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CLASSICI

Alfredo Ronci

Una poetessa “delicatamente” socialista: “Stella mattutina” di Ada Negri.

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Gli anni venti, in Italia, soprattutto da un punto di vista letterario, non sarebbero poi tanto diversi da quelli attuali. I best seller dell’immediato dopoguerra offrivano due versanti opposti. Da una parte c’era l’editoria più commerciale, tipo Sonzogno, Salani, Facchi e in parte Treves ancora accentrata sul romanzo sentimentale, erotico e poliziesco, dall’altra una linea editoriale più intimista, volta a scoprire i buoni sentimenti e il fondo politico-spirituale degli italiani.
Pensiamo all’anno 1921 (che poi è lo stesso di Stella mattutina della Negri): esce in grande tiratura Notturno di D’Annunzio, con una tensione verso l’espressionismo più intimista, ma nello stesso tempo si vedono sul mercato opere del tutto diverse e a volte anche ironicamente sfiziose, come ad esempio Fiorella di Michele Saponaro e soprattutto Mammiferi di lusso del provocatore Pitigrilli.
E opere di struttura anche morale diversa si trovano a rivaleggiare tra loro, mettiamo per esempio in campo Perfidie di MariaVolpi (date un’occhiata ai siti letterari che vendono libri di una certa epoca, sarete sconvolti dal prezzo di questo romanzo) e appunto Stella mattutina di Ada Negri (potremmo anche andare oltre e citare la casa editrice Alpes che proprio nel ’21 cominciò la sua attività e che, pur mantenendo un’adesione convinta al fascismo, pubblicò nel tempo autori come Alvaro, Tozzi, Moravia e lo stesso Mussolini).
In che modo si differenzia la Negri dal percorso letterario di altri autori legati ad una visione più commerciale del libro. Innanzitutto iniziamo prima a conoscere la figura della Negri.
Ada Negri fu innanzitutto una poetessa, poi in seguito scrittrice ma soprattutto un’insegnante scolastica. Gli inizi non furono brillanti, abitava in una portineria di un palazzo dove la nonna, Giuseppina Panni, lavorava come custode presso la nobile famiglia Barni ed era legata al celebre mezzosoprano Giuditta Grisi.
Solo gli anni dell’insegnamento le portarono la fama e  il giusto riconoscimento, ma anche un prezioso coinvolgimento che la trascinò, verso la fine del secolo diciannovesimo, ad interessarsi fattivamente ad alcuni esponenti socialisti milanesi.
Narrativamente non sono abbondanti le sue opere: possiamo citare, per esempio. Le solitarie (1917), che fu giudicata come una delle cose migliori scritte sulla condizione femminile tra fine Ottocento e inizio Novecento, dov’è facilmente individuabile l’origine socialista della scrittrice.
Stella mattutina, come abbiamo già detto, è del 1921, quando già l’età della Negri non è più sbarazzina, ma consolidata nei suoi principi moderni (morirà nel 1945). Ma forse meno legata a certi principi sociali, ma più a quelli intimisti e personali.
Racconta la sua storia, come già abbiamo raccontato, e le peripezie di lei, che già in un mondo non proprio silenzioso ed austero, comunica le necessità di una diversa sua collocazione civile.
Ma la rappresentazione di questo mondo è tutta in una idea privata e personale e in una raffigurazione della vita e dei suoi personaggi poetica e lontana dai fasti contemporanei. Come quando descrive la madre: Ma è gaia e ride, è creatura piccola e vocale come gli uccelli, e cinguetta e canta. Vive in lei il fremito pennuto dei passeri, un’elasticità sempre nuova, una così fresca simpatia per le cose e le creature, che sgorga con la fluidità di certe polle fra l’erba, e ne ha la mutevole trasparenza.
Tutto il libro è così, anche nei momenti più difficili (soprattutto alla fine, quando si appresta a descrivere gli ultimi momenti della madre appunto, o quando parla in modo piuttosto grigio di suo fratello Nani), in una esposizione letteraria che ricorda i classici e tutta una narrativa di un tempo (I venti azzurri dell’Odissea, portanti dal largo echi di cori eroici: la bellezza di Elena, sola femmina nel mondo fra gli uomini e la morte…).
C’è poco o nulla però, delle sue convinzioni politiche (a parte un piccolo passo dove racconta che verso la fine dell’Ottocento cominciano a verificarsi i primi scioperi e le prime contestazione nel mondo del lavoro), ma forse l’idea della Negri fu non tanto quella di vedere la figura della donna nella società (anche se c’è tutto dei suoi e dei problemi degli altri, meglio… delle altre), ma la figura di una donna (la madre appunto), in un contesto più privato e amorevole.
Fu candidata al premio Nobel per la letteratura, ma a lei si preferì Grazia Deledda. In tutte e due un forte spirito cristiano.



L’edizione da noi considerata è:

Ada Negri
Stella mattutina
A.Mondadori




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