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Ettore Maggi

La democrazia è in pericolo?

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Nel 2017, poco dopo l’elezione di Trump e quindi molto prima dell'assalto al parlamento di Washington, uno storico dell’università di Yale, Timothy Snyder, scrive un breve saggio intitolato On tiranny, nell’edizione italiana Venti lezioni. Per salvare la democrazia dalle malattie della politica.
Nonostante non avesse ancora visto, appunto, Capitol Hill, il complottismo sul Covid 19, l’invasione dell’Ucraina, Snyder constata che nessuna democrazia può essere totalmente al riparo dai rigurgiti tirannici, analizzando come l’europa tra gli anni 20 e gli anni 30 scivolò nell’autoritarismo più spinto.
Se l'Italia negli anni 20 era un paese ancora arretrato con tassi di analfabetismo alti, la Germania di Weimar in quel momento era forse la più progredita del mondo. Ma una serie di fattori fecero si che si trasformasse nella Germania nazista.
E la caduta nella tirannia fu causata dalla crisi economica, dalla paura del futuro, della polarizzazione violenta degli schieramenti politici. Vi ricorda qualcosa?
Nell’introduzione, Snyder scrive:
“Fascismo e comunismo furono entrambi risposte alla globalizzazione: alle disuguaglianze reali e a quelle percepite che essa creò e all’evidente impotenza delle democrazie nell’affrontarle. I fascisti rifiutavano la ragione in nome della volontà, negando la verità obbiettiva in favore di un mito glorioso articolato da leader che affermavano di essere la voce del popolo” (anche questo dovrebbe ricordare qualcosa). “Reagirono alla globalizzazione sostenendo che le sue complesse sfide erano il risultato di una cospirazione contro la nazione”
Snyder aggiunge: ci sottomettiamo alla tirannia quando rinunciamo a distinguere tra ciò che desideriamo sentire e la realtà delle cose.
 
Questo riguarda l’impatto del populismo, dell'estremismo, del complottismo, irrazionalismo e sfiducia non solo nelle istituzioni ma nel pensiero critico e persino in quello scientifico.
Snyder fa una comparazione con la propaganda nazista e quella dell’ex (e forse prossimo) presidente Trump riprendendo un testo di Victor Klemperer, filologo tedesco ebreo: La lingua del III Reich.
Secondo Klemperer la verità muore in quattro modi.
1 un’aperta ostilità nei confronti di una realtà verificabile. Trump adotta questa strategia a un ritmo elevato. È stato dimostrato che il 78% delle affermazioni di Trump era falso. Svilire la realtà è creare un mondo alternativo inventato.
2 L’incantamento di tipo sciamanico. Come osserva Klemperer, lo stile fascista si basa su una ripetizione senza fine, volta a rendere ciò che è ingiusto desiderabile (...)
3 Il pensiero magico, ovvero l’aperta accettazione di contraddizioni palesi.
4 far morire la verità in una fede mal riposta. “Solo io posso trovare la soluzione. Io sono la vostra voce’.
Un operaio disse a Kemplerer: comprendere è inutile, bisogna avere fede. Io credo nel Führer.
 
Un significativo capitolo del libro di Snyder si intitola Resistete.
 
Nel marzo 38 nessuna potenza fece resistenza quando la Germania annetté l’Austria. Nel settembre 38 Francia, Italia, Germania e GB (Chamberlain) alla conferenza di Monaco (Monaco torna sempre: 23, 38, 2007) lasciarono mano libera a Hitler che si impegnò a occupare solo i Sudeti abitati da germanofoni, per proteggerli (vi ricorda qualcosa?), ma ovviamente poi si prese tutta la Cecoslovacchia.
Dopo aver cercato un accordo con inglesi e francesi per la difesa della Polonia (che prevedeva l’occupazione sovietica della Polonia orientale e che il governo polacco rifiutò), nell’estate 1939 Stalin si alleò con Hitler e mentre la Germania il 1 settembre attaccava la Polonia a ovest, il 17 settembre l’URSS lo faceva a est.
I polacchi scelsero di resistere. Francia e GB tennero fede agli accordi e dichiararono guerra alla Germania (ma non all’URSS).
La Germania, rifornita dal petrolio sovietico invase Norvegia, Danimarca e Olanda e infine anche la Francia.
Quando Churchill nel maggio 1940 diventò premier gli inglesi erano sulla difensiva e non avevano più alleati.
Nel frattempo Stalin aveva posato lo sguardo su altri ex pezzi dell’impero zarista, i paesi baltici e la Finlandia (vi ricorda qualcosa?).
Estonia, Lettonia e Lituania cedettero e accettarono di essere difesi dall’URSS e si ritrovarono a diventare tre repubbliche sovietiche.
La Finlandia resistette. Nonostante l’URSS impiegò dieci volte il numero dei soldati finlandesi e quasi cento volte il numero di tanks, il numero di morti, feriti, dispersi e prigionieri sovietici raggiunse, nei tre mesi della Guerra d’Inverno, la cifra impressionante di 400 mila.
Stalin rinunciò a conquistare la Finlandia, accontentandosi dello sbocco finlandese nel mare Artico e della Carelia, tuttora russe. I finlandesi avevano RESISTITO e avevano difeso, a caro pezzo, la loro libertà. La strofa finale dell’inno nazionale finlandese recita:
Sii calmo, sii libero, sii felice.
 
Hitler a quel punto si aspettava che gli inglesi sarebbero stati felici di trattare la pace.
Ma Churchill pronunciò quello che sarebbe passato alla storia come the Churchill’s Speech.
We shall go on to the end, we shall fight in France, we shall fight on the seas and oceans, we shall fight with growing confidence and growing strength in the air, we shall defend our Island, whatever the cost may be, we shall fight on the beaches, we shall fight on the landing grounds, we shall fight in the fields and in the streets, we shall fight in the hills; we shall never surrender.
Non ci arrenderemo mai. Altrimenti la storia avrebbe preso un’altra strada.
 
Timothy Snyder
Venti lezioni
Rizzoli 2017
€ 17.00



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