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Il Paradiso degli Orchi
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Cinema e Musica

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Stefano Torossi

Il festival di 'Musicultura'.

Macerata, bella piccola città delle Marche; c'è un notevole museo di pittura del novecento. Patria di Matteo Ricci (1552-1610), missionario gesuita in Cina e di Sante Monachesi (1910-1991), pittore futurista. E' curioso il fatto che gli antichi romani, quando incontravano un dislivello non si spaventavano. Prima rendevano tutto piano con enormi terrapieni e contrafforti, poi ci costruivano sopra. Dal medioevo in poi, finiti i soldi e il materiale, il mondo ha fatto un passo indietro. Perciò, come le altre città nate in quel periodo, anche Macerata è tutta scale e salite.

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Alfredo Ronci

Tom Jones o della competenza: 'Spirit in the room'.

Annosa questio: gli artisti di successo devono sperimentare e quindi crescere oppure rimanere nelle loro comode posizioni?
Io dico che dipende dai casi. Certo, se faccio la domanda a Tom Yorke mi risponde pure male: i Radiohead non sperimentano, i Radiohead sono e punto. Se la faccio a Sting secondo me mi dice che in natura nulla si crea e nulla si distrugge.
E allora prendi Tom Jones: è passato attraverso centouno esperienze (io che ho una certa età me lo ricordo pure nell'hit anni sessanta 'Delilah', coverizzata in Italia da Jimmy Fontana)

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Adriano Angelini Sut

Il folgorante esordio dei Clock Opera è di quelli che lascerà il segno: 'Ways to forget'.

Connelly, dismesse alcune sue varie creazioni, la band The Correction e poi i Fall out Trust, decide di rimettersi in gioco. Lo fa con un progetto a tutto elettro-pop. Uno di quelli che a pensarlo prima verrebbe da storcere naso e orecchi ma che se lo realizzi in questo modo rimani di stucco. Si chiama Ways to Forget, ed è un album pazzesco, da brividi. Dentro al quale ci vedo appena appena gli Elbow, qualche spruzzatina di Radiohead qui e là, ma, udite udite, molto, molto di più una strana salsa composta da lampi di Scissor Sisters, rimandi Bronskie Beat-iani e sicuramente una verve à la Maccabees

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Alfredo Ronci

La verginità di un uomo sofferto: 'Mid air' di Paul Buchanan

Album atteso spasmodicamente, anche con l'angoscia che nulla sarebbe stato come prima, perché già con Peace at last, Buchanan aveva dimostrato di voler far sul serio e da solo (l'idea che i Blue Nile possano non esserci più mi riempie di sgomento).
Chi ricorda il brano 'Family life', contenuto sempre in Peace at last (1996), sorta di testamento di un uomo che all'arrivo del Natale si strugge per l'assenza della moglie e dei figli? Ecco Mid Air, composto da quattordici brani, è tutto così.

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Francesco Tromba

Electronic Frames: live report Mit Sabato 9 giugno Roma.

Sabato 9 giugno è la serata clou del M.I.T., festival di musica elettronica che si svolge da tre anni a questa parte all'Auditorium Parco della Musica di Roma. La line-up propone nomi interessanti, alcuni molto famosi, quasi storici come Afrika Bambaataa, Squarepusher, Mouse on Mars; altri sulla cresta dell'onda come James Blake, Sebastian Tellier, Ghostpoet o giovani appena saliti alla ribalta come Brandt Brauer Frick ed Herva.

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Stefano Torossi

Santa Cecilia e poi basta.

Santa Cecilia e uno! Oggi, lunedì 4 giugno possiamo dichiarare che la realtà supera la fantasia, che non c'è mai fine allo stupore, ecc. E che il Cavalier Serpente potrebbe trasferire la sua redazione a Via dei Greci 18. Sì, la sede del Conservatorio di Santa Cecilia. Come mai insistiamo tanto, vi chiederete? Ecco. La lunga storia degli appuntamenti disdetti, che sembrava arrivata al top con l'annullamento del concerto di Tramoni il primo giugno non è finita. Oggi, 4 giugno, gambe in spalla e via, implacabili e ostinati, con destinazione Sala Accademica per l'annunciato concerto di musiche da film, sempre per la rassegna "Musica a Roma...per Roma". Morricone, Piovani, Rota; Orchestra del Conservatorio.

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Alfredo Ronci

Il genietto transalpino è veramente una sòla: Sebastien Tellier con 'My God is blue'.

Mi vien da ridere e assai. Soprattutto quando leggo 'etichettature' che hanno il pregio di qualificarsi da sole. Su Sebastien Tellier si sperticano pure e qualcuno lo considera un genietto dell'elettronica: ma lui sta a questa come Vasco Rossi sta alla musica da camera (quand'era giovane forse la camera da letto... ma di questi tempi e con tutti gli acciacchi che c'ha!).
Mica basta: in occasione della sua venuta alla due giorni del Mit a Roma (di cui vi daremo cronaca), lo hanno definito 'alfiere del soulful, ambasciatore bohemien del french touch, insomma uno chansonnier digitale' (e chi ha più fregnacce da dire le aggiunga pure).

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Alfredo Ronci

Una voce bella e suadente non fa Otis Redding: 'Home again' di Michael Kiwanuka.

Se ne parla in giro come fosse un fenomeno: sport questo di cercar portenti che, ormai, a livello mondiale, è diventata smania. Forse per la pochezza dei tempi e delle 'mode'.
Cerchiamo di ragionare: Michael Kiwanuka, di origine, sembra, ugandese, è un ventiquattrenne a cui fai fatica dare un'età, diciamo che è indefinibile. Ha alle spalle una già ricca esperienza, ha fatto pure da apriconcerto ad Adele, mica pizza e fichi. E se tanto mi da tanto (oddio, non è che Adele sia la quintessenza della magnificenza, ma canta come si deve e le sue canzoni sono così tremendamente accattivanti!) qualcosa ci dovremmo aspettare.

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Adriano Angelini Sut

I Deus continuano a stupire. Un album all'anno, un capolavoro dopo l'altro: 'Following the sea'

Ad appena un anno di distanza da Keep you Close, esce questo sorprendente Following the Sea del quartetto belga capitanato dal vocalist Tom Barman che spiega: "Avevamo brani che non volevamo perdere, o lasciare nel cassetto per anni, così abbiamo deciso di rompere le nostre classiche regole di lavoro e di fare meno i preziosi e finire i brani velocemente e pubblicarli. Siamo nel 2012, cazzo!, l'idea di aspettare mesi per far uscire qualcosa mi sembra così antiquata!"

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Alfredo Ronci

Che noia 'sto Daniele 'international': 'La Grande madre'.

Lo vado dicendo da anni: Pino Daniele è praticamente un musicista defunto. Ed il problema grosso è che non se n'è accorto e nessuno ancora gliel'ha detto.
Metti questo album, l'ennesimo ed inutile. Non so chi gli abbia consigliato di tentare l'approccio 'international', ma i risultati sono sconfortanti.
Il disco sembrerebbe eterogeneo: ma è assai omogeneo nella lagna.
Daniele tenta la carta del canto inglese, con risultati a dir poco raccapriccianti

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