Cinema e Musica

Ma che ti vuoi orchestrare? L'esperimento parzialmente noioso di Peter Gabriel.
Si è detto di tutto: e vuoi che a qualcuno interessi quel che ha da dire il Paradiso? Ma noi ci proviamo. Su Scratch my back l'ultima 'fatica' di Peter Gabriel e disco di cover si è discusso pure a sproposito. Qualche nostalgico dei Genesis si è industriato a crear l'alibi della fatica. Altri, forse morsi dal morbo berlusconiano del 'lassateme lavora'' ha ipotizzato che le pressioni a cui sono sottoposti certi artisti non fanno bene a nessuno (che? Pressioni? Ma se son dieci anni che l'uomo non fa un disco!).

Le vibrazioni di Four Tet sono la prova che in questa vita si può essere felici.
A contendere ai Massive Attack la palma di miglior disco dell'anno concorrerà sicuramente Four Tet. Di nuovo musica elettronica. Stavolta adagiata su tappeti sonori di un'immensità evocativa che tende a infinito (come direbbero i professori di matematica, o era algebra?). Kiern Hebden ci regala tracce gioviali, trascinanti (Sing), lo fa con un minimalismo sonoro e vocale (come nella sincopata ma incantevole Angel echoes). Sì, echi d'angelo profusi a volontà. Beat incalzanti in cui si incastrano leggeri tocchi dance (Love Cry).

La rivoluzione futurista di un 'power trio': 'Soli nel buio' degli Sweepers.
Già nel nome, questo power trio si porta un'onomatopea che incita ad una rivoluzione veloce, rapida, impropriamente direi "futurista". Sweepers. Suona facendo chiudere le labbra e facendo scorrere l'aria sulla lingua. Così si ascolta questo disco, con l'aria che sfronda l'ascoltatore.
Seconda prova, dopo l'omonimo del 2005, Soli nel buio, colpisce per la grande maturità e l'intelligenza musicale dimostrata dal trio composto da Tiziano Tarli (voci, chitarra, organi, violino e theremin e autore di libri come Beat Italiano e La felicità costa un gettone)

Il fascino etereo ed essenziale di Sade. 'Soldier of love'.
Quando nel lontano 1984 uscì Diamond Life più di qualcuno gridò al miracolo (meno quelli che dal canto pop s'aspettano comunque sfracelli): la voce suadente di una ragazza di origine nigeriana, accompagnata dal suo fido sassofonista, colpì l'immaginazione di molti, portando però alcuni recensori ad avventati paragoni con Billie Holiday.
Tutt'altro discorso e tutt'altra anima. Sade dimostrò comunque di non essere una meteora, ma già dal secondo lavoro, Promise, parte della magia svanì

La terra di Heligo è dark e lisergica. E' il ritorno dei Massive Attack.
Dove sia Heligoland non sapevamo, pare sia un isola dell'arcipelago tedesco. Da Bristol, città natale del duo elettronico più famoso del mondo, da lì si potrebbe finire in Africa passando per i sotterranei del pianeta. Ciò che sappiamo è che dopo sette anni i Massive Attack, finalmente, hanno ridato alle stampe un loro album. Heligoland, appunto. L'attesa intorno a Del Naja e Marshall era tanta, febbrile, in realtà ci stavamo spazientendo. Il risultato è, ai primi ascolti, soddisfacente. C'è tutto quello che ci si aspettava, sicuramente c'è qualcosa in meno. Se ci sarà qualcosa in più sarà il tempo a dirlo.

Papillon, fuga latina
Un mix piacevolmente bizzarro di jazz, latin e racconti in diverse lingue. Nel bizzarro si trova soltanto la sorpresa di avere un percorso lastricato da sorprese continue e ingenue freschezze musicali. Un disco da non prendere sotto gamba e un'artista che alla lunga può regalare inaspettati exploit nazionali Cecilia colpisce per la bella pasta vocale e la sua suadente grana che esce fuori nei brani in un buon crescendo, soprattutto quelli cantati in portoghese.
Ma non si ferma qui, perché se all'inizio si potrebbe pensare di essere di fronte a un tentativo di avere una Rosalia De Souza nostrana

Noi vogliamo bene a Morgan
Noi vogliamo bene a Morgan perché crede di vivere in un paese libero.
Noi vogliamo bene a Morgan che ignora che in Italia vi sia una cappa di becero moralismo.
Noi vogliamo bene a Morgan che ignora che questo è un paese che appartiene a Santa Romana Chiesa.
Noi vogliamo bene a Morgan che non sa che questo è un paese di destra (e che non sa bene cosa faccia la sinistra).
Noi vogliamo bene a Morgan che non ignora le brutture della vita

Il pop della più grande band svedese (dicono loro). Forse hanno ragione.
E pensare che sono attivi dal 1990 ma in Italia non li conosce nessuno. Sono i Kent, gruppo pop svedese che si diletta a canticchiare anche in inglese e a scalare le classifiche britanniche ed europee. Il nuovo album, Röd (rosso), è uscito sì nel 2009 ma è di fatto la loro ultima fatica. Perché ne parliamo? Perché piacciono al sottoscritto. E perché credo che un pop del genere, a metà fra Verve e Subsonica, possa piacere, e parecchio, anche nel Bel Paese. Qualcuno dirà che cantando in svedese potrebbero risultare sgradevoli.

Se le anime giapponesi prendono spunto dalla letteratura. "The sky crawlers".
Il Giappone ci ha abituati da molti tempo alla sua sconfinata produzione di animazione. Da questo genere sono nati e cresciuti dei veri e propri maestri del genere, uno su tutti: Hayao Myazaki (il papà di Heidi ma anche di lungometraggi incredibili come Il castello errante di Howl, e La città Incantata). Mamoru Oshi è un altro maestro del genere che si è voluto cimentare con la riproduzione cinematografica della serie di romanzi di Hiroshi Mori, intitolata appunto The sky crawlers (Gli arrampicatori del cielo) che ne Paese del Sol Levante hanno ottenuto grandissimo successo

L'olandese volante: Mathilde Santing
Gli italiani non la conoscono. Eppure lei è una sorta di Fiorella Mannoia olandese, con un'unica differenza: mentre la nostra si limita, tranne rarissime eccezioni, a presentare un repertorio 'indigeno' la Santing puntualmente (forse sarà che quello olandese non è all'altezza?) affronta classici della scrittura internazionale.
Conservo ancora gelosamente il vinile di Out of the dream (1986) dove con piglio sicuro e a volte anche azzardato
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