CLASSICI
Alfredo Ronci
Ma sono davvero dei ragazzi?: “I ragazzi della spiaggia” di Rolando Viani.
La ricerca che sto portando avanti, qui sul Paradiso, sui così detti classici (oddio quanti ce ne sono!) spesso e volentieri mi mette di fronte a delle situazioni che in altre occasioni non avrei preso nemmeno in considerazione. Tanto per avere un’idea: Lorenzo Viani. Chi era costui? A volte (in realtà quasi sempre), nelle Enciclopedie della letteratura italiana, non viene nemmeno preso in considerazione. Eppure alcuni suoi libri sono stati pubblicati, molti anni fa, anche da editori di tutto pregio (vedi, tra i tanti, proprio il libro che andiamo ad esaminare, edito da Einaudi). E allora come mai che avviene questo, chiamiamolo, incidente? Questa specie di velo pietoso?
Non solo, avendo saputo che è nato a Viareggio, e portandosi dietro un cognome del genere, mi sono chiesto: ma avesse a che fare con il grande Lorenzo Viani (che noi, nel nostro elenco dei classici abbiamo già considerato il suo Angiò, uomo d’acqua -1928)? Qui il quesito è ben presto risolto, visto che Internet ci mette la buona parola. Certo, Rolando era nipote di Lorenzo.
Allora mi ripeto: come mai è successo che lo zio ha avuto la sua meritata fortuna e il nipote no? C’entrano forse le opere che hanno prodotto? La risposta immediata è sì: Lorenzo Viani è considerato uno dei massimi esponenti dell’espressionismo italiano. Rolando no, è solo uno scrittore.
Ma noi andiamo ad indagare per vedere che tipo di scrittore.
Nonostante la sua ritrosia (nel ’43 s’imbarca su una nave da carico, ma torna, dopo breve tempo) nei suoi anni giovanili riesce ad avere rapporti con la nostra intelligenza: conosce Bilenchi, conosce Vittorini e Calvino. Nel 1956 esordisce con un volume di racconti, appunto I ragazzi della spiaggia, e ottiene l’appoggio, nella finale del premio Viareggio, addirittura di Giuseppe Ungaretti.
Il successo, pur se non evidentissimo, lo porta comunque a mantenersi nell’ambito letterario (ricordiamoci però che l’altra sua attività, come quella dello zio, era il disegno, ma non essendo un critico d’arte, né un appassionato, non so se la conoscenza in ambito pittorico sia diverso, se non addirittura maggiore, da quello letterario). Nel 1960, dopo aver pubblicato racconti su giornali e riviste, raccoglie tutto il suo materiale e, nella collana “Narratori” della casa editrice Lerici, pubblica la sua seconda opera, con l’interessamento di Bilenchi e Luzi, anch’essa costituita da racconti, col titolo di Il mascalzone.
Nel 1970 esce il suo primo romanzo (attenzione, sui siti di libri usati si trova raramente e a prezzi anche di un certo rilievo) L’orfanotrofio, per le Edizioni del Testimone di Lucca. Nel 1974 pubblica, per Einaudi, A Viareggio aspettiamo l’estate, che è soprattutto una riedizioni di vecchi racconti già pubblicati in riviste e giornali. Muore nel 1977.
Che dire dunque di questa sua prima opera? Durante il giorno andavamo anche a coppie come galeotti nell’ora di passeggio; si parlava, ci aprivamo l’un l’altro, su tutto. Erano anni che si parlava così. Eravamo tanto stufi che ci fu anche chi propose di prendere moglie. Come se la dovessimo prendere tutti insieme, senza un soldo. Ci sentivamo solidali d’inverno. Eppure tante volte preferivamo stare a letto per non vederci in faccia, ma a tavola, dopo lunghi monologhi, spaccavamo il piatto contro il muro. Ma bastava una giornata di sole, di febbraio: ci si metteva in maglione, subito; e risalivamo la strada dondolando le braccia.
Siamo di fronte ad una generazione di ragazzi di periferia che non trovano altro che il sole, e il mare, quando la stagione lo consente, per decidere sul proprio futuro. Ma I ragazzi della spiaggia, in realtà, potrebbe anche non essere un libro di racconti. Certo, il testo è diviso in modo che debba essere considerato in quella direzione, ma se si escludono alcuni fatti che nella realtà non c’entrano assolutamente nulla con la storia e con il titolo (prendiamo per esempio Il geometra Tarabella, che parla del tentativo di suicidio di un uomo distrutto), il resto, invece, è la storia, per la verità poco eccitante, del povero Luigi, preso sin già nella sua tenera età e poi avanti fino ad un’età adulta, e dei suoi tentativi (oh, la madre è presente) di ribaltare una situazione anomala.
La letteratura di Rolando Viani è questa (assai lontana dalle mire espressioniste dello zio): una semplice linea di demarcazione, dove da una parte c’è il tentativo di trasformare la realtà, e dall’altra la realtà che ti prende e ti macina.
Rolando Viani, ci sembra, abbia scelto, per i suoi personaggi, la seconda.
L’edizione da noi considerata è:
Rolando Viani
I ragazzi della spiaggia
Einaudi
Non solo, avendo saputo che è nato a Viareggio, e portandosi dietro un cognome del genere, mi sono chiesto: ma avesse a che fare con il grande Lorenzo Viani (che noi, nel nostro elenco dei classici abbiamo già considerato il suo Angiò, uomo d’acqua -1928)? Qui il quesito è ben presto risolto, visto che Internet ci mette la buona parola. Certo, Rolando era nipote di Lorenzo.
Allora mi ripeto: come mai è successo che lo zio ha avuto la sua meritata fortuna e il nipote no? C’entrano forse le opere che hanno prodotto? La risposta immediata è sì: Lorenzo Viani è considerato uno dei massimi esponenti dell’espressionismo italiano. Rolando no, è solo uno scrittore.
Ma noi andiamo ad indagare per vedere che tipo di scrittore.
Nonostante la sua ritrosia (nel ’43 s’imbarca su una nave da carico, ma torna, dopo breve tempo) nei suoi anni giovanili riesce ad avere rapporti con la nostra intelligenza: conosce Bilenchi, conosce Vittorini e Calvino. Nel 1956 esordisce con un volume di racconti, appunto I ragazzi della spiaggia, e ottiene l’appoggio, nella finale del premio Viareggio, addirittura di Giuseppe Ungaretti.
Il successo, pur se non evidentissimo, lo porta comunque a mantenersi nell’ambito letterario (ricordiamoci però che l’altra sua attività, come quella dello zio, era il disegno, ma non essendo un critico d’arte, né un appassionato, non so se la conoscenza in ambito pittorico sia diverso, se non addirittura maggiore, da quello letterario). Nel 1960, dopo aver pubblicato racconti su giornali e riviste, raccoglie tutto il suo materiale e, nella collana “Narratori” della casa editrice Lerici, pubblica la sua seconda opera, con l’interessamento di Bilenchi e Luzi, anch’essa costituita da racconti, col titolo di Il mascalzone.
Nel 1970 esce il suo primo romanzo (attenzione, sui siti di libri usati si trova raramente e a prezzi anche di un certo rilievo) L’orfanotrofio, per le Edizioni del Testimone di Lucca. Nel 1974 pubblica, per Einaudi, A Viareggio aspettiamo l’estate, che è soprattutto una riedizioni di vecchi racconti già pubblicati in riviste e giornali. Muore nel 1977.
Che dire dunque di questa sua prima opera? Durante il giorno andavamo anche a coppie come galeotti nell’ora di passeggio; si parlava, ci aprivamo l’un l’altro, su tutto. Erano anni che si parlava così. Eravamo tanto stufi che ci fu anche chi propose di prendere moglie. Come se la dovessimo prendere tutti insieme, senza un soldo. Ci sentivamo solidali d’inverno. Eppure tante volte preferivamo stare a letto per non vederci in faccia, ma a tavola, dopo lunghi monologhi, spaccavamo il piatto contro il muro. Ma bastava una giornata di sole, di febbraio: ci si metteva in maglione, subito; e risalivamo la strada dondolando le braccia.
Siamo di fronte ad una generazione di ragazzi di periferia che non trovano altro che il sole, e il mare, quando la stagione lo consente, per decidere sul proprio futuro. Ma I ragazzi della spiaggia, in realtà, potrebbe anche non essere un libro di racconti. Certo, il testo è diviso in modo che debba essere considerato in quella direzione, ma se si escludono alcuni fatti che nella realtà non c’entrano assolutamente nulla con la storia e con il titolo (prendiamo per esempio Il geometra Tarabella, che parla del tentativo di suicidio di un uomo distrutto), il resto, invece, è la storia, per la verità poco eccitante, del povero Luigi, preso sin già nella sua tenera età e poi avanti fino ad un’età adulta, e dei suoi tentativi (oh, la madre è presente) di ribaltare una situazione anomala.
La letteratura di Rolando Viani è questa (assai lontana dalle mire espressioniste dello zio): una semplice linea di demarcazione, dove da una parte c’è il tentativo di trasformare la realtà, e dall’altra la realtà che ti prende e ti macina.
Rolando Viani, ci sembra, abbia scelto, per i suoi personaggi, la seconda.
L’edizione da noi considerata è:
Rolando Viani
I ragazzi della spiaggia
Einaudi
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