RECENSIONI
Paolo Poli
Siamo tutte delle gran bugiarde. Conversazione con Giovanni Pannacci.
Giulio Perrone editore, Pag. 95 Euro 11,00
Scriveva Ennio Flaiano su L'Europeo a proposito di uno spettacolo di Paolo Poli: Paolo Poli è un attore cantante pieno di estro, le canzoni sono quasi tutte belle e da catalogo, il colpo quindi riesce. (...) Perché, diciamolo pure, questa nostra società non soltanto si annoia, ma è noiosa.
Mai noiosa è la visione di questo splendido ottantenne (è nato nel 1929) che nei pochi momenti in cui si concede alla ribalta televisiva fa davvero rimpiangere la sua assenza quasi secolare dal piccolo schermo e le sue prime apparizioni nel bianco e nero bernabeiano(di fatto un estraneo in quella poltiglia catto-fascista con qualche singulto proto-centrosinistra tanto che un dirigente dell'epoca preoccupato dei suoi addentellati politici gli chiese se fosse socialista: comunista sono, rispose l'attore ed immaginiamoci la faccia di quella sorta di sovrintendente del leccaculismo).
Questa conversatio per quanto brillante e a tratti argutissima (come non deliziarsi quando Poli parlando di Palazzeschi dice: Era un uomo gentile, buono. Molto timido, perché le checche dell'epoca non erano vittoriose. Lui era l'amico di De Pisis. Ora è uscito postumo Interrogatorio della contessa Maria e chi era secondo te? Oppure a proposito di una compagnia teatrale di soli uomini: E' che le primedonne erano insopportabili... ho sofferto tanto, perché non gli andava mai bene nulla, la paga non bastava, dovevano essere accompagnate a mangiare... e poi io non le trombavo) manca proprio della presenza effervescente dell'attore, della sua mimica aggraziata, del suo accento toscano mai venuto meno, del suo fascino istrionico, della sua cultura sostanziosa, ma mai accademica.
Il libro restituisce una parte di tutto questo: nel caso di Poli una soluzione adeguata sarebbe stata, forse, un volume affiancato da un dvd, magari con la rappresentazione di uno dei suoi tanti spettacoli: questo avrebbe consegnato un'immagine più completa di un artista davvero completo.
Dobbiamo accontentarci, anche se è comunque una soddisfazione che riempie il cuore, di un andamento a volte altalenante, ma con guizzi saporiti, intelligenti quasi boccacceschi.A propos di Fellini: Lui bastava a se stesso, era come Michelangelo: non aveva bisogno del modello, inventava la bellezza. Michelangelo, ad ese,pio, la bellezza l'aveva vista nelle cosce vere di certi scalpellini di Carrara. Guarda il Dio che minaccia i malvagi nel 'Giudizio Universale'. È di gamba corta, tozzo, come piace a me. A propos degli uomini: Mi piace l'uomo che non sa di essere bello. L'operaio rude, preso al volo dalla strada. A propos di froci: Tutte noi siamo bugiarde, si mette le frange alla realtà perché l'immaginazione prolunga la vita. Lo spirito folletto è segreto. Ma l'uomo, anche quando è frocio e va fuori e sculetta e lo pigliano per il culo, è contento di essere riconosciuto. Per le lesbiche è diverso, loro si muovono in un mondo più segreto. Infatti Colette rideva di Proust.
Volutamente ho riportato numerose frasi dal testo, perché se il libro è vedovo della presenza 'ingombrante' del protagonista, non lo è se almeno vi si riportano stralci del suo eloquio armonioso ed elegante, che ne ha fatto, nel tempo, una figura unica nel panorama artistico italiano.
Ripeto: vederlo dal vivo è tutt'altra esperienza. Ma va bene anche così.
di Alfredo Ronci
Mai noiosa è la visione di questo splendido ottantenne (è nato nel 1929) che nei pochi momenti in cui si concede alla ribalta televisiva fa davvero rimpiangere la sua assenza quasi secolare dal piccolo schermo e le sue prime apparizioni nel bianco e nero bernabeiano(di fatto un estraneo in quella poltiglia catto-fascista con qualche singulto proto-centrosinistra tanto che un dirigente dell'epoca preoccupato dei suoi addentellati politici gli chiese se fosse socialista: comunista sono, rispose l'attore ed immaginiamoci la faccia di quella sorta di sovrintendente del leccaculismo).
Questa conversatio per quanto brillante e a tratti argutissima (come non deliziarsi quando Poli parlando di Palazzeschi dice: Era un uomo gentile, buono. Molto timido, perché le checche dell'epoca non erano vittoriose. Lui era l'amico di De Pisis. Ora è uscito postumo Interrogatorio della contessa Maria e chi era secondo te? Oppure a proposito di una compagnia teatrale di soli uomini: E' che le primedonne erano insopportabili... ho sofferto tanto, perché non gli andava mai bene nulla, la paga non bastava, dovevano essere accompagnate a mangiare... e poi io non le trombavo) manca proprio della presenza effervescente dell'attore, della sua mimica aggraziata, del suo accento toscano mai venuto meno, del suo fascino istrionico, della sua cultura sostanziosa, ma mai accademica.
Il libro restituisce una parte di tutto questo: nel caso di Poli una soluzione adeguata sarebbe stata, forse, un volume affiancato da un dvd, magari con la rappresentazione di uno dei suoi tanti spettacoli: questo avrebbe consegnato un'immagine più completa di un artista davvero completo.
Dobbiamo accontentarci, anche se è comunque una soddisfazione che riempie il cuore, di un andamento a volte altalenante, ma con guizzi saporiti, intelligenti quasi boccacceschi.A propos di Fellini: Lui bastava a se stesso, era come Michelangelo: non aveva bisogno del modello, inventava la bellezza. Michelangelo, ad ese,pio, la bellezza l'aveva vista nelle cosce vere di certi scalpellini di Carrara. Guarda il Dio che minaccia i malvagi nel 'Giudizio Universale'. È di gamba corta, tozzo, come piace a me. A propos degli uomini: Mi piace l'uomo che non sa di essere bello. L'operaio rude, preso al volo dalla strada. A propos di froci: Tutte noi siamo bugiarde, si mette le frange alla realtà perché l'immaginazione prolunga la vita. Lo spirito folletto è segreto. Ma l'uomo, anche quando è frocio e va fuori e sculetta e lo pigliano per il culo, è contento di essere riconosciuto. Per le lesbiche è diverso, loro si muovono in un mondo più segreto. Infatti Colette rideva di Proust.
Volutamente ho riportato numerose frasi dal testo, perché se il libro è vedovo della presenza 'ingombrante' del protagonista, non lo è se almeno vi si riportano stralci del suo eloquio armonioso ed elegante, che ne ha fatto, nel tempo, una figura unica nel panorama artistico italiano.
Ripeto: vederlo dal vivo è tutt'altra esperienza. Ma va bene anche così.
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