Attualità
La morte fa cucù
Pietro in Montoro al Gianicolo, cappella De Raymondi, progetto (forse) di Gian Lorenzo Bernini e Francesco Baratta. Alle due pareti le decorose e apparentemente normali tombe dei monsignori di famiglia
Santi imballati, piedi beati
Rimaniamo a S. Giovanni dei Fiorentini (la settimana scorsa non ci è bastato il tempo) e conti-nuiamo con la triste storia del nostro Maestro Francesco Mochi. Appena entrati in chiesa, a fare la guardia all’ingresso, ci sono altre due opere sue: un S. Pietro e un S. Paolo.

Anagrafe infausta
Eccolo, il capolavoro irresistibile di Francesco Mochi: il Battesimo di Cristo a San Giovanni dei Fiorentini. Guardare lo slancio delle figure, constatarne l’equilibrio prodigioso, stupirsi dell’audacia della loro magrezza e ammirarne la modernità dei muscoli. E poi rendersi conto che se non ci fosse stato quell’altro tizio (suo contemporaneo) questo poteva diventare il primo capolavoro del barocco roma-no e Mochi essere il faro dell’arte in città.
Ranocchie e tartarughe
A Piazza Mincio, la Fontana delle Ranocchie finalmente ripulita e liberata dal mantello di calcare (da qualche parte abbiamo letto addirittura 17 cm di spessore!), dal muschio, dai licheni e altre por-cherie che la nascondeva da sempre, è lì, bella bianca, con tutte le bocchette che buttano regolarmen-te e neanche una cicca nel bacino.

Le realtà dietro alla realtà: “Tempo fuor di sesto” di Philip K. Dick
In tempi come questi, in cui un palese e grave dissesto si sta registrando a livello sanitario mentre dal punto di vista sociopolitico va appena un po’ meglio (ma occhio alle becere frange estremiste in Parlamento e nella società civile, sotto le nuove spoglie sovraniste, populiste e negazioniste, che probabilmente sono travestimenti posticci per qualcosa di ahimè già noto e sperimentato!), tornare con una recensione a un classico moderno che ci mostra cosa si agita sotto alle sottili discrepanze di un mondo apparentemente perfetto nelle sue tinte pastello e nei suoi contorni banali aiuta a ristabilire qualche prospettiva.
Suicidio assistito
Contemporaneo. Al Gianicolo, vicino al faro, in quello che un giorno era certamente un verde prato e ora è una landa desolata, si erge orgogliosa e inutile questa targa che ricorda il dono dell’Argentina a Roma, nel 2011, di ciò che immaginiamo fosse un esemplare vivo e vitale di seibo
Il maiale di quartiere
WEGIL. Questo è il nome, che a noi fa un po’ ridere per il suo provincialismo anglo-fascista, di una bella struttura a Trastevere che il Comune di Roma usa per mostre e manifestazioni.
Vuoto culturale
Maxxi. Era il 4 novembre 2020, il giorno prima della demenziale chiusura di tutti i musei della Repubblica, e noi abbiamo voluto fare un omaggio, magari un po’ masochistico a uno di quelli che abbiamo più cari e che spesso chiamiamo capolavoro, nel senso che l’edificio è talmente bello che non conta cosa ci metti dentro perché l’opera d’arte è lui.
Viva le dighe! ovvero la covidite 19
“Viva le dighe!” Davvero non ci aspettavamo di vedere il più serioso giornale italiano, il Corriere della Sera, mettere in prima pagina un titolo così ammiccante. Eppure c’è. Il giorno è domenica 4 ottobre e le dighe in questione sono il MOSE (meno male che ce n’è più di una, altrimenti avrebbero usato la parola al singolare).
Intervista a Massimiliano Giri, vincitore del Premio Tedeschi 2020
È sanmarinese Massimiliano Giri, il vincitore del Premio Tedeschi 2020. Il suo romanzo Il senso delle parole rotte è uscito a luglio in edicola nella collana del Giallo Mondadori. Noi del Paradiso, dopo aver letto e recensito il libro (vedi nella rubrica recensioni) abbiamo avuto voglia di intervistarlo.
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