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CLASSICI

Alfredo Ronci

Primi segni di “libertà”: “Una donna con tre anime” di Rosa Rosà.

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Periodo selvaggio quello lì. 1917, Marinetti è ferito, all’inguine, durante la battaglia di Kuk. Però non si esime dal pubblicare Come si seducono le donne (da noi ampiamente trattato) che pare fu, a distanza anche di vari anni, il libro che riscosse il maggiore successo (e beninteso, se fosse pubblicato una cosa del genere anche ai tempi nostri, sicuramente riscuoterebbe successo quasi uguale). Sempre nel ’17 esce per Bruno Corra Sam Dunn è morto (anche questo trattato da noi… ma noi non siamo dei futuristi…) e lo stesso autore così lo definì… Questo che io ristampo, dunque, vuol essere semplicemente un racconto inconsueto, il quale si propone solo (bando alle tendenze, alle scoperte e alle rivelazioni!) d'interessare un pubblico ristretto di amatori del bizzarro.
Nel ’18 Marinetti e ancora Corra pubblicano L’isola dei baci, mentre finalmente, in risposta a tanto ardire dei futuristi, esce un romanzo (passa per romanzo, ma una storia di una cinquantina di pagine, può facilmente essere considerato un lungo racconto) di Rosa Rosà, pseudonimo di Edith von Haynau, Una donna con tre anime, che pare produsse scariche di bile in Marinetti, anche se poi, pubblicamente, il fondatore del futurismo, elargisse alla donna ampie riconoscenze.
Ma chi era Rosa Rosà? Nata a Vienna (ecco quindi la spiegazione di tale nome) nel 1908 sposò lo scrittore Ulrico Arnaldi, conosciuto durante una crociera. Trasferitasi a Roma, in sei anni diede alla luce ben quattro bambini, ma quando l’uomo, nel 1915, fu richiamato sotto le armi, con assoluta indipendenza la donna si dedicò alle arti (partecipò a Milano alla Grande Esposizione Futurista e fu anche in questo senso molto apprezzata) e anche alla letteratura, pubblicando ben due romanzi di cui uno è appunto Una donna con tre anime (tentò veramente, nel 1927, di pubblicare un terzo romanzo, La casa della felicità, ma rimase curiosamente incompiuto).
In che cosa consiste Una donna con tre anime e perché è considerato (dai pochi in verità, per una questione, pensiamo noi, al genere) una specie di trattato proto-femminista?
E’ la storia di un’anonima Giorgina Rossi (notate il cognome), la quale, in seguito ad un incidente elettromagnetico e chimico, subisce una alterazione psichica che le fa sperimentare in breve tempo tre personalità diverse tra loro e diversissime dalla sua abituale natura, in cui sono presenti, rispettivamente “sintomi di amoralità”, di mascolinità, “il superamento sella sensibilità materiale e la nascita di nuovi sensi irradiati immaterialmente nell’infinito”.
Detto così sembra quasi una pagliacciata, ma Giorgina Rossi è effettivamente una donna senza stimoli, potremmo dire una casa e chiesa che all’improvviso però assume a vette, secondo anche chi legge, inimmaginabili.
Anche se, bisogna dirlo, tutto quello che la donna partorisce, anche a lei rimane un pochino contraddittorio: Giorgina sente che le sue azioni obbediscono all’imperio dell’istinto nuovo. Non si chiede affatto se fa bene o se fa male se agisce onestamente o no. Ogni criterio morale è svanito dal suo spirito. Era avvenuto in lei veramente uno sgretolamento della coscienza borghese.
Ecco quello che in definitiva è l’elemento caratterizzante della presa di coscienza della donna, lo sgretolamento della coscienza borghese e, presupponiamo, è anche l’elemento, al di là di certe intuizioni femminili (o femministe), che più attirò l’attenzione di Marinetti.
La prima di queste trasformazioni la mutò, una sera, di sorpresa, in un essere fornito di una intensissima vitalità, dotato di istinti predaci privo di qualsiasi pregiudizio morale, desiderando novità a ogni costo.
La seconda la trascinò a pronunciare eloquentemente un discorso illogico armato da vaghi termini scientifici e trattando con disinvoltura di meravigliose scoperte che non esistono.
La terza la indusse a comporre in mezzo a una lettera diretta al marito, un lembo di prosa lirica che appare nel suo insieme come un’invocazione d’amore d’una entità lontanissima e ignota. Noi possediamo l’originale di questo documento consegnatoci dal marito, il quale, appena ricevuta quella lettera, è tornato subito temendo per la ragione della sua compagna.
Il “rinsavimento” della donna appare all’improvviso, e tutto ritorna come in precedenza. La domanda allora sorge spontanea: ma siffatta trasformazione di coscienza è comunque, di per sé, un atto ‘rivoluzionario” o è invece un alterazione dei sensi, e per questo, dai più (cioè da quello in “grado di valutare”) ritenuto illogico e per questo condannabile?
La risposta sta nella riproposta di questo classico.




L’edizione da noi considerata è:

Rosa Rosà
Una donna con tre anime
Papero editore





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