RECENSIONI
Niall Williams
Storia della pioggia
Neri Pozza, Traduzione di Massimo Ortelio, Pag. 368 Euro 17,50
“Noi siamo la nostra storia”. È questa una delle frasi di apertura di Storia della pioggia, complesso romanzo di Niall Williams. Continuiamo a leggere: “(…) la raccontiamo per rimanere vivi o mantenere in vita quelli che raccontiamo”. Accidenti che incipit!
Storia della Pioggia è un libro sui libri — metaletteratura direbbero alcuni — e non potrebbe essere altrimenti visto che Ruth Swain, la narratrice, è affetta da una grave malattia che la costringe gran parte del suo tempo a letto — “(…) sono Ruth Swain la Bruttina e Ruth la Spocchiosa, sono costretta a letto e leggo troppo (…)”. Ruth impiega perciò il tempo leggendo i libri della biblioteca che ha messo insieme suo padre, volume su volume, libri ordinati e numerati, con un loro odore e una personalità. E’ per questo motivo che lei tende a rapportare il reale che la circonda con brani, passaggi e personaggi della letteratura. Citiamo: “Immagina i tuoi personaggi preferiti (…) prima che entrassero nella loro storia (…) Amleto da bambino (…) Macbeth da adolescente (Anna Karerina alle elementari.” Ne esce fuori un ritratto di Faha (il luogo dove lei vive, in Irlanda) e dei suoi abitanti illuminante e a tratti esilarante. Vedi, per esempio, il complesso e ambiguo rapporto con il sesso. Baciarsi equivaleva a fare sesso e le lingue degli uomini (leggi: peni) potevano uscire solo per l’eucarestia. E se per caso un uomo entrava in una donna, allora era fregato, perché i preti avevano deciso che la vagina era una lottatrice micidiale.
È un bel romanzo Storia della pioggia, una storia che pretende attenzione, poetica, profonda, a tratti dolorosa. Il narratore si rivolge al lettore più di una volta, chiede la sua attenzione, lo interroga, costringendo la storia a uscire fuori dalle pagine stampate per gettarsi nella vita reale e nella letteratura. “ (…) Grandi speranze è il capolavoro di Dickens. Se non sei d’accordo, fermati qui e vai a rileggerlo. Ti aspetterò. Se non muoio nel frattempo”.
E’, a ben guardare, lo stesso movimento di Ruth, bloccata nella sua camera, ma pronta a vivere non una ma mille vite. E mille storie.
di Marco Minicangeli
Storia della Pioggia è un libro sui libri — metaletteratura direbbero alcuni — e non potrebbe essere altrimenti visto che Ruth Swain, la narratrice, è affetta da una grave malattia che la costringe gran parte del suo tempo a letto — “(…) sono Ruth Swain la Bruttina e Ruth la Spocchiosa, sono costretta a letto e leggo troppo (…)”. Ruth impiega perciò il tempo leggendo i libri della biblioteca che ha messo insieme suo padre, volume su volume, libri ordinati e numerati, con un loro odore e una personalità. E’ per questo motivo che lei tende a rapportare il reale che la circonda con brani, passaggi e personaggi della letteratura. Citiamo: “Immagina i tuoi personaggi preferiti (…) prima che entrassero nella loro storia (…) Amleto da bambino (…) Macbeth da adolescente (Anna Karerina alle elementari.” Ne esce fuori un ritratto di Faha (il luogo dove lei vive, in Irlanda) e dei suoi abitanti illuminante e a tratti esilarante. Vedi, per esempio, il complesso e ambiguo rapporto con il sesso. Baciarsi equivaleva a fare sesso e le lingue degli uomini (leggi: peni) potevano uscire solo per l’eucarestia. E se per caso un uomo entrava in una donna, allora era fregato, perché i preti avevano deciso che la vagina era una lottatrice micidiale.
È un bel romanzo Storia della pioggia, una storia che pretende attenzione, poetica, profonda, a tratti dolorosa. Il narratore si rivolge al lettore più di una volta, chiede la sua attenzione, lo interroga, costringendo la storia a uscire fuori dalle pagine stampate per gettarsi nella vita reale e nella letteratura. “ (…) Grandi speranze è il capolavoro di Dickens. Se non sei d’accordo, fermati qui e vai a rileggerlo. Ti aspetterò. Se non muoio nel frattempo”.
E’, a ben guardare, lo stesso movimento di Ruth, bloccata nella sua camera, ma pronta a vivere non una ma mille vite. E mille storie.
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