RECENSIONI
Robert Seethaler
Una vita intera
Neri Pozza, Traduzione di Riccardo Cravero, Pag. 158 Euro 14,00
				Ein ganzes Leben, Una vita intera. E’ questo il titolo del romanzo breve di Robert Seethaler — quello de Il tabaccaio di Vienna — rimasto in classifica per diverse settimane in Germania e che Neri Pozza propone in questi giorni in libreria. A dire il vero il libro in Italia ha suscitato reazioni diverse e ad alcuni non è piaciuto. Noi lo abbiamo trovato una narrazione intensa, ricca di una fisicità montanara che ci ha trasportato in un mondo che ha i suoi ritmi lenti e compassati.
Andreas Egger, si chiama così il bambino di cui seguiremo la parabola vitale. Lo scopriamo a quattro anni, dopo la morte della madre (punita a Dio perché ha condotto una vita leggera). Andreas viene affidato a un lontano parente, Hubert Kranzstocker, tutt’altro che felice di aprirgli la porta della sua casa, ma che lo accoglie grazie alla dote che il bambino porta in un sacchetto di cuoio. Da quel momento in poi l’educazione di Andreas passerà per tutta una serie di punizioni corporali che Hubert gli infligge, anche per le mancanze più piccole, fino a renderlo invalido.
Una vita intera è un romanzo “minimo” nel suo svolgimento. Nella narrazione la vita di questo piccolo borgo di montagna e di Andreas continua a fluire regolare, a svolgersi, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Andreas accetta tutto con una sorta di cupa rassegnazione, quasi che il suo sia un destino segnato e che non possa fare nulla per ribellarsi. La costante, quello che domina durante il corso della sua esistenza, è la fisicità, qualcosa che lo rende parte della natura che lo circonda. Fa il bracciante, il contadino, fa la guerra contro i russi. Poi inizia a lavorare alla funivia, a “una gigantesca macchina chiamata Progresso”. E sarà in questo periodo che Andreas incontrerà l’amore, Marie Reisenbacher, la ragazza che lavora nell’osteria del paese e che lo sconvolge anche solo sfiorandolo. Sarà lei a insegnargli che esiste anche il bene e la felicità tra gli esseri umani.
di Marco Minicangeli
		
	Andreas Egger, si chiama così il bambino di cui seguiremo la parabola vitale. Lo scopriamo a quattro anni, dopo la morte della madre (punita a Dio perché ha condotto una vita leggera). Andreas viene affidato a un lontano parente, Hubert Kranzstocker, tutt’altro che felice di aprirgli la porta della sua casa, ma che lo accoglie grazie alla dote che il bambino porta in un sacchetto di cuoio. Da quel momento in poi l’educazione di Andreas passerà per tutta una serie di punizioni corporali che Hubert gli infligge, anche per le mancanze più piccole, fino a renderlo invalido.
Una vita intera è un romanzo “minimo” nel suo svolgimento. Nella narrazione la vita di questo piccolo borgo di montagna e di Andreas continua a fluire regolare, a svolgersi, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Andreas accetta tutto con una sorta di cupa rassegnazione, quasi che il suo sia un destino segnato e che non possa fare nulla per ribellarsi. La costante, quello che domina durante il corso della sua esistenza, è la fisicità, qualcosa che lo rende parte della natura che lo circonda. Fa il bracciante, il contadino, fa la guerra contro i russi. Poi inizia a lavorare alla funivia, a “una gigantesca macchina chiamata Progresso”. E sarà in questo periodo che Andreas incontrerà l’amore, Marie Reisenbacher, la ragazza che lavora nell’osteria del paese e che lo sconvolge anche solo sfiorandolo. Sarà lei a insegnargli che esiste anche il bene e la felicità tra gli esseri umani.
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