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CLASSICI

Alfredo Ronci

Quel che non strozza, ingrassa: “Il giovane Max” di Alfredo Giuliani.

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Per capire meglio le qualità e gli atteggiamenti di Alfredo Giuliani, forse sarebbe il caso, considerando il fatto che non è che sia stato così influente nel panorama delle nostre Lettere, di introdurlo meglio dal punto di vista biografico.
Un’insofferenza complessiva per la disciplina scolastica e per il sistema educativo degli ultimi anni del fascismo lo spinse ad abbandonare la scuola all’inizio del secondo anno di liceo e a conseguire la maturità classica da privatista nel 1942.
Ben presto i suoi interessi si rivolsero essenzialmente alla poesia e alla conoscenza di grandi poeti (di Ezra Pound disse che era stato un altro bellissimo choc) e in più alla frequentazione di personaggi che solo qualche anno più tardi costituirono l’asse portante del Gruppo 63,  insieme di artisti che promulgò la ricerca di una nuova forma letteraria d’avanguardia (ma Giuliani non tralasciò altri ambienti, come la frequentazione di Giuseppe Ungaretti e la pubblicazione per Feltrinelli di un volume di poesie Povera Juliet e altre poesie).
Fu in questo clima che nacque Quindici, la rivista che Giuliani e alcuni degli altri compagni di strada del Gruppo 63 fondarono nel giugno del 1967 e che venne finanziata esclusivamente dai redattori al prezzo di una certa povertà tipografica, rivendicata però come garanzia di indipendenza. Rispetto alle esperienze precedenti del Gruppo, Quindici si propose di raggiungere un pubblico più ampio della ristretta cerchia dei letterati e si aprì così anche all’ambito extraletterario. 
Non rimaneva altro, a Giuliani, di tentare la via del romanzo, come estrema conseguenza di tutta questa serie di iniziative: nel 1972 esce Il giovane Max (dall’autore stesso definito poesie senza versi). Cos’ha in effetti di particolare questo romanzo-non romanzo?
Prima di tutto non ha una trama, in realtà è un viaggio nei deliri verbali della nostra società, negli universi linguistici della chiacchiera quotidiana, spesso nell’ingordigia e nella falsità (non tralasciando, crediamo noi, dei terribili assunti autobiografici o appunti tutto sommato poco improbabili: Ormai produco soltanto lubrificanti di equivoci).
Dalle battute della mezza cultura ad estranianti refusi tipografici, anche se quest’ultimi ridotti ad uno solo … non se ne troveranno nel presente volumetto. Ne segnalo uno, che mi pare grazioso, scoperto da Max mentre miccava svogliato le pagine di Un uomo e una vergine: “Le bacai la bocca…Giuliani sembra ridefinire tutta una serie di linguaggi che conducono però ad un attacco all’onnipresente linguistica.
Il libro è diviso in due parti: la seconda è costituita da un glossario che spiega quasi tutti i neologismi utilizzati nella prima parte dall’autore, una sorta di dizionario dei luoghi comuni, alcuni di rara capacità ironica e dove, forse, si può riscontrare lo stesso Giuliani: Lessicofagi. Sparuti e glabri abitanti di ghetti bonearensi, con gradi bassissimi di virus, che si nutrono di glossari, lessici, dizionari, enciclopedie, etimologie, sinonimi, nomenclature, calepini. Ghiottoni di parole, monemi, lessemi, bisticci, allitterazioni, idiotismi, neologismi, arcaismi, suffissi e altri prodotti linguetici.
Non solo: in una delle ultime pagine del glossario troviamo la spiegazione di un lemma, che, forse, rappresenta una sorta di puntuto autobiografismo: Sgrimbilloso. Neol. Persona dall’andatura alquanto sghemba e la faccia sgrinfia, smorfiosamente petulante, vecchio saltarellone steccoluto, di umore alticcio e un po’ buschero.
Ma alla fine qualcuno si chiederà (e qualcuno sicuramente ci sarà, nonostante l’assoluta deformazione di questo romanzo-non romanzo): ma il giovane Max chi è? Perché a lui è dedicata un’intera storia?
In realtà questo libro è un non libro, e questa storia non è una storia. Dice bene l’editore: il giovane Max allude probabilmente a una sorta di apprendistato, di decifrazione di un mondo in cui l’unica rivoluzione veramente possibile sembra solo quella delle parole.



L’edizione da noi considerata è:

Alfredo Giuliani
Il giovane Max
Adelphi



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