RECENSIONI
Jaume Cabré
Signoria
laNuovafrontiera, Pag. 347 Euro 17.50
Come dico sempre: bisogna stare attenti alle date. Come in questo caso.
Voi che leggete il Paradiso sapete la stima e la venerazione che ho per Cabré, l'autore spagnolo di Le voci del fiume, romanzo che mi sono sgolato a definire uno dei più importanti di questo primo decennio del nuovo millennio.
LaNuovafrontiera insiste sull'uomo e ci propone Signoria.
Sin dalle prime battute ho cominciato a pensare che c'era qualcosa che non andava: non ritrovavo la maestria di Cabrè, il suo essere essenziale e 'rivoluzionario', il suo apparente distacco dal mondo e nello stesso tempo la sua viscerale presa del cosmo. Il suo essere politico senza isterie, ma con la nettezza dell'uomo ideologicamente consapevole.
La storia di Andreu, giovane poeta squattrinato, che viene accusato ingiustamente di aver ucciso la cantante francese Marie de l'Aube Desflors e successivamente giustiziato, ha sì il color del giallo, e quindi di una sembianza che va tanto di moda, ma non ha molta sostanza (e c'ho fatto la rima).
E questo perché l'anno di uscita del libro è il 1991... insomma circa 15 anni prima del capolavoro Le voci del fiume.
Mi è capitato di scrivere in un'altra occasione: ... sono convinto, nonostante i nobel vengano dati alle persone ultrasettantenni, che il bello di un artista coincida con la sua giovinezza o al massimo con una sua tardiva maturità espressiva. Mai con l'età avanzata. Arrivati ad un certo punto della vita quello che si scrive è solo una ripetizione dei propri errori. E rimestare continuamente nella merda non è sempre edificante.
Arrivo a fare un discorso che parte dai numeri: Cabré è del 1947, nel 1991 aveva 44 anni, quindi età per esprimersi in modo maturo, ma evidentemente ha aspettato tre lustri in più per esplodere espressivamente. Gliene diamo altri 2 per completare il suo discorso e aspirare, come speriamo, al Nobel. Perché poi subentra il discorso fatto in precedenza, che rimestar nella m... etc etc.
Si scherza ovviamente, ma fino ad un certo punto: perché poi in Signoria che rimane comunque un bel romanzo sulla corruzione giudiziaria che deriva dal potere assoluto, ambientato nella Barcellona della fine del XVIII secolo, si scorgono qua e là intuizioni e suggestioni che riportano al miglior Cabrè. Come per esempio a pag. 244: Sostenevano che l'anno della ragione del mille e ottocento fosse l'ultimo anno del vecchio diciottesimo secolo e che il primo anno del nuovo diciannovesimo secolo fosse il mille e ottocento uno. I motivi? Molti: infastidire, provocare, rompere i ciglioni, far fare una figuraccia al capitolo cattedralizio che stava organizzando un Te Deum che sarebbe stato la gioia del Signore, ridicolizzare le feste e i balli che si stavano preparando febbrilmente, in definitiva, scocciare per scocciare.
E mica sono altri tempi.
Comunque ha fatto bene laNuovafrontiera e proporci un 'nuovo' Cabré, è sempre scrittore una spanna sopra gli altri.
di Alfredo Ronci
Voi che leggete il Paradiso sapete la stima e la venerazione che ho per Cabré, l'autore spagnolo di Le voci del fiume, romanzo che mi sono sgolato a definire uno dei più importanti di questo primo decennio del nuovo millennio.
LaNuovafrontiera insiste sull'uomo e ci propone Signoria.
Sin dalle prime battute ho cominciato a pensare che c'era qualcosa che non andava: non ritrovavo la maestria di Cabrè, il suo essere essenziale e 'rivoluzionario', il suo apparente distacco dal mondo e nello stesso tempo la sua viscerale presa del cosmo. Il suo essere politico senza isterie, ma con la nettezza dell'uomo ideologicamente consapevole.
La storia di Andreu, giovane poeta squattrinato, che viene accusato ingiustamente di aver ucciso la cantante francese Marie de l'Aube Desflors e successivamente giustiziato, ha sì il color del giallo, e quindi di una sembianza che va tanto di moda, ma non ha molta sostanza (e c'ho fatto la rima).
E questo perché l'anno di uscita del libro è il 1991... insomma circa 15 anni prima del capolavoro Le voci del fiume.
Mi è capitato di scrivere in un'altra occasione: ... sono convinto, nonostante i nobel vengano dati alle persone ultrasettantenni, che il bello di un artista coincida con la sua giovinezza o al massimo con una sua tardiva maturità espressiva. Mai con l'età avanzata. Arrivati ad un certo punto della vita quello che si scrive è solo una ripetizione dei propri errori. E rimestare continuamente nella merda non è sempre edificante.
Arrivo a fare un discorso che parte dai numeri: Cabré è del 1947, nel 1991 aveva 44 anni, quindi età per esprimersi in modo maturo, ma evidentemente ha aspettato tre lustri in più per esplodere espressivamente. Gliene diamo altri 2 per completare il suo discorso e aspirare, come speriamo, al Nobel. Perché poi subentra il discorso fatto in precedenza, che rimestar nella m... etc etc.
Si scherza ovviamente, ma fino ad un certo punto: perché poi in Signoria che rimane comunque un bel romanzo sulla corruzione giudiziaria che deriva dal potere assoluto, ambientato nella Barcellona della fine del XVIII secolo, si scorgono qua e là intuizioni e suggestioni che riportano al miglior Cabrè. Come per esempio a pag. 244: Sostenevano che l'anno della ragione del mille e ottocento fosse l'ultimo anno del vecchio diciottesimo secolo e che il primo anno del nuovo diciannovesimo secolo fosse il mille e ottocento uno. I motivi? Molti: infastidire, provocare, rompere i ciglioni, far fare una figuraccia al capitolo cattedralizio che stava organizzando un Te Deum che sarebbe stato la gioia del Signore, ridicolizzare le feste e i balli che si stavano preparando febbrilmente, in definitiva, scocciare per scocciare.
E mica sono altri tempi.
Comunque ha fatto bene laNuovafrontiera e proporci un 'nuovo' Cabré, è sempre scrittore una spanna sopra gli altri.
di Alfredo Ronci
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Jaume Cabré
L'ombra dell'eunuco
LaNuovafrontiera, Pag. 441 Pag. 441 Euro 19,00Dice il protagonista: avevo scoperto che l'arte è un fenomeno in cui puoi entrare senza chiedere permesso e dove puoi rimanere senza dove giustificare i tuoi movimenti.
Consiglio dunque di entrare nel mondo di Jaume Cabré e restarci: senz'ombra di dubbio, e mi assumo la responsabilità della 'sparata', il più grande scrittore vivente (chissà se Busi me lo consente) e francamente aprirei pure le pratiche per assegnarli il Nobel della letteratura.
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