RECENSIONI
Stefano Di Marino
Pietrafredda
Perdisapop, Pag. 118 Euro 9,00
Capita. Capita che gli uffici stampa se la prendano se trattiamo male un libro. Perdisapop se l'è presa parecchio perché ho stroncato il noir di Marenzana Buchi nero nel cielo (se proprio avete voglia di leggere la recensione usate il motore di ricerca sul sito).
Ma siamo comunque pari: ognuno fa il proprio mestiere. Loro (quelli di Perdisapop) nel proporre progetti che ritengono validi, il sottoscritto nel valutare con coscienza e senza pressioni (e meno male!) quello che legge. Indi per cui poscia: il romanzo di Marenzana era brutto da togliere il fiato e io l'ho detto.
E a capo.
Anzi, torniamo sul luogo del delitto. Di nuovo una proposta della collana diretta da Luigi Bernardi. Anche stavolta un nome che non è di primo pelo, anzi: Di Marino ha una lunga esperienza di thriller e ha edito per Mondadori, Piemme e con lo pseudonimo di Stephen Gunn firma da 14 anni 'Il Professionista', una delle più fortunate serie italiane di spionaggio pubblicata su Segretissimo.
Insomma, uno che le armi (ça va sans dire) del mestiere le conosce alla perfezione. E a proposito del suo più famoso personaggio nelle note d'autore alla fine di questo libro dice: Insomma quando arriva il Professionista aspettatevi sempre di tutto. Non è un eroe e non è disposto a invecchiare nella gabbia di un formato predefinito.
Mi pare giusto, ma nel caso invece di Pietrafredda, il protagonista dell'omonimo libriccino, Di Marino ha pestato parecchio nel luogo comune. Anzi, addirittura mi sono chiesto durante la lettura se l'autore ci fa o semplicemente c'è. Credo alla fine tutte e due. Perché l'esasperazione dell'ordito (carina no?), la sovraesposizione ai modelli dell'hard boiled più riconosciuti ci fa sospettare che nelle intenzioni dell'autore non ci sia solo un'imitazione di un modello, ma anche e soprattutto la sua presa per il culo.
Altrimenti non si spiegherebbe che persino quando un personaggio sta a tavola non mangia, ma: lui trafigge la carne con decisione (sic!) e che l'eroe di turno si avvale della complicità e dell'aiuto di:
Milos Cikatic, il serbo pronto alla guerriglia.
Roger Lamy, il gangster franco-vietnamita.
Kristo Nguma, ras dei quartieri africani.
E Sirene (poliziotta, aggiungo io, se no si capisce poco) con le sue vendette da regolare.
Insomma una bella comitiva da frequentare che appena ti muovi: trafigge, scanna, sgozza, spara, crivella, pesta, spezzetta, sguazza nel sangue e al cui confronto gli eroi di Tarantino sono simili alle suore della Congregazione del sangue del Sacro Cuore del Gesù.
Pensiamo che Pietrafredda vada letto con questi presupposti: con un pensiero al genere ed immediatamente l'altro al suo contrario. Solo così può essere digesto, come lo erano le vecchie avventure di Chico Pipa e del gregario Gregorio Scarta dovute all'ironica penna di Carlo Manzoni.
di Alfredo Ronci
Ma siamo comunque pari: ognuno fa il proprio mestiere. Loro (quelli di Perdisapop) nel proporre progetti che ritengono validi, il sottoscritto nel valutare con coscienza e senza pressioni (e meno male!) quello che legge. Indi per cui poscia: il romanzo di Marenzana era brutto da togliere il fiato e io l'ho detto.
E a capo.
Anzi, torniamo sul luogo del delitto. Di nuovo una proposta della collana diretta da Luigi Bernardi. Anche stavolta un nome che non è di primo pelo, anzi: Di Marino ha una lunga esperienza di thriller e ha edito per Mondadori, Piemme e con lo pseudonimo di Stephen Gunn firma da 14 anni 'Il Professionista', una delle più fortunate serie italiane di spionaggio pubblicata su Segretissimo.
Insomma, uno che le armi (ça va sans dire) del mestiere le conosce alla perfezione. E a proposito del suo più famoso personaggio nelle note d'autore alla fine di questo libro dice: Insomma quando arriva il Professionista aspettatevi sempre di tutto. Non è un eroe e non è disposto a invecchiare nella gabbia di un formato predefinito.
Mi pare giusto, ma nel caso invece di Pietrafredda, il protagonista dell'omonimo libriccino, Di Marino ha pestato parecchio nel luogo comune. Anzi, addirittura mi sono chiesto durante la lettura se l'autore ci fa o semplicemente c'è. Credo alla fine tutte e due. Perché l'esasperazione dell'ordito (carina no?), la sovraesposizione ai modelli dell'hard boiled più riconosciuti ci fa sospettare che nelle intenzioni dell'autore non ci sia solo un'imitazione di un modello, ma anche e soprattutto la sua presa per il culo.
Altrimenti non si spiegherebbe che persino quando un personaggio sta a tavola non mangia, ma: lui trafigge la carne con decisione (sic!) e che l'eroe di turno si avvale della complicità e dell'aiuto di:
Milos Cikatic, il serbo pronto alla guerriglia.
Roger Lamy, il gangster franco-vietnamita.
Kristo Nguma, ras dei quartieri africani.
E Sirene (poliziotta, aggiungo io, se no si capisce poco) con le sue vendette da regolare.
Insomma una bella comitiva da frequentare che appena ti muovi: trafigge, scanna, sgozza, spara, crivella, pesta, spezzetta, sguazza nel sangue e al cui confronto gli eroi di Tarantino sono simili alle suore della Congregazione del sangue del Sacro Cuore del Gesù.
Pensiamo che Pietrafredda vada letto con questi presupposti: con un pensiero al genere ed immediatamente l'altro al suo contrario. Solo così può essere digesto, come lo erano le vecchie avventure di Chico Pipa e del gregario Gregorio Scarta dovute all'ironica penna di Carlo Manzoni.
di Alfredo Ronci
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