CLASSICI
Alfredo Ronci
Lo “spiritoso” hard-boiled: “Ti stiro i connotati, tesoro!” di Carlo Manzoni.

Fu un personaggio niente male e pure come scrittore e dal punto di vista artistico non si fece mancare nulla. Fu anche vignettista e le sue creazioni, soprattutto quelle che si riferiscono al presidente della Repubblica Italiana di allora, Luigi Einaudi, fecero tremare un po’ le gambe al direttore del quotidiano milanese di allora Giovannino Guareschi.
Non solo, abbiamo detto che dal punto di vista artistico non si fece mancare nulla, tanto che esordì nel 1951 nel cinema dirigendo la pellicola Ho fatto 13! Con gli attori che in quel tempo riempivano le sale cinematografiche: Silvana Pampanini, Mario Riva, Carlo Croccolo, Antonella Lualdi e altri ancora.
E non dimentichiamoci la collaborazione con il bisettimanale Il Bertoldo e con il settimanale umoristico Candido sempre diretto da Giovannino Guareschi (a dir la verità, se dovessimo qualificare il “personaggio” nel modo più giusto ed adeguato, dovremmo dire che parte della grande fortuna umoristica di Manzoni la si deve a queste due testate umoristiche).
Di più: Manzoni è anche responsabile di un curioso fatto “narrativo” che tutt’oggi è in fieri. Nelle sue scelte editoriali c’è, ovviamente, anche quella letteraria. Scrisse vari libretti umoristici tra cui Il signor Veneranda edito da Rizzoli nel 1949. Sia questa edizione, sia quella in BUR, con l’introduzione di Oreste Del Buono, sono praticamente introvabili. Io stesso ho cercato in qualche modo di averlo ma mi è stato impossibile anche solo prenotarlo (sinceramente non capisco la vicenda, anche perché, se il libro è ricercato, viene sostenuto da un prezzo sovraccaricato – basti pensare a L’oblò di Adriano Spatola, opera semi-sperimentale, che va dagli 80 ai cento euro anche se finalmente è stato rieditato da una piccola casa editrice ad un prezzo assolutamente accessibile – altrimenti si perde nei meandri di un volume non agibile, certo però non sparisce nel nulla).
Invece qui siamo di fronte ad una vera e propria dipartita e chissà se mai ne verremo a scapito. Ma serve, in qualche modo, a creare una specie di leggenda nei confronti del Manzoni.
Nei primi anni sessanta comincia a farsi leggere un nuovo meccanismo legato al giallo: l’hard boiled. Per carità, in fatto di giallo, noi italiani, a quel tempo, eravamo ancora legati ai classici inglesi, tipo Agatha Christie o John Dickson Carr, e a quelli americani, tipo Ellery Queen.
No, il nuovo movimento americano si legge Hard-boiled e si fa conoscere perché le sue storie sono piene di morti cruentissime, di sangue, di scazzottature e di dark-ladies. E uno dei principali autori di queste storie truculentissime è Mickey Spillane.
Bene. E Carlo Manzoni cosa fa? Ricco di una verve comica micidiale s’inventa un hard-boiled tutto suo, fatto sì di scazzottature e di sangue, ma condito di un’atmosfera surreale e irreale e alla fine ottiene il meritato successo. Nei primi anni sessanta la Rizzoli, nella serie Suspense del riso, pubblica una decina di volumi dai titoli imprevedibili (ne volete conoscere qualcuno? Allora… Che pioggia di sberle bambola!, Un colpo in testa e sei più bella, angelo!, Ti svito le tonsille, piccola!, Un calcio di rigore sul tuo bel muso…).
Il protagonista principale di queste vicende è Chico Pipa, omone alto un metro e novanta, investigatore privato, che si avvale della collaborazione di Gregorio Scarta, cane poliziotto e tutti e due, nelle loro incredibili storie, tra una scazzottatura e l’altra, risolvono i casi bevendo un bicchiere di Bourbon.
Incredibile no? Ma il risultato, credete a me che di gialli ne ho letti a centinaia e centinaia, al di là di certe sguaiataggini di linguaggio (in questo Ti stiro i connotati, tesoro! c’è questo esilarante… Mi monto sulle spalle salgo sul muro e salto dall’altra parte) sembra davvero una conclusione degna del miglior hard-boiled.
I libri del Manzoni sono davvero scritti per far sorridere un po’ e magari, anche, per prendere in giro certe situazioni degne della migliore tradizione americana, ma l’effetto che ottengono a volte superano di gran lunga qualsiasi aspettativa.
Bravi Chico Pipa e Gregorio Scarta!
L’edizione da noi considerata è:
Carlo Manzoni
Ti stiro i connotati, tesoro!
Rizzoli
Non solo, abbiamo detto che dal punto di vista artistico non si fece mancare nulla, tanto che esordì nel 1951 nel cinema dirigendo la pellicola Ho fatto 13! Con gli attori che in quel tempo riempivano le sale cinematografiche: Silvana Pampanini, Mario Riva, Carlo Croccolo, Antonella Lualdi e altri ancora.
E non dimentichiamoci la collaborazione con il bisettimanale Il Bertoldo e con il settimanale umoristico Candido sempre diretto da Giovannino Guareschi (a dir la verità, se dovessimo qualificare il “personaggio” nel modo più giusto ed adeguato, dovremmo dire che parte della grande fortuna umoristica di Manzoni la si deve a queste due testate umoristiche).
Di più: Manzoni è anche responsabile di un curioso fatto “narrativo” che tutt’oggi è in fieri. Nelle sue scelte editoriali c’è, ovviamente, anche quella letteraria. Scrisse vari libretti umoristici tra cui Il signor Veneranda edito da Rizzoli nel 1949. Sia questa edizione, sia quella in BUR, con l’introduzione di Oreste Del Buono, sono praticamente introvabili. Io stesso ho cercato in qualche modo di averlo ma mi è stato impossibile anche solo prenotarlo (sinceramente non capisco la vicenda, anche perché, se il libro è ricercato, viene sostenuto da un prezzo sovraccaricato – basti pensare a L’oblò di Adriano Spatola, opera semi-sperimentale, che va dagli 80 ai cento euro anche se finalmente è stato rieditato da una piccola casa editrice ad un prezzo assolutamente accessibile – altrimenti si perde nei meandri di un volume non agibile, certo però non sparisce nel nulla).
Invece qui siamo di fronte ad una vera e propria dipartita e chissà se mai ne verremo a scapito. Ma serve, in qualche modo, a creare una specie di leggenda nei confronti del Manzoni.
Nei primi anni sessanta comincia a farsi leggere un nuovo meccanismo legato al giallo: l’hard boiled. Per carità, in fatto di giallo, noi italiani, a quel tempo, eravamo ancora legati ai classici inglesi, tipo Agatha Christie o John Dickson Carr, e a quelli americani, tipo Ellery Queen.
No, il nuovo movimento americano si legge Hard-boiled e si fa conoscere perché le sue storie sono piene di morti cruentissime, di sangue, di scazzottature e di dark-ladies. E uno dei principali autori di queste storie truculentissime è Mickey Spillane.
Bene. E Carlo Manzoni cosa fa? Ricco di una verve comica micidiale s’inventa un hard-boiled tutto suo, fatto sì di scazzottature e di sangue, ma condito di un’atmosfera surreale e irreale e alla fine ottiene il meritato successo. Nei primi anni sessanta la Rizzoli, nella serie Suspense del riso, pubblica una decina di volumi dai titoli imprevedibili (ne volete conoscere qualcuno? Allora… Che pioggia di sberle bambola!, Un colpo in testa e sei più bella, angelo!, Ti svito le tonsille, piccola!, Un calcio di rigore sul tuo bel muso…).
Il protagonista principale di queste vicende è Chico Pipa, omone alto un metro e novanta, investigatore privato, che si avvale della collaborazione di Gregorio Scarta, cane poliziotto e tutti e due, nelle loro incredibili storie, tra una scazzottatura e l’altra, risolvono i casi bevendo un bicchiere di Bourbon.
Incredibile no? Ma il risultato, credete a me che di gialli ne ho letti a centinaia e centinaia, al di là di certe sguaiataggini di linguaggio (in questo Ti stiro i connotati, tesoro! c’è questo esilarante… Mi monto sulle spalle salgo sul muro e salto dall’altra parte) sembra davvero una conclusione degna del miglior hard-boiled.
I libri del Manzoni sono davvero scritti per far sorridere un po’ e magari, anche, per prendere in giro certe situazioni degne della migliore tradizione americana, ma l’effetto che ottengono a volte superano di gran lunga qualsiasi aspettativa.
Bravi Chico Pipa e Gregorio Scarta!
L’edizione da noi considerata è:
Carlo Manzoni
Ti stiro i connotati, tesoro!
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