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Il Paradiso degli Orchi
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ATTUALITA'

Stefano Torossi

Dietrich Buxtehude 1637 - 1707

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Uomo colto, poliglotta, strumentista eccelso e perfino poeta, Dietrich vola librandosi alto su tutta la scuola organistica tedesca del ‘600.
Buxtehude è organista titolare della Marienkirche a Elsinore, una posizione di livello con uno stipendio adeguato: 200 talleri l’anno con l’aggiunta di 40 talleri per l’affitto della casa, presto ridotti a 20 appena si accorgono che è scapolo.
Nel 1667 passa alla Marienkirche di Lubecca come successore del vecchio Franz Tunder. (A sfogliare la sua biografia ci si rende conto che tutte le chiese in cui è titolare hanno lo stesso nome: Marienkirche).
A Lubecca, oltre che organista, Dietrich è contabile. E’ anche obbligato a prendere la cittadinanza e a svolgere turni di ronda sulle mura della città. Quando è di guardia la chiesa gli paga un sostituto, non sugli spalti, come sarebbe logico, ma alla tastiera. Bizzarrie dei secoli passati.
Comunque, per bizzarra che sia, Lubecca è il cuore musicale di quella parte d’Europa. Chiamata “Città degli organi” possiede ben ventidue strumenti sparsi nelle sue chiese e conta su un folto numero di solisti per ogni occasione. La Marienkirche ne ha due e esserne il titolare è il punto d’arrivo più prestigioso per un organista tedesco di quel tempo, ma…
…ma per accedere a questa posizione c’è da rispettare una regola non scritta secondo la quale il nuovo organista deve sposare una figlia del predecessore. Dietrich si adegua e nel 1668 sposa Anna Marghareta Tunder con la quale vivrà felice generando ben sette buxtehudini.

Negli anni ottanta Buxtehude fa amicizia con il famosissimo costruttore di organi di Amburgo Arp Schnitger e così piomba in una specie di telenovela della gelosia che si svolge fra Schnitger, impegnato nella costruzione del nuovo grande organo della Nikolaikirche e l’organista Reineken che, sempre ad Amburgo, nella Chaterinekirche, ha a disposizione esclusiva un altro grande organo a cui la costruzione dello strumento di Schnitger rischia di strappare il primato in città. Insomma, ognuno teme che il rivale finisca per avere un organo più grande del suo.
Buxtehude va ad Amburgo a collaudare lo strumento di Schnitger, appena ultimato malgrado i tentativi di sabotaggio, e ne rimane talmente entusiasta da tentare per il resto della vita di convincere le autorità di Lubecca ad affidare il rinnovamento dell’organo della Marienkirche proprio a Schnitger. Invano. Probabilmente altre gelosie interne al consiglio comunale.

Nel 1703 si sparge la voce che Buxtehude sta per ritirarsi. Accorrono per proporsi come successori Haendel e Mattheson. Alla prova risultano tutti e due più che meritevoli, ma poi, quando viene fuori la famosa tradizione del matrimonio con la figlia del titolare, si danno entrambi a precipitosa fuga. Per galanteria, meglio non approfondire.

Nel 1705 l’ultimo famoso aneddoto. Bach, con un permesso di quattro settimane (diventate poi quattro mesi, con accuse di insubordinazione e punizioni proporzionali) parte da Arnstadt e si fa a piedi quattrocento chilometri fino a Lubecca per sentire suonare il famosissimo Buxtehude. Pare che arrivato sul posto Johan Sebastian non si sia presentato, rimanendo nascosto dietro qualche pilastro per ascoltare e certamente rubare le tecniche di improvvisazione, i passaggi di bravura, le combinazioni di registri del maestro.
Infatti, dopo il suo ritorno a casa i suoi superiori notano che Bach “esegue stupefacenti variazioni sui corali e vi mescola armonie estranee a tal punto da confondere i fedeli”. Il furto è andato a buon fine.

La notte fra il 28 e il 29 marzo 1942 una sciagurata bomba alleata distrugge per sempre la sua Marienkirche insieme al suo organo, e alla sua tomba, nel transetto sinistro. E buona notte ai suonatori



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