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CLASSICI

Alfredo Ronci

Non Manzoni, però… : “Piccolo mondo antico” di Antonio Fogazzaro.

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Dice Anna Maria Moroni nell’introduzione al testo che andiamo valutando: Di tutta l’opera narrativa del Fogazzaro, Piccolo mondo antico è il solo romanzo a cui sia toccato non il successo di una stagione o di una particolare moda del gusto, ma la fama di un autentico, piccolo capolavoro dell’Ottocento: per i più entusiastici estimatori della personalità del Fogazzaro, un libro da porre subito dopo I promessi sposi.
Per carità, la Moroni non è l’unica a sottolineare la grandezza del Fogazzaro e a tentare un accostamento al Manzoni. Ma è davvero l’unica realtà che si può toccare in questo caso? Davvero Piccolo mondo antico si accosta con tutta la sua fattura a I promessi sposi?
Non me ne vogliano i cultori del Fogazzaro (innumerevoli, ancora adesso, e quelli di allora, come Gene Pampaloni, per esempio, che parlò di un romanzo… armonioso in una raggiunta oggettivazione di vicende, caratteri, atmosfere) e quelli che hanno tentato una sorta di aggancio tra i due scrittori ma onestamente penso che Piccolo mondo antico, nella sua discreta lavorazione, appartenga a un genere che il Manzoni in qualche modo svia. E’ il mondo certo dell’imprevisto e anche della gelosia (e anche gli avvenimenti successivi un po’ da feuilleton) distanti parecchio dalle tragedie (anche se seicentesche) del Manzoni.
Fogazzaro non fu decisamente uno spirito quieto. Circa a metà degli anni sessanta dell’ottocento, lo scrittore, forse solo per dare una risposta alla sua mania di creare miti, aderisce al cattolicesimo, adesione che si fece ancora più convinta dopo la lettura di Philosophie du Credo di Auguste-Alphonse Gratry, poeta religioso. Ma presto le sue convinzioni cozzarono anche contro influssi che in qualche modo lo tormentarono: si pensi a quando produsse il romanzo Malombra e alle sue, potremmo anche dire, sollecitazioni occultistiche.
Piccolo mondo antico, invece, arriva in un momento in cui Fogazzaro sembra in qualche modo acquetarsi, dove non si pone obbiettivi moderni, ma riscopre una realtà, un vero sociale che sembra entrare in contrasto anche con i romanzi precedenti e le loro propaggini esotiche ed esoteriche.
E anche il titolo dell’opera, dal sapore vagamente antiquario, rivela una voglia ristretta, circoscritta, dove a farla da padrone sono i colori della quiete domestica e il luogo dove “riprendersi” ed essere vivi.
La storia è questa: Franco Maironi è cresciuto nella villa di sua nonna, la marchesa Orsola. Contro la volontà di questa sposa segretamente Luisa Regey, di famiglia borghese. Luisa, contrariamente a Franco, non crede in Dio, e questa sarà la principale distanza che si creerà tra i due. Nel corso degli anni la situazione economica degli sposi si farà sempre più difficile, tanto che Franco sarà costretto a partire per poter guadagnare, lasciando nei suoi posti d’infanzia Luisa e la figlia che avevano avuto in precedenza. La donna troverà un lavoro che le permette la sopravvivenza, ma durante una sua assenza da casa la figlia Ombretta cade nelle acque della piccola darsena e muore annegata. Distrutta dal dolore ritroverà suo marito soltanto in una occasione, grazie anche all’interessamento di suo zio, rimanendo di nuovo incinta.
Sembra una favoletta d’altri tempi (e sono per noi altri tempi) ma in realtà il gioco psicologico tra i due protagonisti, Franco e Luisa, è più complesso e difficile. Ce lo dice il romanzo, intorno alla sua metà, e in particolare i dubbi di Luisa circa le intenzioni e le idee di suo marito, anche a proposito della figlia: Vedeva il pericolo che Franco favorisse uno sviluppo forte del sentimento religioso; pericolo gravissimo, secondo lei; perché Maria (inizialmente la figlia si chiama Maria, poi successivamente Ombretta), piena di curiosità, avida di racconti, aveva i germi  di un’immaginazione assai viva, assai propizia alle fantasie religiose e ne poteva venire uno squilibrio morale. Non si trattava di sopprimere il sentimento religioso; questo Luisa non l’avrebbe fatto mai, non foss’altro per rispetto a Franco; ma occorreva che Maria, fatta donna, sapesse trovare il perno della propria vita in un senso morale sicuro e forte di sé…
Il romanzo ebbe uno straordinario successo e fu anche tradotto in francese e in polacco. E ha avuto un successo anche negli anni successivi, insieme ad altre cose del Fogazzaro (pensiamo alle riproduzioni televisive degli anni 60-70), ma non ci fa dimenticare che… è anche doveroso rilevare come, pur nel giusto equilibrio fra necessità espressive del dialetto e della lingua italiana, non manchino nel romanzo difetti di piattezza espressiva, perfino di sciatteria, quando non di sovrabbondanza retorica.
Questo non si può dire di Manzoni.




L’edizione da noi considerata è:

Antonio Fogazzaro
Piccolo mondo antico
Oscar Mondadori



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