RECENSIONI
Matsumoto Seicho
La ragazza del Kyushu
Adelphi, Gala Maria Follaco, Pag. 208 Euro 18.00
Ma Adelphi c’è o ci fa? Vi chiederete il perché di questa sottilissima domanda. Nulla di che, ma viene il sospetto che anche dietro la presentazione di un bel noir nipponico ci sia comunque l’intenzione, da parte della nota casa editrice milanese, di essere oltre o comunque da una parte che non appartiene a nessun altro.
Di Matsumoto abbiamo già parlato, e questo grazie sempre ad Adelphi per aver tradotto Tokyo Express; un noir efficace e convincente che, per certi motivi e sensazioni, lo faceva paragonare a certe cose di Simenon. La ragazza del Kyushu è una storia che, se non fosse per certe caratteristiche del mondo giapponese, potrebbe essere stato scritto proprio dall’inventore di Maigret.
Ma è Matsumoto Seicho che la fa da padrone. Ed ecco la storia.
In un mattino di primavera una giovane donna entra nello studio di un illustre penalista di Tokyo. È Kiriko. Ha appena vent’anni, ma qualcosa di inflessibile nello sguardo, «come fosse stata forgiata nell’acciaio». Non ha un soldo e ha attraversato il Giappone dal lontano Kyūshū per arrivare fin lì, a implorare il suo aiuto. Il fratello, accusato di omicidio, è appena stato arrestato, e Kiriko è la sola a crederlo innocente. L’avvocato rifiuta il caso: non ha tempo da perdere, tanto meno per una difesa che dovrebbe assumersi senza essere retribuito. Kiriko si scusa con un piccolo inchino, esce dallo studio e così come è arrivata scompare. Il fratello verrà condannato e morirà in carcere qualche mese dopo, poco prima che l’esecuzione abbia luogo. E mentre ogni colpa – consapevole o inconsapevole – viene pesata accuratamente, come su una bilancia cosmica, una tensione impalpabile, un «rumore di nebbia» accompagnano questa storia da cima a fondo. Finché lei, Kiriko, la ragazza del Kyūshū, non otterrà ciò che le spetta.
Sembra una storia come tante altre, e forse lo è, ma dietro la sostanza dell’accaduto, appunto la morte del fratello di Kiriko, si nasconde un’intenzione che non abbiamo paura a definire diabolica, per cui tutto quello che ci si sarebbe aspettati di vedere (leggere, in questo caso) rimbalza come un pallone impazzito.
E il risultato finale è stimolante e appagante.
Non so, a questo punto, cosa accadrà in seguito, cioè se la serie dedicata a Matsumoto continuerà oppure no (noi ce lo auguriamo decisamente); quello però finora apparso è decisamente convincente e ci allontana sempre di più dal noir contemporaneo.
Per fortuna.
di Alfredo Ronci
Di Matsumoto abbiamo già parlato, e questo grazie sempre ad Adelphi per aver tradotto Tokyo Express; un noir efficace e convincente che, per certi motivi e sensazioni, lo faceva paragonare a certe cose di Simenon. La ragazza del Kyushu è una storia che, se non fosse per certe caratteristiche del mondo giapponese, potrebbe essere stato scritto proprio dall’inventore di Maigret.
Ma è Matsumoto Seicho che la fa da padrone. Ed ecco la storia.
In un mattino di primavera una giovane donna entra nello studio di un illustre penalista di Tokyo. È Kiriko. Ha appena vent’anni, ma qualcosa di inflessibile nello sguardo, «come fosse stata forgiata nell’acciaio». Non ha un soldo e ha attraversato il Giappone dal lontano Kyūshū per arrivare fin lì, a implorare il suo aiuto. Il fratello, accusato di omicidio, è appena stato arrestato, e Kiriko è la sola a crederlo innocente. L’avvocato rifiuta il caso: non ha tempo da perdere, tanto meno per una difesa che dovrebbe assumersi senza essere retribuito. Kiriko si scusa con un piccolo inchino, esce dallo studio e così come è arrivata scompare. Il fratello verrà condannato e morirà in carcere qualche mese dopo, poco prima che l’esecuzione abbia luogo. E mentre ogni colpa – consapevole o inconsapevole – viene pesata accuratamente, come su una bilancia cosmica, una tensione impalpabile, un «rumore di nebbia» accompagnano questa storia da cima a fondo. Finché lei, Kiriko, la ragazza del Kyūshū, non otterrà ciò che le spetta.
Sembra una storia come tante altre, e forse lo è, ma dietro la sostanza dell’accaduto, appunto la morte del fratello di Kiriko, si nasconde un’intenzione che non abbiamo paura a definire diabolica, per cui tutto quello che ci si sarebbe aspettati di vedere (leggere, in questo caso) rimbalza come un pallone impazzito.
E il risultato finale è stimolante e appagante.
Non so, a questo punto, cosa accadrà in seguito, cioè se la serie dedicata a Matsumoto continuerà oppure no (noi ce lo auguriamo decisamente); quello però finora apparso è decisamente convincente e ci allontana sempre di più dal noir contemporaneo.
Per fortuna.
di Alfredo Ronci
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Matsumoto Seicho
Tokyo Express
Adelphi, Pag. 169 Euro 18.00Con la storia di Simenon l’Adelphi ne ha combinata un’altra. Qualcuno dirà: cos’è tutto questo interesse per il Giappone. Rispondo in modo concreto: nessuno. E’ solo la possibilità di cavalcare l’onda montante del noir, o meglio ancora in questo caso, del poliziesco

Matsumoto Seicho
Un posto tranquillo
Adelphi, Pag. 195 Euro 18,00In patria è considerato come il George Simenon dello scritto. Nella sua carriera ha pubblicato più di 300 romanzi polizieschi e alcuni davvero di felice impostazione nipponica (dico questo, ma in realtà il delitto è delitto, al di fuori di come parlano e di quello che indossano).
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