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