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RECENSIONI

Marco Cortesi

Le donne di Pola

Erickson, Pag. 47 Euro 5,00
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Si legge sul sito dell'artista americana, di origine greca, Diamanda Galas a proposito del suo album Defixiones: si apre con "The Dance", una composizione di 35 minuti che svela i veri orrori della persecuzione politica e della "pulizia" etnica. Tratta da una liturgia armena "Ter Vogormia" narra la testimonianza visiva delle torture e dell'umano sacrificio delle donne armene poi successivamente bruciate.

Dice sempre l'artista ad un'intervista a l'Unità in occasione di uno dei suoi tour in terra italica a proposito del messaggio contenuto in Defixiones: Svegliare le coscienze e raccontare la verità, con la speranza che certi orrori non si verifichino più. Anche se c'è poco da essere ottimisti: si sa, la storia è fatta dagli uomini e gli uomini tendono a ripetere gli stessi errori. Non imparano mai dalle lezioni del passato. Magari leggono, sono informati, ma non apprendono. La gente dimentica troppo velocemente il male, il dolore. Lo cancella, non ci crede nemmeno più.

Non sappiamo cosa abbia spinto Marco Cortesi a parlare della guerra nei Balcani, se per la sua esperienza da volontario (Ma ascolta...sei proprio sicuro? Ma iodico... ma perché dovete andare così lontano... ma non puoi stare a casa tua coi tuoi amici? C'è bisogno di andare là in mezzo a quella gentaccia? Che poi se proprio vuoi cambiare, ma fai come me che quando ero giovane, se proprio volevamo cambiare, andavamo a Milano Marittima invece che a Pinarella! – pag.34). o perché, come dice appunto la Galas, al dolore non crede più nessuno.

In ogni caso,da questa piéce teatrale da lui scritta (siamo oltre le duecentocinquanta repliche e ricordiamoci che Cortesi è attore a tutto tondo, va dal teatro di Squarzina al cinema di Virzì e Infascelli, ai Carabinieri della fiction televisiva) , ottiene il risultato di riaccendere l'interesse e la memoria su fatti drammatici che sono perfettamente speculari a situazioni e tragedie dei nostri giorni.

Scrive Andrea Canevaro nell'introduzione: Quando una guerra viene dichiarata,la menzogna ha già preparato le ragioni delle azioni belliche; e l'intreccio fra menzogna, vita quotidiana civile e azioni militari è molto stretto. Perché, e qui Cortesi è lapidario, la gente comune non vuole mai la guerra, perché è consapevole che sarà quella che pagherà di più, in fatto di perdite umane, lo scotto di una follia che è figlia del potere e della pretesto ideologico.

Le donne di Pola narra la vera storia dei rifugiati di un campo profughi nella città istriana di Pola in Croazia sorto alla fine della guerra nella ex Yugoslavia. Ecco dunque sfilare davanti ai nostri occhi la vecchia che scambia il protagonista per il proprio figlio creduto perduto, la donna che è stata torturata (Mi presero le braccia e me le avvolsero nel filo spinato. Mi misero il filo spinato attorno alla pancia e lo bloccarono a terra con degli spilloni. Come quelli del campeggio. Non potevo muovermi. Non potevo alzarmi. Pensavo ad Anto e Stipe (...) il sangue mi usciva dalla bocca, dai polsi e tanto dalla pancia. Stavo a terra nuda. Le braccia spalancate. - pag.32) e a cui hanno massacrato i due figli. Ecco dunque la mamma e la figlia che offrono quel poco che hanno, ma con insistenza, perché è il senso di comunità, che manca a chi li priva della libertà e degli affetti, ad essere l'elemento aggregante. Ecco dunque quella sorta di fantasma, che piange silenziosamente in un angolo del corridoio di un ospedale e che sembra identificarsi solo con la punta luminosa della sua sigaretta.

E poi c'è Oman. Prima della guerra era operaio. Aveva deciso di recitare per il resto dei suoi giorni la parte di un bambino di cinque anni per dimenticare di essere un uomo che ha sperimentato orrori tali da sconvolgere la mente (...) Omar non era muto, ma aveva deciso che non avrebbe mai più parlato. (pag.44).

Nei giorni in cui la politica imperialista americana e il suo esercito hanno lanciato un'altra grande offensiva contro i Talebani, un libro come questo rielabora, con parole prive di orpelli, il senso del distacco. Distacco dalla terra, dagli affetti, dal mondo.

Ma è un modo per celebrare l'immediatezza dell'autenticità dei sentimenti tra chi è vittima della guerra e chi, per sua fortuna, non lo è, ma grida forte la sua opposizione.



P.S. Il libro potete ordinarlo solo consultando il sito www.marco-cortesi.com



di Alfredo Ronci


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