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CLASSICI

Alfredo Ronci

Un uomo dalle mille tentazioni: “Gog” di Giovanni Papini.

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Credono che la spontaneità sia dei fanciulli e dei giovani. Ma non la si acquista che a scrolloni, invecchiando…
In realtà Papini, oltre la spontaneità, nel corso del tempo acquistò ben altro: da un gusto volutamente barocco alla parola urlata, anche all’insulto e all’urlo di protesta.
E per noi che ci interessiamo di letteratura, non è stato facile nemmeno scegliere un classico che in qualche modo potesse conchiudere l’attività narrativa di Papini. Abbiamo scelto Gog per una nostra e vecchia abitudine al gioco. Ma andiamo con ordine.
Lo ripetiamo: Papini non è elemento ben etichettabile. Sin dagli esordi s’interessò alla letteratura e l’esperienza di Leonardo, una rivista di cui fu artefice, che voleva essere uno strumento valido di liberazione interna, radicale di tutti gli uomini, lo spinse ad avviare un programma di conoscenza e svelamento della personalità individuale.
Ma erano i primi anni del secolo ventesimo, pieno di attività e progetti in fieri. Non contento di ciò, proprio in letteratura, (i tredici racconti de Il tragico quotidiano- 1906) Papini consolida un atteggiamento che lo porterà a lasciare un’impronta decisiva come quella della magia, dell’occultismo, del surrealismo che nelle opere successive avranno una predominanza notevole.
Nel 1913, accanto ad Ardengo Soffici, pone la sua attenzione al futurismo, ma anche questo filone sarà abbandonato per gli aspetti deteriori del marinettismo e contro gli atteggiamenti guerrafondai e vitalistici del movimento. Solo nel 1917 arriverà ad una conclusiva trasformazione del suo spirito inquieto attraverso la conversione al cattolicesimo, culminante nella pubblicazione della fortunata Storia di Cristo.
Però, perché noi, al di là (al di sopra e al di sotto) di tutto, abbiamo posto l’attenzione ad un’opera come Gog? Un po’ perché contiene in sé situazioni paradossali ed inquiete (tanto che lo stesso Papini, qualche anno più tardi, ne inventò un seguito, ed esattamente Il libro nero) che a noi sono sempre piaciute, e poi perché, nel titolo richiama l’essenza stessa della parola: una terribile minaccia. Per esempio nella Bibbia sono esseri misteriosi rappresentati come re di popoli giganti, precursori dell’Anticristo. Talmente iconici che Pascoli comporrà un poemetto dalle tinte oscure e nefaste dove alcuni barbari si lanciano alla conquista del mondo.
Ma Papini specifica nell’introduzione il “vero” Gog: Era un mostro sul mezzo secolo, vestito di verde chiaro. Alto ma fabbricato male. Non aveva un pelo in tutta la testa; senza capelli, senza sopraccigli, senza baffi, senza barba. Un informe bulbo di nuda pelle, con escrescenze coralline. La faccia era di carnato scuro, quasi paonazzo, e larghissima. Un occhio appariva d’un bel celeste appena cinereo; l’altro quasi verde con striature di giallo tartaruga. Le mascelle eran quadre e possenti; le labbra massicce ma pallide si aprivano sopra un sorriso tutto metallico, d’oro.
Salutò senza parlare e sedette accanto a noi. Non aprì bocca ma pareva che seguisse con grande applicazione i nostri discorsi. Seppi dopo dal mio amico che costui era Gog.
Dunque… questo mostro intellettuale, ci dice Papini, gli lascia un manoscritto che narra i suoi strepitosi incontri… per esempio con Gandhi che dice: Se l’India fosse rimasta puramente indiana, cioè verso l’Oriente, tutta contemplante e fatalista, nessuno di noi avrebbe pensato a scuotere il giogo inglese. O con il costruttore di città che osserva… Se una tale città vi sembrasse malsicura o scomoda ho da proporvi la più originale di tutte: la Città Camposanto. Non risparmia Lenin (o come avrebbe detto Gog, Lenine: I bolscevichi non hanno fatto che adottare, sviluppandolo, il regime instaurato dagli czar e ch’è l’unico adatto al popolo russo. Non si possono governare cento milioni di bruti senza il bastone, le spie, la polizia segreta, il terrore, le forche, i tribunali miliari, le galere e le torture. Lo stesso Gog, a dir la verità, si lascia andare a considerazioni non del tutto prive d’interesse. Tipo, parlando della gloria: Il mio istinto è di nuocere più che di soccorrere. O quando decide, a sue spese, di instituire, presso un’Università, della facoltà di Ftiriologia (la scienza dei Pidocchi): Ed io non credo d’errare affermando che nella storia umana il Pidocchio rappresenta la parte onorevole del Giustiziere. Chi uccide i suoi simili è ucciso dai Pidocchi.
Ora, al di là di alcune scemenze e di alcune esagerazioni, in Gog ritroviamo (anzi, troviamo in originale) alcuni momenti che in seguito, negli anni, avrebbero stimolato anche altri scrittori. Che poi in alcune cose Papini esasperasse e in altre no, lasciamolo giudicare ai lettori.




L’edizione da noi considerata è:

Giovanni Papini
Gog
Vallecchi editore



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