CINEMA E MUSICA
Stefano Torossi
Mozart e lo scacciapensieri.
Fantastico! Voi non avete neanche idea in quale angolo del mondo hanno piazzato il concorso internazionale di scacciapensieri. Perché una faccenda simile esiste davvero. A Cefalù, a Corleone? Neanche per sogno; a Jakutsk in Siberia. Notizia quanto meno stupefacente per noi che ci consideriamo gli inventori di questo giocattolo. Lo ha vinto l'anno scorso Albin Paulus, lo sconcertante solista che ha riempito da solo la prima parte della serata dedicata all'Austria dalla Filarmonica Romana nella rassegna "I Giardini di Luglio".
Sorrisetto timido, aria per bene, qualche inciampo di italiano nelle garbate presentazioni, forse addirittura voluto, ha cominciato reggendo nelle due mani una batteria di cinque scacciapensieri, coi quali ha fatto qualche motivetto. Bah, il solito giocoliere, abbiamo pensato. Poi ha dato di piglio a flauti doppi, cornamuse, canto armonico e respirazione circolare, per chiudere di nuovo con il suo rastrello di scacciapensieri: Rossini e soprattutto Mozart. Continuiamo a trovarlo, come dire, più furbetto che musicale, anche perché, con tutta la buona volontà, da uno (o anche da cinque) scac-ciapensieri non è che si riesca a tirar fuori un gran che come musica, neanche andando a importunare Wolfgang Amadeus. Rimane il fatto che comunque lui è bravo e divertente, e lo spettacolo un giochino leggero, ben calibrato per un pomeriggio di luglio. Insomma un antipasto siberiano per il seguito della serata.
Che è andata avanti con una cena austriaca, chiusa da un ottimo strudel, e poi la Holstuonarmu-sicbigbandclub. Anche in questo caso: bah, i soliti caciaroni, abbiamo pensato di nuovo, che credono di cavarsela con un nome buffo. Infatti, all'inizio polke e marcette un po' da ridere finché si sono buttati sul funky. E qui, colpo di scena: solido ritmo e nostro stupore quando abbiamo sentito il soli-sta al basso tuba (strumento che nel jazz tradizionale e nelle marce tirolesi si limita a dei zum e dei pa pa basici) buttarsi in un'efficacissima e tecnicamente impossibile impresa. Avete presente la velocità, lo stile e il virtuosismo di Jaco Pastorius al basso elettrico? La stessa identica cosa. Da non credere. Perché, a parte il fiato che serve, la mobilità delle dita e della lingua, c'è anche da considerare che il tuba, proprio per la massa di aria che mette in vibrazione nel suo canneggio è uno strumento lento di reazioni, un ippopotamo, per cui davvero non abbiamo capito come facesse quel pazzo a farlo galoppare come una gazzella. Eppure c'è riuscito, e più di una volta.
Prima di portare la nostra attenzione altrove, un'ultima perfidia rilevata dal programma stampato. A proposito del concerto di duduk e dhol, musica popolare armena, al quale non siamo poi andati, le note dicono che "nel 2005 la musica per duduk è stata inserita dall'Unesco nella lista del patrimonio orale e immateriale dell'umanità". Ora, il nostro dubbio è: Anche quella brutta?
Passiamo a un altro giardino, Villa Panfili. Apertura del Festival "I Concerti nel Parco", con un accorato annuncio dell'organizzatrice, Teresa Azzaro: "Quest'anno le autorità ci hanno dimezzato i fondi, ma il peggio è che ce lo hanno detto una settimana fa". Il solito rispetto nostrano per la cultura. "Ci manca Totò" è il titolo della serata gestita da Fausto Mesolella e Stefano Benni; tanto sobrio come presenza ed eccellente come virtuoso alla chitarra il primo, quanto ingombrante il secondo, come volume di capelli (a qualcuno dei meno giovani avrà di sicuro ricordato il Sor Pampurio) e soprattutto come abbigliamento: un pantalone più sfondato che sformato e una camicetta da fruttivendola. Anche se intelligente e irriverente nei contenuti, un anziano (65 anni, da lui stesso dichiarati al microfono) quando sale quei gradini un pensierino sul look dovrebbe farlo. E' una nostra fissazione, lo sappiamo, ma ci pare sacrosanta. Poi, dato che il posto è splendido e il talento c'era, la serata è filata benissimo e ci siamo divertiti, però...
Bebop Jazz Club, cinque luglio. Qui andiamo sul personale, ma sempre di musica si tratta. Un divertente incontro fra amici (terza età) organizzato da Cicci Santucci, tromba e flicorno, ora residente in Massachussetts, a Roma solo per pochi giorni. Riunione di vecchie glorie, alcune non più performanti, altre invece sì, e con immutate capacità ed energia. Enzo Scoppa, Gianni Oddi, Michele Pavese, Sandro Brugnolini, il superdecano Carlo Loffredo, e altri. Supremi come solisti. Poi tutti insieme appassionatamente (e senza ritegno), in una jam session. A questo punto saetta la lingua biforcuta del Cav. Serpente. Jam session: "Riunione di musicisti che suonano brani famosi composti e registrati da altri musicisti famosi, eseguendoli molto peggio degli originali, ma divertendosi molto di più".
Segue buffet. E qui, prima di chiudere, vorremmo farci ancora una volta la solita domanda, che sappiamo destinata a restare senza risposta. Ma perché nei locali dove si fa musica si deve mangiare così male?
Sorrisetto timido, aria per bene, qualche inciampo di italiano nelle garbate presentazioni, forse addirittura voluto, ha cominciato reggendo nelle due mani una batteria di cinque scacciapensieri, coi quali ha fatto qualche motivetto. Bah, il solito giocoliere, abbiamo pensato. Poi ha dato di piglio a flauti doppi, cornamuse, canto armonico e respirazione circolare, per chiudere di nuovo con il suo rastrello di scacciapensieri: Rossini e soprattutto Mozart. Continuiamo a trovarlo, come dire, più furbetto che musicale, anche perché, con tutta la buona volontà, da uno (o anche da cinque) scac-ciapensieri non è che si riesca a tirar fuori un gran che come musica, neanche andando a importunare Wolfgang Amadeus. Rimane il fatto che comunque lui è bravo e divertente, e lo spettacolo un giochino leggero, ben calibrato per un pomeriggio di luglio. Insomma un antipasto siberiano per il seguito della serata.
Che è andata avanti con una cena austriaca, chiusa da un ottimo strudel, e poi la Holstuonarmu-sicbigbandclub. Anche in questo caso: bah, i soliti caciaroni, abbiamo pensato di nuovo, che credono di cavarsela con un nome buffo. Infatti, all'inizio polke e marcette un po' da ridere finché si sono buttati sul funky. E qui, colpo di scena: solido ritmo e nostro stupore quando abbiamo sentito il soli-sta al basso tuba (strumento che nel jazz tradizionale e nelle marce tirolesi si limita a dei zum e dei pa pa basici) buttarsi in un'efficacissima e tecnicamente impossibile impresa. Avete presente la velocità, lo stile e il virtuosismo di Jaco Pastorius al basso elettrico? La stessa identica cosa. Da non credere. Perché, a parte il fiato che serve, la mobilità delle dita e della lingua, c'è anche da considerare che il tuba, proprio per la massa di aria che mette in vibrazione nel suo canneggio è uno strumento lento di reazioni, un ippopotamo, per cui davvero non abbiamo capito come facesse quel pazzo a farlo galoppare come una gazzella. Eppure c'è riuscito, e più di una volta.
Prima di portare la nostra attenzione altrove, un'ultima perfidia rilevata dal programma stampato. A proposito del concerto di duduk e dhol, musica popolare armena, al quale non siamo poi andati, le note dicono che "nel 2005 la musica per duduk è stata inserita dall'Unesco nella lista del patrimonio orale e immateriale dell'umanità". Ora, il nostro dubbio è: Anche quella brutta?
Passiamo a un altro giardino, Villa Panfili. Apertura del Festival "I Concerti nel Parco", con un accorato annuncio dell'organizzatrice, Teresa Azzaro: "Quest'anno le autorità ci hanno dimezzato i fondi, ma il peggio è che ce lo hanno detto una settimana fa". Il solito rispetto nostrano per la cultura. "Ci manca Totò" è il titolo della serata gestita da Fausto Mesolella e Stefano Benni; tanto sobrio come presenza ed eccellente come virtuoso alla chitarra il primo, quanto ingombrante il secondo, come volume di capelli (a qualcuno dei meno giovani avrà di sicuro ricordato il Sor Pampurio) e soprattutto come abbigliamento: un pantalone più sfondato che sformato e una camicetta da fruttivendola. Anche se intelligente e irriverente nei contenuti, un anziano (65 anni, da lui stesso dichiarati al microfono) quando sale quei gradini un pensierino sul look dovrebbe farlo. E' una nostra fissazione, lo sappiamo, ma ci pare sacrosanta. Poi, dato che il posto è splendido e il talento c'era, la serata è filata benissimo e ci siamo divertiti, però...
Bebop Jazz Club, cinque luglio. Qui andiamo sul personale, ma sempre di musica si tratta. Un divertente incontro fra amici (terza età) organizzato da Cicci Santucci, tromba e flicorno, ora residente in Massachussetts, a Roma solo per pochi giorni. Riunione di vecchie glorie, alcune non più performanti, altre invece sì, e con immutate capacità ed energia. Enzo Scoppa, Gianni Oddi, Michele Pavese, Sandro Brugnolini, il superdecano Carlo Loffredo, e altri. Supremi come solisti. Poi tutti insieme appassionatamente (e senza ritegno), in una jam session. A questo punto saetta la lingua biforcuta del Cav. Serpente. Jam session: "Riunione di musicisti che suonano brani famosi composti e registrati da altri musicisti famosi, eseguendoli molto peggio degli originali, ma divertendosi molto di più".
Segue buffet. E qui, prima di chiudere, vorremmo farci ancora una volta la solita domanda, che sappiamo destinata a restare senza risposta. Ma perché nei locali dove si fa musica si deve mangiare così male?
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